da ilpuntosalute | 10 Apr, 2019 | Arte e Design
L’espressione “Natura Morta” fu introdotta in Italia allo scadere del 1800, per tradurre dall’olandese: “Still-Leven” (natura in quiete), termine che già dal 1650 indicava la rappresentazione pittorica di soggetti inanimati.
La messa in posa di oggetti, il più delle volte umili e quotidiani, è caratterizzata da notevoli valenze simboliche. Il frutto, il fiore, l’arredo ben definito, assumono un significato moraleggiante. Il ciclo delle stagioni, la fragilità, la caducità, l’annientamento sono le tematiche che i pittori affrontano tramite una descrizione “minuziosa e appassionata”. Le composizioni floreali e gli insetti, oltre a manifestare un interesse naturalistico, costituiscono il contenuto simbolico dell’opera: proprio perché di breve durata, esprimono la fugacità e la transitorietà della vita umana.
Col passare degli anni prevalsero, poi, toni decorativi e sfarzosi: gli artisti sperimentarono nuove concezioni compositive e spaziali in sintonia con lo spirito barocco.
La nuova mostra della PA.NOVA Gallery, a Milano, vuole festeggiare il culto della Natura Morta e mettere in luce come i diversi artisti del 21esimo secolo l’abbiano rinvigorita e le abbiano dato un nuovo senso filosofico.
La mostra «NATURE.MORTE» è, prima di tutto, una conversazione e una riflessione della natura, sia viva che morta, in scultura, fotografia, pittura e video installazioni. Sarà inaugurata il18 aprile alle ore 18.00 e resterà in corso fino al primo giugno.
Da un lato vediamo la rappresentazione della natura nella sua magnificenza e nella sua bellezza sulle tele impressionistiche di Eva Letizia, nelle sculture ironiche di Gabriel Ortega, nei disegni realistici di Daniele Pitittu, nelle foto illustrazioni pop art di Lucia Dibi, nelle raffinate installazioni in carta e legno di Kylie Ogrady… e dall’altro? Dall’altro lato ci sono le anime perse, le case abbandonate e le facce distorte delle fotografie di Yulia Kompaniyets, e poi le opere di Diego Morra, Daniele Golia e Pavel Chmelev, la società 2.0, ovvero l’influenza dei social media e i comportamenti che ne derivano, sulle canvas di Andrea Rossi, l’installazione di Davide Genna, la fotografia surreale dell’artista persiano Babak Monazzami spiegata, non con parole ma attraverso le immagini che compongono un video. “… In quest’opera sta dimostrando il danno quotidiano degli esseri umani all’ambiente; l’essenza della donna è quella della madre terra, prigioniera in lacrime per la perdita dei suoi figli uccisi da esseri umani privi di morale …”, di questo suo lavoro Madre terra in prigione, scrive così della sua foto il Xoow Magazine, in Spagna.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 5 Apr, 2019 | Arte e Design, Vino
Rosso rubino, borgogna, giallo ambrato, giallo dorato, giallo verdolino, sono i colori del vino e delle opere d’arte installate tra i vigneti dell’Azienda vinicola Poggio del Moro.
Arte e vino si daranno appuntamento in provincia di Siena, dal primo maggio al 30 giugno. L’azienda vinicola di Chianciano Terme sarà il palcoscenico di una mostra in cantina, una galleria a cielo aperto: si potrà, infatti, sorseggiare un calice di vino, ammirando le sculture.
Sculture senza tempo composte da tessuto e resina, plasmate dall’estro di Marco Rubbera ed Enrico Mancini, giovani artisti della PA.NOVA Gallery di Milano.
Le opere disposte all’interno di un’installazione progettata dalla scenografa Anita Accorsi, sono avvolte dai morbidi e pregiati tessuti di Biseta, azienda specializzata nell’elaborazione di jacquard e di tweed.
I testi che le accompagnano ogni opera, frutto della scrittrice Alessia Gandini, guidano i visitatori verso un percorso di riflessione, denso e introspettivo sul significato della femminilità, simbolo di eleganza, delicatezza, dignità, autorevolezza.
Obiettivo? Un viaggio emozionale che stimoli tutti i sensi.
Ad accompagne questa esperienza tra arte e natura “E Sicchè”, un vino giovane e dinamico, ultimo figlio di Poggio del Moro: blend di cabernet sauvignon, merlot, syrah, e sangiovese.
Ed è proprio la femminilità a fare da ponte tra arte e vino. L’idea della mostra in cantina nasce infatti dal genio creativo di due donne intraprendenti.
Olga Panova, proprietaria della Panova Gallery, a Milano. Una galleria che dà spazio a scultori, pittori, designer e fotografi provenienti da tutto il mondo.
Tania Kuznetsova, wine maker di Poggio del Moro e protagonista dell’Associazione Donne del Vino.
Poggio del Moro
L’azienda, che si estende su 50 ettari, tra bosco, viti, ulivi e seminativi, è costituita da un corpo centrale dove si trovano la sala di affinamento, quella di invecchiamento, la vinsantaia e una suggestiva sala degustazioni per eventi sia privati, sia aperti al pubblico.
A Poggio del Moro si effettua una coltivazione biologica, eco friendly e nel rispetto dell’ambiente. 14 ettari vitati in cui sono allevate uve sangiovese, merlot, syrah, cabernet sauvignon, pinot nero, trebbiano rocanico, grechetto, malvasia toscana. Si possono ammirare lì un lago artificiale e un piccolo orto i cui frutti sono gustosi protagonisti di conserve: salse di pomodoro e marmellate. E poi ancora, un allevamento di api da cui nasce un miele goloso e nutriente, e 3000 ulivi che, grazie al frantoio interno, con cui le olive vengono frante appena raccolte, regalano un olio extravergine di altissima qualità.
Tutto questo nasce dieci anni fa dal sogno di Tania e Alex, originari di Mosca.
Tania, wine maker di Poggio del Moro, fa parte dell’Associazione “Donne del vino”, il più grande movimento femminile mondiale del settore enologico.
Pa.Nova Gallery
Marco Rubbera ed Enrico Mancini sono due giovani artisti della PA.NOVA GALLERY di Milano, una piattaforma innovativa che mostra, espone e vende novità artistiche fuori dagli schemi e favorisce lo sviluppo degli artisti e del loro potenziale nelle realtà culturali italiane e internazionali.
da ilpuntosalute | 30 Mag, 2017 | Arte e Design
“La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole”, afferma Alphonse de Lamartine. Arte e fotografia, infatti, hanno da sempre camminato l’una al fianco dell’altra influenzandosi a vicenda. Tale equazione si riscontra, anche, al Festival Internazionale dedicato alla Fotografia d’Autore, manifestazione inaugurata presso la sala convegni del Complesso Culturale “Le Ciminiere” di Catania, con la tradizionale consegna del riconoscimento alla carriera (Premio Mediterraneum per la Fotografia d’Autore) al fotografo Francesco Cito.
Gli scatti in mostra invitano a riflettere sulle nostre origini e su tutto ciò che è nato lungo le sponde del Mediterraneo. “Siamo figli della Magna Grecia, di quella civiltà che parlava tanti dialetti e che, in un preciso momento, seppero fondersi e stringersi nella Koinè, ovvero nell’onesta comunicazione affidata a: suoni, immagini e parole condivise con la speranza in un miglior rapporto relazionale. Siamo alla ricerca di una nuova koinè, e riteniamo che la fotografia possa farsi carico di quest’aspettativa”, riferisce Pippo Pappalardo, storico e critico della fotografia.
Mediterraneo κοινὴ (Mediterraneo unito) è, infatti, il tema delle 250 istantanee che compongono le 16 mostre personali di altrettanti fotografi italiani e stranieri. Francesco Cito, Graziano Perotti, Ilaria Abbiento, Roberta Baldaro, Emanuela Minaldi, Salvo Alibrio e Ferdinando Scianna sono gli autori italiani presenti alla mostra.
Quest’ultimo è un professionista molto legato alla sua Sicilia, che ha rappresentato spesso attraverso immagini realistiche. Foto scattate a margine di reportage dagli anni ’60 al 2000. “Non li ho chiamati paesaggi. Solo luoghi che ho incontrato vivendo, lavorando e che hanno richiamato la mia attenzione”, afferma Ferdinando Scianna. Istantanee con uno stile sempre abbastanza lontano per non farsi coinvolgere, sempre abbastanza vicino per sentire le forze emotive, che lo stesso fotografo sintetizza come “le giuste distanze”.
Una giuria ha scelto poi 30 foto tra migliaia di scatti di altri fotografi. Quelli selezionati sono stati pubblicati su Instagram. Primo, secondo e terzo premio sono stati affidati al maggior numero di “like”. Tra questi I fuochi d’artificio della bella fotografa catanese Irene la China. “Un giorno leggendo del contest di Med Photo Fest mi sono sfidata – racconta Irene –. Ho mandato un mio scatto della notte del 3 febbraio durante la festa di S. Agata. È stata un’emozione grande sapere che il mio scatto è stato selezionato da una vera giuria e che è stato esposto in un’importante galleria della Sicilia, insieme a grandi fotografi come Scianna”. Nella stessa galleria, infatti, a fianco dei grandi fotografi questi scatti.
La manifestazione, inoltre, è arricchita con una serie di incontri dedicati all’editoria con le presentazioni di volumi fotografici tra cui “Istanti di luoghi” di Ferdinando Scianna, “Ultima Sicilia” di Giovanni Chiaramonte, “Il Fotografo e lo sciamano” di Dario Coletti, e interessanti workshop, seminari culturali e tecnici, con la partecipazione di Francesco Cito e Tony Gentile, esponenti della comunicazione visiva.
Simone Lucci
Fotografi:
Francesco Cito;
Ferdinando Scianna;
Graziano Perotti;
Ilaria Abbiento;
Roberta Baldaro;
Emanuela Minaldi;
Salvo Alibrio;
Sinawi Zen Medine (Francia);
Isabelle Serro (Francia);
Patrick Bar (Francia);
Matic Zorman (Slovenia);
Antigone Kourakou (Grecia);
Clara Abi Nader (Libano);
Gabi Ben Avraham (Israele);
Marta Altares Moro (Spagna);
Samet Ergün (Turchia).
da ilpuntosalute | 6 Mar, 2017 | Arte e Design
Filari di palme e banani decorano le aiuole attualmente presenti di fronte alla Cattedrale milanese, creando un gioco di vegetazione di grandi foglie sempreverdi, mentre arbusti, graminacee e piante perenni con fioriture alternate durante le stagioni garantiscono sempre vivacità e colore alla città. Questa è l’iniziativa che cambia il look della Piazza del Duomo a Milano, attraverso un progetto di restyling total green dell’architetto milanese Marco Bay, autore di altri lavori dell’Hangar Bicocca, della Deutsche Bank e della Serenissima in via Turati.
“Miami non c’entra, queste piante le posso considerare lombarde perché vivono felici da più di cent’anni nei giardini segreti milanesi anche a temperature rigide – racconta Marco Bay –. E io ho voluto portare in città l’eleganza milanese di questi luoghi, eleganza che già Stendhal aveva ammirato e ricordato. Non ho fatto che compiere un gesto contemporaneo nel disporre le piante in questo modo”.
Un’istallazione che ricorda la piazza centrale della città come appariva tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: ampie aiuole con palme basse, che oltre un secolo fa affascinavano i milanesi, mentre oggi fanno tanto discutere. “Sono contento che se ne discuta e che la gente scatti fotografie – afferma l’architetto –. Per esprimere un giudizio bisogna aspettare però la fine dei lavori, in primavera”.
Nel “salotto” più importante del capoluogo meneghino non un giardino, ma un allestimento che durerà tre anni, dove si alterneranno anche altre varietà di piante per arricchire di sfumature la nuova foresta tropicale vegetali: canne giganti cinesi durante la stagione autunnale, un tappeto di bergenia per le giornate primaverili, grandi fiori d’ortensia, Vanille Fraise e ibisco in estate.
Milano pensa in grande e questa volta anche esotico, per regalare ai cittadini un’oasi verde in centro città, grazie al progetto finanziato da Starbucks, la catena statunitense di caffetterie fondata a Seattle da Howard Schultz. Il colosso americano che ha per simbolo una sirena verde ha vinto, infatti, il bando di sponsorizzazione lanciato da palazzo Marino, e, inoltre, entro settembre 2017 aprirà la prima caffetteria italiana nell’ex palazzo delle Poste in piazza Cordusio.
“Realizzato nell’arco di un mese, il restyling della Piazza del Duomo dimostra che tali forme di collaborazione tra pubblico e privato sono proficue nel trovare soluzioni che rendano più curate le aree verdi della città – riferisce Pierfrancesco Maran, l’Assessore al Verde –. Le piante sempreverdi donano un tocco esotico alla piazza, mentre gli alberi attualmente presenti sono ripiantati in altre aree di Milano”.
Con il cambio look, Milano si lascia alle spalle l’appellativo di città “triste e grigia”, e si colora di verde senza trascurare delle pennellate di nuance tropicali.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 6 Feb, 2017 | Arte e Design
Per godersi un lungo bagno nella vasca, o per una veloce doccia rilassante, è importante avere un bagno caldo e accogliente. Con gli asciugamani sempre tiepidi a portata di mano ogni volta che si esce dalla vasca è poi possibile prolungare la piacevole coccola in totale relax.
Realizzati con materiali antichi come la ceramica, la terracotta, e resistenti come il legno di cedro del Libano, gli arredi termici HOM nascondono un’anima tecnologica a basso consumo energetico, grazie alla quale diventano oggetti scaldanti per indumenti, salviette, cibi o avvolgenti sedute. Il design ricercato, infatti, li rende adatti al bagno, alla cucina di casa, ma, anche, al settore Contract.
“Gli scalda-salviette erano oggetti nati per scaldare l’ambiente, per tale motivo mi sono dedicato allo studio di una nuova tipologia di prodotti pensati per essere un vero e proprio supporto asciugante”, precisa il designer Davide Vercelli.
Dopo tre anni di ricerche svolte da Davide Vercelli e dall’azienda Rotfil in collaborazione con il Dipartimento di Scienza dei Materiali del Politecnico di Torino, è stata brevettata la nuova tecnologia più avanzata nel campo del riscaldamento elettrico a basso consumo (1 ora di accensione consuma 0,1 kw/h che corrisponde a circa 0,02 €).
Qual è l’anima tecnologica dei termoarredi? Una piastrella sinterizzata che ingloba al suo interno una resistenza elettrica, che mantiene il calore a lungo e lo cede lentamente.
“Pensando al risparmio energetico unito al know how di Rotfil, abbiamo realizzato degli elementi che trasferiscano il massimo calore nel più breve tempo possibile agli oggetti in contatto con gli elementi stessi – precisa Mario Ravaglia, fondatore di Hom –. Il loro cuore scaldante ha una notevole inerzia termica. Se accendiamo un termoarredo per pochi minuti, conserverà e trasferirà il calore che ha accumulato per alcune decine di minuti anche dopo lo spegnimento”.
Il brand piemontese propone, anche, altri arredi ricercati, funzionali e di tendenza. Lo scalda-salviette Xilo in massello di cedro del Libano emana un’essenza profumata ed è stabile e resistente all’umidità, mentre MaxiXilo è la versione su misura nelle dimensioni e nella potenza e dunque adattabile a qualsiasi ambiente. Un’altra novità è Terra, dal design lineare e realizzato in terracotta. Sono presenti, inoltre, le ultime versioni delle mensole Basic e H Pad, lo scalda-salviette Shield e lo sgabello Zig Zag. Nonostante la sua dimensione (circa 20 kg), lo sgabello è facilmente spostabile e può essere un complemento da esterni, il trattamento antigelivo lo rende resistente agli attacchi di acidi e salsedine. Il Radiatore è, invece, l’unico prodotto pensato per scaldare l’ambiente e riesce a farlo molto efficacemente, grazie alle caratteristiche della piastrella scaldante interna.
Gli arredi HOM consentono di scaldare, asciugare, arredare e risparmiare energia in casa, e dopo una giornata frenetica allontanano lo stress con un caldo “abbraccio”.
Simone Lucci
HOM è un brand di proprietà Rotfil, produttore in Italia di resistenze elettriche. Fondata in Piemonte nel 1977, Rotfil è un gruppo di sei aziende: Rotfil Srl, (Italia, sede principale), Jeka GmbH (Germania), Rotfil NA sarl (Tunisia), Termax sarl, (Tunisia), Infraker sarl (Tunisia), Elmat Srl (Italia). Il core business dell’azienda è nella produzione di resistenze elettriche, sensori di temperatura e termoregolatori per applicazioni industriali.
da ilpuntosalute | 20 Gen, 2017 | Arte e Design
Sughero, laterizi, fibra di cellulosa e legno sono alcuni materiali sostenibili, ecologici e non inquinanti, utilizzati per ridurre e limitare il più possibile il consumo di energie non rinnovabili, salvaguardando, così, l’ambiente attraverso un maggiore risparmio energetico. Ed è proprio il legno il simbolo di Ri-Legno, la società nata a Rovereto dall’incubatore di Progetto Manifattura, l’hub della green economy di Trentino Sviluppo.
Da start-up a giovane impresa trentina, l’azienda ha l’obiettivo di risanare strutture e nuovi edifici di legno con materiali rinnovabili e mobili di design ricavati dagli scarti di produzione. Se inizialmente si occupava di recuperare strutture di legno come palazzetti, ponti, tetti delle case, parchi gioco, ora Ri-Legno ha deciso di allagare il business e affacciarsi anche al settore delle nuove abitazioni super efficienti, acquisendo dalle riqualificazioni e dagli scarti di costruzione il legname per realizzare arredamenti di interni.
“Ri-Legno è molto cresciuta e stiamo per superare il milione di euro di fatturato, dopo tre anni di attività – precisa Lavinia Sartori, Sales Manager di Ri-Legno –. Vogliamo puntare sulle grandi strutture sfruttando il nostro know-how sul legno e allargare il nostro lavoro di rigenerazione delle strutture, una specialità che in Italia è quasi assente e che può aiutare a preservare un grande patrimonio, in particolare nelle aree alpine”.
Il legno viene recuperato dalle strutture di zone montane per preservare la memoria di questi luoghi. “Noi abbiamo baite e rifugi che tanti pensano di smontare e ricostruire – racconta Giulio Franceschini, Project Manager di Ri-Legno –. Eppure il legno può avere una nuova vita se mantenuto e rigenerato, senza impiegare una quantità ingente di nuovi materiali”.
La svolta aziendale è avvenuta, proprio, con l’acquisizione di un grosso centro taglio legna in Trentino, non lontano dal Lago di Garda, che garantisce 1600 mq di area manifatturiera. Un’acquisizione che tutela i lavoratori della vecchia segheria e crea nuovi posti di lavoro nel settore dell’industria del legno. In questo modo, l’azienda non esternalizza nessun lavoro e mantiene le attività nella provincia. “Progettazione, produzione, lavorazione e messa in opera ci permettono di essere autonomi e aprirci a nuovi business come il riuso degli scarti”, afferma Franceschini.
In futuro, infatti, sarà aperta una vera e propria residenza d’artista, e gli scarti di produzione del centro taglio legna verranno messi a disposizione di designer e creativi selezionati e ospitati dall’impresa con lo scopo di ideare sedie, letti e armadi di design. “Riutilizzare il vecchio legno per creare un nuovo mobile consente di abbattere i costi, e fornire un arredamento in stile con le nuove costruzioni, mantenendo un fil rouge coerente con la costruzione, senza sprecare un centimetro cubo di materiale – spiega Sartori –. Nel 2017, abbiamo calcolato di recuperare oltre 10 metri cubi di legname, sufficienti per realizzare 500 mobili di medie dimensioni”.
Il 2017, inoltre, si apre per Ri-Legno con grandi novità. Il primo progetto è, infatti, una palazzina di quattro piani a Bologna. 800 mq di appartamenti interamente in legno, con cappotto in sughero tostato portoghese, finiture di pregio e serramenti super performanti.
Ri-Legno rappresenta una filiera completa, il cui scopo è diventare un nome di riferimento nel panorama italiano del legno, della rigenerazione, della costruzione e dell’economia circolare.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 14 Dic, 2016 | Arte e Design
Alberelli con nastri, a muro, da appendere. Ma anche con biscotti e bottiglie di vino sono alcune idee originali e green per addobbare la casa durante il periodo natalizio. Quest’anno, per celebrare il Natale, Riva 1920 dà vita a un profumato pinetto di legno massiccio di cedro, adatto per creare la giusta atmosfera durante le feste.
Originario del Mediterraneo orientale, il cedro si è diffuso, anche, nei parchi e nei giardini dell’Europa e dell’Italia, in particolar modo in Piemonte e Lombardia. In queste zone, Riva 1920 recupera tali alberi caduti in seguito a eventi naturali (frane, smottamenti, temporali), o abbattuti per questioni di sicurezza, per ricavare il resistente legno caratterizzato da un profumo fortemente balsamico e aromatico.
Cedro profumato del Libano, Kauri millenario della Nuova Zelanda, Quercia dei pali di navigazione della Laguna veneziana sono alcuni materiali utilizzati da Riva 1920 per la realizzazione di mobili. La loro lavorazione avviene con la più avanzata tecnologia, e solo in seguito, i pezzi vengono levigati a mano, e rifiniti con: collanti vinilici, finiture a olio e cera vegetale, per garantire un arredo il più possibile naturale. Le tecniche di lavorazione sono legate alla tradizione ebanista e applicate dalle sapienti mani dei maestri falegnami altamente qualificati, che garantiscono un elevato livello di flessibilità e personalizzazione.
Diretta dai fratelli Maurizio, Davide e Anna Riva, l’azienda brianzola è un chiaro esempio di come l’artigianalità si combina con il progresso e la tecnologia, dove il design esalta le idee, l’attenzione e la cura dei dettagli, dando vita ad arredi unici e senza tempo, grazie, anche alla collaborazione con oltre 100 designers. Renzo Piano, Michele De Lucchi, Karim Rashid, Mario Botta, Paolo Pininfarina, Matteo Thun, Terry Dwan, Alessandro Mendini, Marc Sadler, Mario Bellini, Claudio Bellini e Giuliano Cappelleti danno forma al legno con progetti originali e sostenibili.
La salvaguardia dell’ambiente e l’amore per la natura sono, infatti, due principi fondamentali per Riva 1920. La qualità delle materie prime utilizzate è alla base del processo produttivo. Ogni elemento è sottoposto a dettagliate verifiche di conformità qualitativa.
L’attenzione di Riva all’ambiente viene dimostrata, anche, attraverso un’iniziativa che contribuisce attivamente alla riforestazione e restituisce alla natura il favore ricevuto per il legno impiegato nella produzione degli arredi. Ciascun cliente che acquista un prodotto del brand riceve in omaggio un piccolo alberello, coltivato a partire dal seme in vivai appositamente creati, da piantare nel giardino di casa, in un bosco oppure in un parco. Per chi non sarà in grado di mettere a dimora la piantina, Riva 1920 ha pensato anche “all’adozione a distanza” con il progetto Natural Living. Per aderire all’iniziativa è sufficiente compilare il modulo scaricabile dal sito internet dell’azienda e presentarlo al momento dell’acquisto presso il punto vendita autorizzato.
La famiglia Riva non è solo sensibile alle problematiche ambientali, ma è anche attiva sul piano sociale con impegni concreti. Per dimostrare solidarietà nei confronti delle famiglie delle vittime dell’11 Settembre 2001, l’azienda ha realizzato cinque tavoli firmati da importanti designers, e la somma ricavata tramite un’asta benefica è stata donata alle famiglie dei pompieri di New York che hanno perso la vita durante le operazioni di soccorso a Ground Zero. I fratelli Riva hanno aiutato, inoltre, i 1500 ragazzi della comunità San Patrignano, avviando un reparto di falegnameria attraverso un’operazione di riuso delle botti barrique impiegate in passato per le attività vitivinicole.
Sostenere il prossimo e la cura dell’ambiente rappresentano uno stile di vita per la salvaguardia delle prossime generazioni. Un vero e concreto impegno che la famiglia Riva non adotta esclusivamente nel periodo natalizio, bensì tutto l’anno.
Simone Lucci
Leggi anche: L’ARREDAMENTO ECOLOGICO E GREEN NATO DAL LEGNO CONQUISTA ANCHE EXPO MILANO 2015
da ilpuntosalute | 21 Nov, 2016 | Arte e Design
Ci sono molti modi per produrre un letto, un tavolo o una scrivania. E dormire, mangiare, studiare su un mobile ecologico, realizzato con cura, fa la differenza. Una differenza che si vede nella ricerca delle forme, nei dettagli delle lavorazioni e nella ricerca dei materiali. Sono, infatti, sempre più diffusi gli arredi per interni ed esterni in legno ricavati da foreste correttamente gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Una categoria di prodotti ecosostenibili che si arricchisce sempre più.
Speaker, cuffie e sistemi audio sono gli articoli earth-friendly rispettosi dell’ambiente e pensati per tutti gli appassionati della buona musica realizzati con: legno certificato FSC, canapa recuperata, cotone organico, tela, bambù, metalli riciclabili e upcycled REWIND™, un tessuto composto da fibre ottenute da bottiglie di plastica riciclate (PET riciclato).
I sistemi audio “green” nascono dall’amore per la musica e per la natura della famiglia Marley che, con l’azienda The House of Marley, ha dato vita a una realtà imprenditoriale fondata su tre punti chiave: qualità, eco-sostenibilità e responsabilità sociale. Proprio da questa filosofia, nascono Get Together Mini e Bag of Riddim 2, i due nuovi sistemi audio portatili e da appoggio, e un nuovissimo giradischi dal mood un po’ retrò Stir It Up. Uno strumento per ascoltare i dischi in vinile e per rivivere un rituale fatto di gesti, emozioni che possiede sempre il suo fascino. Il giradischi, inoltre, è dotato di uscita USB per trasferire la musica da vinile a computer, permettendone l’archiviazione digitale.
Per gli amanti della musica e dello sport, sono disponibili auricolari e cuffie totalmente ecosostenibili in ceramica zirconio, legno certificato FSC e alluminio altamente riciclabile. Tutti i sistemi audio sono contenuti in un packaging prodotto per più del 90% da materiali riciclabili.
Il design urban originale, la scelta dei materiali, la qualità del suono e i costi accessibili sono i punti chiave per rispondere ai principi e alla filosofia di 1Love, il movimento globale avviato dalla famiglia Marley che sostiene diverse associazioni di charity e promuove iniziative e cause benefiche dedicate ai giovani, alla tutela del pianeta e alla pace.
Gli articoli del brand sono attualmente disponibili in oltre 20 paesi del mondo dal Nord America all’Europa, dall’Australia all’America Latina, dall’Asia al Medio Oriente.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 29 Giu, 2016 | Arte e Design
Una manciata di quinoa, una spolverata di curry, un pizzico di cumino, sale rosa dell’Himalaya quanto basta e per guarnire polvere di barbabietola e foglie di carciofo essiccate. Questi non sono gli ingredienti per cucinare uno sfizioso manicaretto, bensì alcuni alimenti utilizzati dall’artista fiorentina Licia Fusai per realizzare i suoi quadri ispirati al mondo della natura, un’idea innovativa nata osservando le opere dell’arte informale di Alberto Burri, un pittore italiano dal linguaggio polimaterico in quanto si vale dell’impiego di più materiali estranei, e noto per gli accostamenti insoliti su tela, fino a giungere a un’autentica e violenta espressività.
Gli ingredienti naturali utilizzati da Licia Fusai provengono da diverse parti del mondo. “Sale, riso, cereali, pistacchi, farina di mais, barbabietola in polvere e molti altri nutrienti sono originari dell’Italia, mentre le spezie derivano dell’India e dell’Africa, luoghi in cui le erbe aromatiche sono sfruttate per contrastare e combattere le epidemie gastrointestinali – precisa Licia Fusai –. Oggi, le culture medio orientali e africane si sono molto diffuse, e le spezie sono facilmente reperibili nei negozi sotto casa, soprattutto curcuma, cardamomo, curry, pepe e cannella, la spezia che meglio mi rappresenta”.
Il pepe è l’ingrediente che la pittrice predilige utilizzare. “Rosa, verde, bianco e nero, il più consumato in cucina, sono le varietà che utilizzo”, precisa l’artista. Licia Fusai seleziona i nutrienti da stendere sulle tele in base al periodo e all’umore, per dar vita a soggetti figurativi o astratti dalle nuance sgargianti e dai profumi inebrianti. “Nelle mie opere pittoriche ricreo i miei stati d’animo e trasmetto il calore africano e orientale che si respira nei magici mercati egizi, turchi e marocchini che ho visitato – riferisce Fusai –. Nonostante ciò, per vivere e ricreare l’emozione di un tramonto nei toni del rosso, il colore che amo in tutte le sue sfumature, non occorre necessariamente osservarlo in luoghi lontani”.
Tutte le opere sono incentrate sul cromatismo degli ingredienti, dove il colore non è mai dato da pennellate di pittura, ma dagli stessi alimenti fissati con delle resine non naturali che lasciano inalterato l’aspetto del quadro, e lo proteggono dal degrado originato dalla luce, del sole o dall’aria.
La passione per la pittura di Licia Fusai è nata a seguito di un grave incidente automobilistico che ha costretto l’artista a un lungo periodo di riabilitazione. Durante la fase di recupero, la pittrice si è avvicinata alla dieta macrobiotica, apprezzando: i benefici dell’alimentazione e l’intensità dei colori dei vari ingredienti.
Il binomio cibo e arte ha permesso all’artista di collaborare con la storica Pasticceria Cucchi, un legame nato un anno fa che sottolinea l’intreccio creativo tra gli originali alimenti e le diverse espressioni artistiche.
In occasione dell’inaugurazione della personale Sapori su tela, in esposizione alla Galleria Immaginaria, è stato possibile degustare le nuove proposte culinarie al sale piccante, che la storica Pasticceria Cucchi ha creato con la linea di sali speziati DeChillico. Le prelibate squisitezze richiamano l’esclusiva collezione di opere realizzate con elementi speziati, dal pepe al peperoncino, al sale marino e himalayano, ai semi di soia e di girasole.
La passione per il mondo dell’arte e l’attrazione verso la buona cucina hanno permesso alla pittrice di dar vita a dipinti fantasiosi e originali, vere opere d’arte che rappresentano un gioioso inno alla natura.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 27 Mag, 2016 | Arte e Design
Il fiore (flower in inglese) è l’elemento naturale che a livello metaforico rappresenta il bambino. Maria Montessori è una delle più grandi pedagogiste del nostro Paese e la prima donna a laurearsi in medicina in Italia. Dalla sintesi delle due parole nasce Flowerssori, la linea di arredi e spazi 100% ecologici di ispirazione montessoriana che aiutano e stimolano la crescita cognitiva dei bambini.
I mobili sono realizzati esclusivamente con legni certificati PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), e con le colle con il più basso contenuto di formaldeide. Nessuna plastica, nessun metallo, solo natura. Ambienti e arredi armonici, ricchi di elementi naturali che offrono spunti interessanti per la crescita dei più piccoli, in quanto sono disegnati sull’ergonomia e la sensorialità del bambino.
All’azienda sono stati attribuiti due importanti riconoscimenti, uno nel campo della pedagogia, poiché la linea Flowerssori è certificata Montessori, e il secondo nel campo del design con la vincita del premio ADI DESIGN INDEX 2013.
La libreria Jump, la piccola sedia Flowerssori, il lettino Montessori, il tavolino/sgabello Flowerssori e il Kit Pappa Felicemente sono alcune proposte multifunzionali, flessibili, regolabili e dinamiche ideate da un gruppo di architetti e dal promotore dell’iniziativa, nato a Chiaravalle, città natale di Maria Montessori.
Il brand vanta, anche, importanti collaborazioni. Il Kit Pappa Felicemente, completato dal suo vassoio, è un set in porcellana creato con la giovanissima designer Miriam Gardelli, lo chef stellato di fama internazionale Mauro Uliassi e Artex – Scenari di Innovazione. Un progetto che sottolinea il forte legame tra il cibo e i bambini.
Ricerca intellettuale, fantasia e design hanno permesso a Flowerssori di realizzare arredi che scommettono sul futuro, ovvero i bambini.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 14 Apr, 2016 | Arte e Design
Camminare, correre, saltare, arrampicare sono tutte azioni che si compiono all’aperto. Leopard Tree è l’anima centrale della prima palestra di design outdoor del mondo MyEquilibria, dove l’alta tecnologia e un sofisticato design sono stati applicati al fitness all’aperto. Sviluppato da Metalco Active, società del gruppo Metalco, l’albero high tech è esposto nel cuore di Milano presso l’Orto Botanico di Brera da lunedì 11 aprile a sabato 23 aprile 2016, in occasione del FuoriSalone.
Il Leopard Tree è un albero centrale alto 7 metri, con un massimo di 9 isole satelliti attorno che si possono estendere su una superficie di 300 m2, dove possono allenarsi 30 persone contemporaneamente, sia principianti che sportivi professionisti. Le sue foglie stilizzate sono ispirate ai diagrammi di Voronoi, i pattern aritmetici che si ritrovano nelle forme della natura.
L’albero dal design futurista è creato con un materiale innovativo: il cemento ultraperformante (UHPC), che abbina la resistenza a un’elasticità simile al metallo. Il progetto visionario 100% made in Italy nasce da un’intuizione di Gian Luca Innocenzi, Ceo di Metalco Active, firmato dal designer futurologo Vito Di Bari, e realizzato con la collaborazione di un variegato team di esperti.
La palestra all’aperto è pensata per i parchi pubblici, le aree metropolitane, le spiagge, i resort, le ville private, i beach club, i campus aziendali e universitari. “Tutte le volte che viaggiavo, soprattutto in posti dove la natura predominava, le meravigliose palestre degli hotel erano quasi sempre vuote e anch’io sentivo il bisogno di esercitarmi a contatto con la natura – afferma Gian Luca Innocenzi –. Mi sono reso conto che mancava una vera e propria palestra all’aperto dove potersi allenare, da qui l’idea di MyEquilibria, pensata sin da subito per essere fruibile da tutti”.
L’attività sportiva all’aperto è importante per avere la percezione personale della propria fisicità e ritrovare il giusto equilibrio tra il corpo, la mente e lo spirito. Tutto ciò è più semplice grazie all’innovativa attrezzatura di design.
Simone Lucci
Metalco Active è un’azienda italiana che produce e commercializza prodotti per l’attività fisica all’aperto. I fondatori della società sono l’ideatore di MyEquilibria, Gian Luca Innocenzi, attuale CEO, e Alfredo Tasca, Presidente Metalco, suo partner industriale. La caratteristica principale è una grande visione globale, d’integrazione tra culture ed esperienze professionali diverse: il design, la ricerca, l’ingegnerizzazione, l’innovazione tecnologica, le attività digital e il controllo di tutta la filiera produttiva fino alla commercializzazione. La vision è di utilizzare l’arte e il design per portare le persone a fare l’esercizio fisico. Per lo sviluppo della parte industriale ha come partner un’eccellenza italiana nel settore dell’arredo urbano, il gruppo Metalco, una realtà con grandi competenze nel settore dell’outdoor.
Metalco è un’azienda internazionalmente nota per la sua produzione di arredo urbano e dehors con un impianto di produzione di circa 25.000 mq. I suoi prodotti sono presenti in più di 4.000 città in 32 Paesi. Negli anni il successo commerciale ottenuto in Italia e all’estero spinge l’azienda ad una costante ricerca e sperimentazione nel design, nei materiali e nelle tecniche produttive. Fin dagli esordi la costante ricerca di forme e soluzioni innovative mirate ad esaltare la funzionalità degli oggetti è stata la linea guida adottata. Grande attenzione è stata data al tema ecologico attraverso certificati derivanti da foreste gestite in modo corretto e responsabile, prodotti riciclabili, mentre il fabbisogno energetico è coperto da un impianto fotovoltaico disposto sui tetti dello stabilimento. Molte le collaborazioni prestigiose con architetti e designer di fama internazionale quali Antonio Citterio, Pininfarina, Marc Aurel, Alessandro Lenarda e molti altri.
da ilpuntosalute | 22 Dic, 2015 | Arte e Design
La macchina fotografica Canon 70D digitale è l’inseparabile compagna di avventura di Maria Elena Udali, fotografa nata nel 1987 ad Aosta. E Fantasia d’Inverno è la mostra dedicata ai paesaggi e alle figure invernali di La Thuile, immortalati dopo la più grande nevicata della scorsa stagione.
La lune et le chapeau, le jardin d’hiver, les petites pommes de pin e la nez vers le haut sono alcuni nomi degli evocativi e suggestivi scatti innevati creati in stampa digitale in esacromia su vinile polimerico opaco, plastificato.
Nell’estate 2014 a La Thuile, in occasione del Festival annuale del Buen Vivir, Maria Elena Udali presenta presso il Bio Hotel Chalet Eden una collezione fotografica in collaborazione con l’artista valdostana Marina Torchio dal titolo Principio Vegetale. Il cotone di La Thuile, Black, Wite, Blond e Natura spinosa sono le fotografie presentate durante il festival per celebrare la profonda identità del territorio, il cui fascino risiede proprio nell’essenzialità dei suoi elementi naturali.
Il 23 Dicembre a La Thuile alle ore 18.00 presso la piazzetta coperta della farmacia del paese, l’artista inaugurerà la mostra fotografica. In esposizione Fantasia d’Inverno e Principio Vegetale per tutte le vacanze natalizie e fino all’ultimo giorno delle gare di Coppa del Mondo di Sci alpino femminile, il 21 febbraio 2015.
Bella, bionda, intraprendente, carismatica e determinata confessa il suo amore e il rispetto per natura e arte. “La macchina fotografica da cui non mi separo mai è una vecchia Minolta ancora a rullino regalatami dal papà di una mia amica – racconta Maria Elena Udali –. Il mio interesse per il territorio della Valle d’Aosta nasce seguendo i seminari di Oliviero Toscani dedicati alla valorizzazione del territorio valdostano e del Forte di Bard, anche se la grande passione per l’arte e per la fotografia nasce intorno ai 16 anni”.
Nel 2007, a New York, l’artista si iscrive al suo primo corso all’interno dell’Istituto d’Arte Fotografica “International Center of Photography”. Nel 2010, durante gli studi universitari in Francia, partecipa e vince il terzo premio per il concorso dei 30 anni dalla nascita dell’istituto Universitario Savoiardo Belle Combette di Chambéry, presentando una fotografia dal titolo Université de Savoie, depuis 30 ans toujours la même merde. Nel 2011 si trasferisce a Shangahi dove lavora per la galleria d’arte fotografica M97 Gallery, terza galleria d’arte fotografica d’importanza in Cina. Nell’autunno 2015 la Galleria Leroy & Brother espone le sue opere a Milano nella galleria di Arte contemporanea “Spazioborgogno”. Le sue opere, in collaborazione con Leroy & Brothers sono tutt’ora esposte in fiere del calibro dell’international fine art fair Paris Photo di Parigi e Los Angeles, the Basel Fair di Miami, Shanghai art fair festival ed Hong Kong Art fair.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 18 Dic, 2015 | Arte e Design
Ha fotografato i volti più noti della politica, dell’industria, dello spettacolo, della cultura, dello sport, della moda. Ha lavorato per gli stilisti più noti dell’ultimo mezzo secolo. Davanti al suo obiettivo hanno posato da Giorgio Armani a Indro Montanelli, da Bill Gates a Carlo Bo, da Miuccia Prada a Charlotte Rampling. È stato il ritrattista di Giovanni Agnelli negli ultimi dieci anni e uno dei più grandi ritrattisti a livello internazionale. È stato il ritrattista di Giovanni Agnelli negli ultimi dieci anni, e può considerarsi uno dei più grandi ritrattisti a livello internazionale.
Appassionato, curioso e instancabile, lui è Bob Krieger, autore di copertine del Time, corrispondente del New York Times Magazine. Davanti al suo obiettivo hanno posato da Giorgio Armani a Indro Montanelli, da Bill Gates a Carlo Bo, da Miuccia Prada a Charlotte Rampling, è stato il ritrattista di Giovanni Agnelli negli ultimi anni della sua vita e può considerarsi uno dei più grandi ritrattisti a livello internazionale.
Nato ad Alessandria d’Egitto, ha ereditato il rigore del carattere dal padre prussiano e la vena artistica dalla madre, appartenente ai Cammarano. Una famiglia di attori, librettisti, artisti, tra cui il pittore Giuseppe Cammarano, suo trisavolo, autore di parte degli affreschi della Reggia di Caserta, di Palazzo Reale e del Teatro San Carlo di Napoli, Patrimonio dell’Unesco.
A Bob Krieger va il Prix Champagne de la Joie de Vivre 2015, il riconoscimento che il Comité Champagne attribuisce a personalità che incarnano lo spirito della gioia di vivere e della passione.
Il Comité Champagne è un organismo creato dalla legge francese del 12 aprile 1941 e rappresenta tutte le Maison e i viticoltori della Champagne, la regione vitivinicola francese che si estende a circa 150 km a est di Parigi. Il Bureau du Champagne in Italia è parte di una rete di uffici di rappresentanza del Comité Champagne attivi nei principali mercati del mondo.
“Il percorso di Bob Krieger ricorda molto da vicino quello dello Champagne per la capacità di evolversi nel tempo, anche profondamente, mantenendo sempre un carattere e uno stile unici”, queste le parole di Domenico Avolio, Direttore del Bureau du Champagne in Italia. Il “Prix Champagne de la Joie è attribuito dal 2013 dal Bureau du Champagne in Italia, che rappresenta ufficialmente nel nostro Paese il Comité
Champagne.
Krieger ama le sfide che il suo lavoro gli procura ogni giorno, dai memorabili scatti di moda ai ritratti dal tocco inconfondibile, e il premio è proprio dedicato a quanti incarnano con stile, eleganza e ottimismo lo spirito dello Champagne.
Due le opere esposte durante la serata a Palazzo Parigi a Milano. Uno scatto che immortala Krieger al lavoro, durante un servizio fotografico a New York nel 1969, e l’ultima sua creazione: Joie de Vivre, un’opera creata in onore del premio a lui assegnato.
Il “Prix Champagne de la Joie de Vivre” è quindi un tributo offerto da tutta la comunità champenoise a una personalità che incarna lo spirito dello Champagne, in occasione di una cerimonia ufficiale che si svolge nel mese di dicembre a Milano. In Italia hanno già ricevuto questo riconoscimento Malika Ayane e Roy Paci. Nella rosa dei premiati dalla rete di Ambasciate dello Champagne presenti in 15 Paesi del mondo e di cui il Bureau è parte, vi sono tra gli altri personaggi di rilievo internazionale:
Richard Young (fotografo), Regno Unito – 2013
David Garrett (violinista), Germania – 2013
Claude Nobs (fondatore del festival di Montreaux), Svizzera – 2012
Michelle Hunziker (presentatrice), Svizzera – 2012
Amélie Nothomb (scrittrice), Belga – 2010
Franz Beckenbauer (calciatore), Germania – 2006
Il Prix per tradizione è simboleggiato dalla consegna di una rara bottiglia di Champagne in formato magnum con un’etichetta che non è in alcun modo commercializzata. Si tratta infatti dello Champagne elaborato dallo stesso Comité nei propri vigneti.
da ilpuntosalute | 5 Ago, 2015 | Arte e Design
In natura sono presenti legni porosi, leggeri, con venature quasi inesistenti, oppure compatti, pesantissimi, ricchi di nodi e venature che, come armature, ne rinforzano la struttura. I legni sono diversificati, come differenti sono gli alberi. Il materiale è adatto per la realizzazione di manufatti ecologici che valorizzano e decorano ogni ambiente.
Riva R1920 è un’azienda, che dagli anni ’20, produce e commercializza mobili in legno che sfidano il tempo e tutelano la natura, grazie a SmartWood Certified Forestry, un programma che garantisce la ripopolazione delle foreste. La fabbrica per ogni albero tagliato ne ripianta altri sette. Gli articoli proposti da Riva sono creati esclusivamente con legni provenienti da aree a riforestazione controllata, sotto la tutela delle leggi e delle organizzazioni locali e internazionali. Cedro profumato del Libano, legno kauri della Nuova Zelanda, legno di quercia dei pali di navigazione della Laguna Veneziana sono i principali materiali di recupero utilizzati da Riva R1920. Per rispettare la materia prima, i mobili non sono trattati con vernici sintetiche o solventi nocivi. Vetrine e credenze sono proposti in cristalli laccati e temperati, che in caso di rottura, non provocano alcun danno alla salute del consumatore. Alcuni pezzi delle collezioni sono realizzati in lamina o tubolare di ferro naturale grezzo e non tinto. La base è lavata con detergenti neutri e successivamente rifinita a olio, eventuali ossidazioni sono caratteristiche tipiche del ferro naturale. Gli arredi dalle finiture naturali, dal design curato e dalla linee sinuose rendono il brand apprezzato in tutto il mondo.
Per celebrare Expo 2015, il cui tema è Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, Riva 1920 realizza Pangea (dal greco πᾶν, tutto, e Γαῖα, terra, ovvero “tutta la terra”), 19 tavoli sagomati che si intersecano gli uni con gli altri andando a comporre l’originale forma dei continenti. Un arredo in legno di 6 tonnellate e di circa 80 metri quadrati progettato dall’architetto Michele De Lucchi. Il mobile si ispira a Pangea, unico continente che in origine includeva tutte le terre emerse e che durante l’era Mesozoica si è diviso nei vari continenti. La deriva delle placche terrestri ha provocato l’attuale configurazione dei continenti, dei bacini oceanici, delle società civili, delle civiltà e dei modi di pensare e interpretare realtà.
Il fulcro del progetto è il rispetto per l’ambiente e la salvaguardia del patrimonio arboreo attraverso l’impiego di legni di riuso. Il piano a liste è prodotto in kauri, legno millenario recuperato dal sottosuolo e proveniente dalla Nuova Zelanda, mentre le 271 gambe sono create con pali di rovere recuperati della laguna di Venezia. I tavoli che compongono Pangea hanno tante gambe per testimoniare che tutto si muove e il nostro compito è semplicemente quello di stare in equilibrio. La superficie dell’arredo è sottoposta a un procedimento di sabbiatura in grado di mettere in rilievo e valorizzare le venature della materia prima. Per la fabbricazione del tavolo sono impiegati collanti a base vinilica, privi di formaldeide e quindi non dannosi per l’uomo e l’ambiente. Il top è rifinito con olii naturali. L’arredo è stato prodotto in 50 giorni di lavoro.
Il pregiato legno millenario con cui è fabbricato Pangea vuole essere metafora di unione di tutti i popoli intorno al tema universale del cibo. Il rito del banchetto si fa, così, scenografia di un teatro di pace, dove la civiltà si ritrova unita davanti al susseguirsi ininterrotto delle pietanze del mondo che si apprestano a narrare la storia di tutti. Il tavolo rappresenta un momento di dialogo e di incontro tra i protagonisti della comunità internazionale che si confrontano sulle principali sfide dell’umanità, sui processi produttivi e sui temi dell’uguaglianza e dell’equità nell’ approvvigionamento delle risorse che il pianeta mette a disposizione.
Articoli d’arredo ecologici e di design nascono dal rispetto ambientale e della passione per il lavoro di Riva R1920, azienda pronta a soddisfare ogni richiesta della clientela sempre più attenta all’aspetto green.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 22 Giu, 2015 | Arte e Design
É sempre più diffusa la tendenza di valorizzare abitazioni, appartamenti, uffici e giardini con arredi ecofriendly ricavati da materiali di recupero: sgabelli, tavoli, sedie, poltrone, pouf e divani fabbricati in sughero, un materiale vegetale che riveste il fusto e le radici delle piante legnose, rappresentano la nuova frontiera green dell’arredamento.
Livingcap srl, un’azienda vicentina nata nel 2004 con la produzione di tappi e successivamente affermatasi nel mercato per la creazione di arredi, è in grado di studiare soluzioni per ogni esigenza, di utilizzare materiali innovativi, di creare arredamenti di design e di proporre contenitori che migliorano la conservazione dei liquidi. Si tratta di progetti originali realizzati in sughero e su misura grazie al supporto dell’architetto Manuel Cason dello studio Mca & Partners.
Greencorks è la linea d’arredamento per interni ed esterni di Livingcap prodotta nel laboratorio artigianale di Vicenza: mobili dall’anima verde realizzati in sughero, un elemento durevole e riciclabile infinite volte. “La produzione degli elementi d’arredo avviene senza l’utilizzo di materiali artificiali – specifica Alessia Zanin, sales manager di Livingcap –. I collanti sono naturali come la materia prima”.
Greencorks ha creato una linea di lampade declinata in tante soluzioni: a parete, per il soffitto, da terra o per esterni, sempre con un’avvolgente forma circolare. Propone inoltre sgabelli a forma di tappo da spumante, delle dimensioni di 45 cm, ottenuti dal riciclo di chiusure in sughero; la seduta nasce dal riutilizzo di 700 tappi, e per dare vita allo sgabello più grande (65 cm) servono 2.500 tappi, per un totale di 32 kg. Dalle menti eclettiche dei designer scaturisce, anche, un tavolino a forma di tappo per botte: diametro di 60cm e 28cm di altezza.
La fabbrica veneta fornisce chiusure per bottiglie realizzate nello stabilimento di Breganze. Tappi realizzati con materiali innovativi e con le più svariate tecniche di personalizzazione. In alcuni casi, viene data una veste nuova, più prestigiosa, a chiusure classiche: un esempio è il tappo meccanico Swing. L’economico corpo in plastica del tappo è stato sostituito con un raffinato legno in sette essenze diverse combinato con una guarnizione dal colore trasparente poco invasivo. “Swing abbandona così l’immagine del tappo ‘cheap’ e diventa la chiusura ideale per prodotti di pregio – afferma il sales manager di Livingcap –. Un tappo adatto per distillati, birre e olio extravergine d’oliva”.
Fiori di sughero è il profumatore firmato Livingcap costituito da cotone greggio, granella di sughero, scaglie di legno e puri oli essenziali. “I granuli profumati di sughero sono la rigenerazione del materiale rimasto dai processi di lavorazione, successivamente macinato e profumato con manualità artigiana – spiega Alessia Zanin –. I tappi finemente incisi di Fiori di sughero sono invece recuperati dalle aziende produttrici di chiusure per bottiglie tra quelli non idonei per l’imbottigliamento”.
Il costante impegno nello studio di accessori molto particolari, con finiture originali e creative, ha l’obiettivo di fare spiccare i prodotti nel mercato. La bottiglie in acciaio 100% riciclabile sono nate appunto per questo scopo. “La linea di bottiglie d’acciaio è certamente quella più apprezzata – riferisce Alessia Zanin –. Il successo che ha riscosso è veramente notevole e ci sta dando molte soddisfazioni”.
Gli arredi Livingcap sono distribuiti prevalentemente in Italia, negli stati della CEE, in Russia, Indonesia, Africa e Nord America. Inoltre, ciascun mobile può essere acquistato on line, grazie alla sezione shop presente nel sito.
Livingcap è proiettata verso la massima tutela dell’ambiente. Creatività, versatilità, gusto estetico e la propensione per i materiali ecofriendly consentono all’azienda di proporre arredi originali e innovativi e comunicare, così, l’importanza dell’ecosostenibilità e del riciclo.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 11 Giu, 2015 | Arte e Design
Design, sicurezza, funzionalità e innovazione sono i fiori all’occhiello dell’azienda tedesca CYBEX. L’impresa produce passeggini, seggiolini auto e marsupi dal look creativo e adattabili a ogni occasione. Gli articoli sono pensati e realizzati in collaborazione con noti designer come Jeremy Scott e Lala Berlin, che creano prodotti da viaggio, cittadini e persino per le gite sulla neve. Da 20 anni CYBEX fornisce articoli per soddisfare le esigenze delle future madri e dei futuri padri, proprio come afferma Serena Cracco, Marketing Manager di CYBEX Italia.
Quando e dove nasce l’azienda CYBEX?
CYBEX nasce a Bayreuth, in Alta Baviera, nel 2005 grazie a un’intuizione di Martin Pos, fondatore CYBEX GMBH e Deputy Chief Executive Officer presso Goodbaby International Holdings Limited. In dieci anni, CYBEX diventa un marchio universalmente riconosciuto e apprezzato per il design iconico, la tecnologia innovativa, le elevate caratteristiche di sicurezza e le funzionalità intelligenti. CYBEX fornisce seggiolini auto, marsupi, fasce, passeggini e carrozzine in più di 70 nazioni, e conta su una famiglia di oltre 200 componenti che, giorno dopo giorno, collaborano per fornire al mercato i prodotti migliori.
Quali sono gli aspetti che rendono unici nel loro genere i prodotti CYBEX?
CYBEX è un marchio innovativo legato allo stile di vita e alla moda. Realizziamo prodotti per genitori che apprezzano la qualità e la cultura, scardinando i confini che spesso separano la sicurezza, il design e la funzionalità.
Il fulcro del marchio e dello sviluppo prodotto è il Principio Innovativo CYBEX D.S.F.: l’insieme di Sicurezza e qualità ineguagliate, Design unico e Funzionalità intelligenti. Questa strategia porta allo sviluppo di prodotti innovativi vincenti, come il seggiolino contro il senso di marcia Sirona.
Quanto è importante la sicurezza per CYBEX?
La sicurezza dei bambini è la nostra massima priorità. Ogni sviluppo da parte del team di esperti internazionali CYBEX è costantemente concentrato nel miglioramento della sicurezza. I prodotti raggiungono regolarmente risultati eccellenti nei test delle associazioni indipendenti di consumatori. Tutti i seggiolini auto CYBEX in commercio hanno ottenuto nei test le massime votazioni da parte delle più autorevoli associazioni europee. Alle famiglie garantiamo prodotti sicuri per il proprio bambino.
Quanto conta la sicurezza per le mamme che acquistano? Guardano più estetica e design o il fattore sicurezza?
La maggior parte dei genitori si interessano principalmente all’estetica e al prezzo, lasciando, talvolta, in secondo piano le valutazioni riguardanti la sicurezza dei seggiolini e dei passeggini.
Quali sono i test che vengono effettuati sui prodotti per testarne la qualità?
Su prodotti riguardanti il passeggio e la sicurezza auto vengono effettuati svariati test per valutarne la qualità. I più noti, sono i test ADAC, l’automobile club più importante a livello europeo, Stiftung Warentest, l’associazione consumatori tedesca e TCS Touring Club Svizzero. In Italia i passeggini Cybex vengono testati da Cercapasseggini, il principale portale di riferimento per i genitori alla ricerca di un passeggino.
Come sono eseguiti i test sui seggiolini auto?
Su ogni seggiolino auto in commercio viene effettuato un test europeo di omologazione.
Per omologare un seggiolino auto è sufficiente sottoporlo a un crash test frontale a 46km/h. I produttori che puntano a eccellere in sicurezza non si accontentano di un test che riproduce situazioni con poco riscontro nella realtà e si affidano ai ben più restrittivi test di autorevoli istituti indipendenti europei come ADAC-Associazione Consumatori Tedeschi, TCS Touring Club Svizzero e Stiftung Warentest. Gli istituti testano i prodotti su crash test frontali a velocità superiori e impatti laterali. Testano inoltre la qualità dei materiali e la presenza di sostanze potenzialmente nocive. I test ADAC vengono effettuati attraverso l’utilizzo di manichini con sensori. I prodotti vengono testati sia frontalmente, sia lateralmente a velocità più elevate rispetto al test di omologazione (test frontale 64 km/h, test laterale 46km/h).
Sui prodotti CYBEX è presente un cartellino che riporta le certificazioni riguardanti la sicurezza?
Oltre all’omologazione che per legge deve essere esposta sul seggiolino auto, su ogni seggiolino CYBEX c’è un’etichetta che riporta i risultati dei principali test di sicurezza europei.
Come nasce l’idea di trasformare i classici passeggini e seggiolini in prodotti di lusso?
Priam non è luxury, ma tutto ciò che ci vuole in un passeggino perché sia estremamente funzionale, declinato in un progetto di assoluto design. L’attenzione per l’innovazione, la sicurezza portano a sviluppare prodotti sui quali è d’obbligo ricercare il design più elegante e sofisticato. Si tratta poi di cultura aziendale, per progettare un bellissimo oggetto si ha quasi il medesimo impegno che per articoli con un’estetica discutibile. L’estetica è anche etica, perché educa al bello.
La prima collaborazione fashion è avvenuta con il brand Lala Berlin. Com’è nata questa cooperazione?
CYBEX è un’industria tedesca e Lala Berlin un Brand tedesco: è stato naturale scoprire intenzioni e gusti simili.
Successivamente è nato il progetto con l’enfant terrible della moda, Jeremy Scott. Com’è avvenuto l’incontro?
L’incontro tra Jeremy Scott e Martin Pos, il fondatore di CYBEX, è avvenuto a Los Angeles. Martin Pos ha riconosciuto nel genio dell’enfant terrible lo stesso spirito che ha ispirato la sua azienda.
Qual è stato il tema di ispirazione dei passeggini disegnati da Jeremy Scott?
Lo stilista si è ispirato a disegni personalissimi di “Street Food”, dei characters allegri basati sulla tradizione americana. Il designer americano ha creato per CYBEX una collezione colorata, vivace e unica che rispecchia perfettamente l’uomo che l’ha disegnata. Pizza e altri classici del fast-food sono trasformati in irresistibili e divertenti personaggi che danzano su passeggini, seggiolini auto e marsupi.
Quali sono le caratteristiche principali del passeggino Cybex by Jeremy Scott?
Il versatile Callisto è un passeggino di lusso che riunisce design, funzionalità e confortevolezza. Le esclusive sospensioni rotazionali e il manico unico rendono molto pratico e maneggevole il passeggino. La cappottina XXL offre un ottimo riparo dalla pioggia, dal vento e dal sole (ha la protezione solare UVP 50+). Abbinato a uno dei premiati seggiolini gruppo 0 + CYBEX si trasforma in un pratico sistema da viaggio.
Cos’è il premio Red Dot Design vinto per il passeggino Callisto?
Il Red dot design award è uno dei più prestigiosi premi del design mondiale. Molti dei prodotti CYBEX hanno vinto questo premio. Nel 2010, il passeggino Callisto ha ricevuto tale riconoscimento.
I prodotti CYBEX hanno vinto altri premi? Quali?I prodotti CYBEX hanno ricevuto molti riconoscimenti sia a livello interazionale, sia a livello locale. Tra i più famosi Auto Bild.de, TCS, ADAC, OAMTC, Stiftung Warentest, Best Buy Which.
Qual è lo scopo dell’azienda CYBEX?
La filosofia di CYBEX è il principio D.S.F.: Design, Safety e Fashion. Il Design è chiaro e iconico. Inoltre, i prodotti CYBEX soddisfano i più elevati standard di Sicurezza e di qualità, il tutto unito a Funzionalità intelligenti.
Progetti futuri? Ci saranno altre collaborazioni con designer di fama mondiale?
CYBEX è un’azienda dinamica e in continua espansione, basti pensare alla fusione avvenuta nel gennaio 2014 con GoodbabyInternational HoldingsLtd, produzione e tecnologia a livello mondiale, un esperto nella distribuzione asiatica. Le nuove collaborazioni e le novità del brand sono state presentate alla famosa fiera Kind+Jugend di Colonia che si tiene ogni anno a settembre, ma non vogliamo darvi anticipazioni per rovinarvi la sorpresa.
Il vero lusso per CYBEX sono i figli che rappresentato il punto di partenza della filosofia stessa dell’azienda. “I figli sono un meraviglioso arricchimento delle nostre vite – riferisce Martin Pos, fondatore di CYBEX –. Ci siamo assunti l’impegno di aiutarvi a mantenere il vostro stile di vita ricco di divertimento e cultura anche quando diventate genitori. Ci riterremo pertanto molto onorati se i nostri prodotti potranno aiutare a integrare i vostri figli nel prosieguo del vostro viaggio personale, condividendo con loro tutta la sua ricchezza e le meraviglie. Dopo tutto la vita non finisce quando diventiamo genitori, è soltanto l’inizio…”.
Simone Lucci
da ilpuntosalute | 15 Mag, 2015 | Arte e Design
Nuovi arredi ecosostenibili nascono dalla fusione di creatività, fantasia e contemporaneità dell’azienda veneziana Staygreen, in collaborazione con robertopamio+partners. Le Anime di Carta è una linea di arredamento che testimonia la possibilità di reinventare e proporre oggetti moderni con materiali attenti all’ambiente. Divani, letti, sedie, poltrone e lampade dalle forme uniche e pulite adatte a ogni ambiente.
Tessuti biologici, carta riciclata, collanti naturali e segatura di recupero sono i materiali utilizzati per la realizzazione degli arredi ecosostenibili. La collezione di eco-arredi ha lo scopo di valorizzare il cartone come materiale dalle ottime proprietà tecniche. Durante la produzione viene data grande importanza alla gestione dei consumi, al monitoraggio delle emissioni e alla riduzione degli scarti.
Per la prima volta, Staygreen propone articoli nella versione Colour, arredi impreziositi dal colore applicato anche alle parti in cartone. Il colore è l’elemento innovativo che viene introdotto e dona un tocco glamour, con l’utilizzo di vernici a base d’acqua senza alcun componente chimico, ma composte esclusivamente da coloranti vegetali. I prodotti Staygreen, originariamente pensati in color avana, sono adesso disponibili anche in otto diverse nuances: oro, argento, bronzo, nero, bianco, arancio, grigio e tortora. Grazie a un isolante trasparente solvent-free ad alta penetrazione, i prodotti Staygreen sono resistenti all’acqua e all’usura.
Dalla fusione di tecnologia ed ecologia nasce Wendy, la recente poltrona multisensoriale firmata Staygreen. La seduta è creata con fogli di cartone a doppia onda e colle naturali. La poltrona è dotata di un sistema brevettato di diffusione di note olfattive sviluppato da Oikos Fragrances, denominato Solid Fragrance Release. La tecnologia permette di utilizzare essenze, profumi e note odorose allo stato solido. Le fragranze vengono diffuse naturalmente tramite ventilazione. La poltrona è in grado di diffondere note olfattive in modo non invasivo e controllato, con finalità di tipo estetico, emozionale e di qualità dell’aria degli spazi. Oikos Fragrances ha studiato una linea di sei diverse note olfattive dedicata a Wendy, ciascuna con caratteristiche diverse, in grado di adattarsi a differenti utilizzi, dall’ambiente pubblico a quello privato, dal contesto più informale a quello più sofisticato, con possibilità massima di personalizzazione di una location.
Le tecnologie sia di materiali sia per la diffusione delle fragranze sono integrate tra loro per fornire un prodotto d’arredamento che può essere inserito sia in spazi residenziali privati, sia in contesti legati al mondo dell’ospitalità e ufficio.
Staygreen fornisce arredi ecosostenibili e moderni, con lo scopo di comunicare l’essenza della materia e suggerire un nuovo modo di vivere il design, più consapevole, attento al futuro e tutto fabbricato in Italia.
Simone Lucci
Staygreen è un’azienda veneziana produttrice di arredi di design ecosostenibili. Sedute, poltrone, divani, letti, tavoli e lampade sono realizzate in carta riciclata, segatura di recupero, collanti naturali, tessuti biologici con il design unico di Roberto Pamio &Partners e una ricerca rigorosa delle materie prime. Tutti i prodotti Staygreen sono pezzi unici, realizzati a mano in Italia con materie prime selezionate ed ecosostenibili come il cartone proveniente dalla filiera del riciclo della carta da macero e dal recupero di imballaggi, e come la segatura, riciclo di sfido di lavorazione.
Oikos Fragrances è una società che opera da oltre vent’anni nella progettazione e sviluppo di tecnologie per la diffusione di Note Olfattive applicate a Qualità Ambientale, Profumazione d’Ambiente, Comunicazione e Marketing Olfattivo. I diffusori di Note Olfattive di Oikos Fragrances utilizzano la tecnologia proprietaria e brevettata Solid Fragrance Release garantendo vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali in termini di: controllo della diffusione (attivazione e disattivazione istantanea); qualità (rilascio completamente naturale senza utilizzare solventi); percezione (costante per tutta la durata della ricarica profumata); spazi (all’interno dello spazio considerato la percezione è costante).
da ilpuntosalute | 1 Dic, 2014 | Arte e Design
Il vetro, materiale ecologico per eccellenza che ancora oggi trova spazio in numerose applicazioni, ha origini antiche.
Trasparenza, solidità, fragilità e compattezza sono le sue principali qualità. Limpido, pulito, incontaminato, atossico, riciclabile all’infinito, ripara dal caldo e dal freddo. “Il vetro non inquina l’ambiente e non arrugginisce. Non c’è giorno in cui non si possa fare qualcosa con esso, e credo che sia il materiale più importante dell’era moderna”, afferma Vittorio Livi, fondatore di FIAM, azienda che progetta e realizza elementi di arredo in vetro curvato.
Vittorio Livi si appassiona a questo materiale fin da giovanissimo, e decide di renderlo protagonista di ogni suo progetto.
Tutto è cominciato con uno sgabello. “Ho creato i primi forni e i primi oggetti, tra cui uno sgabello, che utilizzavo per controllare i lavori, ottenuto da un’unica lastra di vetro curvato – racconta Livi –. Già negli anni ’60 avevo un’impresa che realizzava i vetri bombati dietro cui porre l’immagine dei santi per conferirle tridimensionalità”.
Dalla sua passione, nel 1973, nasce FIAM, un’azienda diventata famosa per essere riuscita a decontestualizzare il vetro rendendolo protagonista anche nel design. Tra gli elementi d’arredo in vetro curvato, l’icona dell’azienda è la poltrona Ghost, disegnata da Cini Boeri. Sono numerosissimi i grandi nomi del design che, negli anni, hanno collaborato con FIAM. Da Danny Lane, le cui sculture hanno lasciato una traccia indelebile nel percorso Fiam, a Massimo Iosa Ghini, che ha disegnato per FIAM uno dei suoi primi pezzi della corrente “bolidismo”, a Ron Arad, Dante O. Benini e Luca Gonzo. E poi ancora Doriana e Massimiliano Fuksas, Daniel Libeskind, Philippe Starck, per citarne solo alcuni.
Ricerca, sperimentazione, tecnologia e arte sono le linee guida dell’azienda. “Noi facciamo anche opere d’arte. Abbiamo realizzato ‘Le tavole della legge’ di Emilio Isgrò. Un’opera di 3 metri x 2, esposta da Bonito Oliva al museo Nazionale di Arte moderna di Roma”, precisa Livi. La curvatura del vetro si ottiene tra i 650° e 900°. Perché ciò avvenga in modo corretto, però, è necessaria l’esperienza di maestri artigiani capaci di prevedere, quantificare e controllare ogni singolo passaggio. “Un microscopio gigante, da noi ideato, controlla tutte le parti dell’oggetto, e le lenti polariscopiche denunciano qualsiasi tipo di difetto all’interno del prodotto – spiega Livi –. Solo una volta che è tutto perfetto, si incide sul vetro il codice che contraddistingue l’oggetto e indica il professionista che l’ha realizzato”. Dopo le prime fasi di taglio, molatura e fresatura, la lastra è pronta per la curvatura; processo che inizia con il preriscaldamento, fino a raggiungere 650°. Per questo, con il passare degli anni e l’evolversi delle tecniche, il piccolo forno di curvatura a metano, originariamente impiegato nella lavorazione del vetro, venne sostituito con uno più grande a gasolio, e poi con uno a energia elettrica, in modo da garantire un migliore controllo delle temperature e la trasformazione del calore da statico a dinamico.
Oggi si è alla quinta generazione degli impianti di curvatura.
Di pari passo con l’innovazione progettuale, FIAM investe da sempre su quella tecnologica.
Il vetro è il materiale d’eccellenza per il futuro. Non bisogna però dimenticare che il nostro domani è strettamente legato al passato: il vetro può avere infinite vite senza danneggiare l’ambiente e chi ne usufruisce e ne usufruirà. Tutte queste qualità lo rendono un prodotto che ha ancora grandi potenzialità d’utilizzo da scoprire.
“È un materiale che mi è entrato nel sangue”, conclude Livi.
Valentina Maragno e Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 7 Apr, 2014 | Arte e Design, Moda
Quando sentiamo parlare di “
autoproduzione a Km 0”, siamo portati a immaginare delle belle cassette piene di freschissime verdure, coloratissima frutta succosa e bottiglie di fragrante olio di oliva. E invece nel variegato mondo del
design e del
fashion questo concetto ormai si è esteso agli oggetti e quasi anche ai progetti.
Quattro anni fa Giulia Meloncelli, dopo un percorso formativo prima, e lavorativo poi, nel comparto tradizionale della moda e del design, decide di iniziare una nuova avventura. Fonda così il brand Ricicli il cui nome lascia già prevedere quale sia il concept.
La fucina delle idee, il laboratorio dove le creazioni di Ricicli prendono vita, sorge a pochi chilometri dal centro di Forlì, in una casa degli anni ’50, abbandonata da tanti anni, che la Meloncelli e il marito, compagno oltre che di vita anche di lavoro, hanno scelto come luogo simbolo per far nascere la loro azienda. Ristrutturata secondo i principi della bioedilizia è arredata solo con mobili recuperati da vecchie cantine, con materiali di risulta. Coloratissimi pappagalli di vetro soffiato diventano lampade e cartelli stradali dismessi si trasformano in originalissimi pensili. Tutto rinasce e riprende vita in un luogo in cui ogni gesto è volto a realizzare oltre che un oggetto anche una idea.
Tutta l’attività di Ricicli è impregnata della filosofia che la Meloncelli ha portato nel cuore di un design totalmente Made in Italy. Ispirato dalle innovative idee del designer austriaco Victor Papanek, emerge chiaramente quanto tutto il lavoro di Ricicli sia in linea con le idee espresse nel libro “Progettare per il mondo reale”: realizzare qualcosa per dare un senso a ciò che si fa e non per fare semplicemente denaro.
Negli ultimi anni alcuni ambiti come ad esempio quello della moda e del design, pervasi prima solo dallo spasmodico desiderio di possedere sempre più oggetti, oggi vengono attraversati da concetti nuovi. Vintage, riciclo, equo e solidale sempre di più raccontano di progetti innovativi, attenti al pianeta e al mondo circostante, che fanno della diversità un punto di forza. Una “cosa vecchia”, che solo fino a una decina di anni fa, finito il suo ciclo vitale, diventava scarto, oggi ricomincia una nuova esistenza. Per la Meloncelli ogni oggetto ha una sua memoria storica e come tale la sua nuova vita non può e non deve cancellare la precedente. Ma Ricicli in qualche modo ci propone una vera e propria rivoluzione progettuale e concettuale: in un mondo che cerca spasmodicamente la perfezione nelle cose, nelle persone, nelle esistenze, scadendo spesso in vite di plastica indegne di essere vissute, l’azienda nelle sue creazioni non cancella ma anzi cerca ed esalta le imperfezioni nelle cose, negli oggetti. Una palla da biliardo la cui superficie non è più liscia e perfetta, è bella così, e non va lucidata perché proprio attraverso la sua imperfezione ci racconta la sua precedente funzione, ci lascia immaginare tutte le volte che è stata colpita dalla stecca di un appassionato giocatore. Gli oggetti dunque come le persone, veri e reali come noi, con le nostre cicatrici e i nostri difetti che ci rendono meravigliosamente unici.
L’azienda nella quale attualmente lavorano, oltre alla titolare e al marito, altre due collaboratrici, si pone l’obiettivo di espandersi il più possibile. “La nostra è una filosofia di vita, il rispetto per le persone e per la natura fanno parte di noi da quando siamo nati – dichiara la Meloncelli -. Con il nostro lavoro desideriamo far riflettere su questi valori il maggior numero di persone”.
I materiali utilizzati sono i più disparati. Legni di scarto da falegnamerie, scampoli di tessuti che giacciono nei magazzini, metalli raccolti dai ferrivecchi, carta e cartone. Ciò che viene considerato inutile per Ricicli è un bene prezioso che tornerà ad essere utile a qualcuno.
Tra i prodotti che più li caratterizzano ci sono gli attaccapanni Balilla, realizzati con stecche di metallo di vecchi calci Balilla, attaccapanni Biliardo, nei quali, dopo un’onorata carriera, le palle diventano coloratissimi pomelli, le borse Jacket, create con sfridi di lavorazione di pelle e abiti di fine collezioni e la lampada Cravatta.
Ma al di là dei prodotti “iconici” Ricicli realizza tanti progetti personalizzati oltre che per privati anche per locali commerciali. È possibile inventare e costruire qualunque cosa. L’unica regola è avere il desiderio, l’apertura mentale e la curiosità di affrontare un incredibile viaggio attraverso una visione della vita e dei rapporti tra gli esseri umani completamente nuova.
Federica Grimaldi
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