Il 13 dicembre la Chiesa festeggia santa Lucia. Una ricorrenza che a Trapani è particolarmente sentita e che continua a mantenere vive alcune tradizioni. Si narra che in quella data, nel 1646, nel porto di Palermo approdò una nave carica di grano che pose fine a una grave carestia. Per poterlo consumare immediatamente, il grano non venne macinato, ma bollito.
In ricordo di quell’evento, per Santa Lucia, i siciliani tradizionalmente non consumano cibo a base di farina, ma cuccìa e arancine di riso. Il termine “cuccìa” sembra derivi da “còcciu”: cosa piccola, chicco. L’usanza vuole che questo dolce sia distribuito a familiari, amici e vicini di casa, e le briciole vengano lasciate sui tetti per gli uccellini.
La cuccìa è a base di grano bollito e ricotta di pecora o crema di latte, bianca o al cioccolato. Viene guarnita con zuccata, cannella e pezzetti di cioccolato. Nel trapanese, al frumento bollito viene aggiunto il cosiddetto “vino cotto”: un Mosto di uve caramellizzato, il più antico dolcificante della storia, chiamato anche Sapa o Saba. “Il mosto cotto è un dolcificante naturale che si ottiene dalla lenta cottura del succo d’uva non fermentato e non contiene alcool. Diventa una glassa che si può mettere su pane, frittelle, gelato, frutta secca e fresca. Il mosto cotto si ottiene dalle uve Grillo, Catarratto, Inzolia e da quelle previste dal disciplinare di produzione”, spiega Ercole Alagna, proprietario della cantina Baglio Baiata Alagna.
L’azienda siciliana in questione produce anche il vino della Santa Messa, cioè quello utilizzato per celebrare l’Eucarestia. Vinificato in bianco e rosso, è diffuso nei luoghi dove la pratica religiosa è molto forte. “Con una gradazione alcolica di 16° e di tipo liquoroso, questo vino è rigorosamente ex genimine vitis (Vino Genuino) nel rispetto delle prescrizioni del diritto canonico, ed è prodotto sotto il controllo del vicario foraneo con l’autorizzazione vescovile – precisa Alagna –. L’autorizzazione è sigillata attraverso un particolare procedimento tecnico da parte di esponenti della Santa Sede, che vengono in azienda e chiudono le vasche prima dell’imbottigliamento”. I vini da messa sono pochi, e le cantine nazionali che li producono, dotate dell’autorizzazione delle curie vescovili del territorio, sono diventate fornitrici storiche. Il vino eucaristico deve attenersi ad alcuni parametri dettati dal Codice di Diritto Canonico “vinum debet esse naturale ex genimine vitis et non corruptu” (il vino deve derivare naturalmente dal frutto della vite e non essere corrotto). È necessario dunque che sia realizzato con ‘uva pura’, non contaminata in alcun modo, e la sua genuinità è garantita con dei controlli su campioni da parte di un vicario foraneo, cui segue il sigillo della Curia. Il retro etichetta del vino Santa Messa dell’azienda di Alagna riporta: ‘Preparato, imbottigliato e sigillato secondo i dettami del canone 924§3 del Codice del Diritto Canonico: sotto il controllo del Direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Mazara del Vallo. Il vino per uso sacramentale è frutto della vite (cfr. Lc 22,18), naturale e genuino senza aggiunta di sostanze estranee’.
Il cromatismo del vino non viene menzionato dal diritto canonico. Tuttavia, sugli altari, si è assistito a un cambiamento: il rosso di un tempo, simbolo del sangue di Cristo, è stato gradualmente sostituito dal bianco per motivi pratici: le eventuali macchie sulle tovaglie di lino dell’altare, se rosse, sarebbero troppo evidenti.
“La curia consiglia la vendita di questo vino a chiese, comunità, privati, enoteche. La vendita ai supermercati non è vietata, ma non è auspicata, per evitare abbinamenti inopportuni o ‘volgari’ sugli scaffali”, precisa Ercole Alagna.
Nata nel 1943, con Antonio, padre dell’attuale proprietario, e il solo nome di Alagna, l’azienda è una costruzione agricola antica realizzata sotto forma di balium circolare con all’interno una cappella. “Si erge tra stupende colline, a circa 10 km dal centro di Marsala, dove si trova il territorio più idoneo per questi tipi di vitigni, e si chiama Baglio Baiata, detto anche Baglio Spanò”, precisa Ercole Alagna.
I vigneti sono coltivati su una superficie di 60 ettari di terreno distribuiti nei comuni di Marsala, Salemi, Mazara e Trapani. Crescono qui i vitigni necessari per la creazione di: Zibibbo, Nero d’Avola, Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino. Tutte uve locali che hanno bisogno del particolare microclima della provincia di Trapani e sono lavorate utilizzando un mix di tecniche tradizionali e moderne, con sistemi di raccolta sia meccanici sia antichi. L’intera produzione minimizza l’impatto ambientale e preserva il patrimonio naturalistico della zona.
La cantina Baglio Baiata Alagna, che si trova a Marsala, è stata creata all’interno di cave di tufo, e possiede, quindi, pozzetti interrati e gallerie sotterranee che facilitano l’invecchiamento del vino e lo proteggono dalle alte temperature tipiche del territorio.
La cantina è specializzata nell’ideazione di vini dolci, di prodotti invecchiati, e di articoli di nicchia, venduti in Italia, Cina, Australia, Brasile e Polonia. Diversi sono i premi ottenuti. “Medaglie d’argento, medaglie di bronzo, e da quest’anno le 5 stelle sono i riconoscimenti che arricchiscono il nostro medagliere – afferma Ercole Alagna –. Abbiamo partecipato a concorsi nazionali e internazionali, siamo stati in Polonia e in Germania”.
Qual è l’ultimo premio vinto? “Le 5 stelle. Il massimo premio enologico internazionale, ricevuto al Vinitaly per il nostro Moscato”.
Tramandate da padre in figlio, la passione e le conoscenze vitivinicole di Baglio Baiata Alagna danno vita a vini divini, pluripremiati e di qualità.
Totalmente italiana, con oltre 50 dipendenti di cui la metà donne, 7mila metri quadrati di stabilimenti coperti, una produzione di oltre 500 biciclette al giorno è l’azienda Lombardo Bikes, fondata nel 1952 a Buseto Palizzolo (Trapani) da Gaspare Lombardo.
Da sempre sensibile alle problematiche connesse al mondo femminile, l’azienda siciliana rinnova anche quest’anno il suo costante impegno nel sociale, sostenendo la lotteria LILT Pink for Life attraverso la donazione di una bicicletta Tropea 100.
Giunta alla quarta edizione, la lotteria creata dalla LILT di Genova promuove il progetto “Ancora Donna”, un’iniziativa con cui l’associazione propone di prendersi cura delle donne che affrontano terapie oncologiche, donando un aiuto concreto per fronteggiare le tematiche collaterali legate alle cure, che incidono significativamente sulla qualità di vita della paziente e dell’intero nucleo familiare.
“Ancora Donna” offre alle pazienti servizi gratuiti a sostegno della parte sana che, a causa dell’esperienza totalizzante della malattia, rischia di passare in secondo piano e di portare la donna a identificarsi solo con la sua parte malata. È una cura integrata alla medicina tradizionale, che agisce sul corpo, sulla mente e sullo spirito.
Quali sono i servizi offerti alle donne in terapia?
Consulenze,
psicologo, nutrizionista, dermatologo, acconciatore, counselor per pazienti e familiari,
tecniche e attività motorie,
reiki, tai chi chuan, tango-terapia, swing, pilates pink ribbon program,
trasporto da e per l’ospedale
buono acquisto del valore di € 50,00 per comprare una parrucca con la compartecipazione della LILT.
I biglietti della lotteria LILT si possono richiedere al costo di € 2,00 ciascuno, nelle sedi o manifestazioni elencate sul sito dell’associazione, e l’estrazione della lotteria LILT avverrà martedì 11 gennaio 2017 alle ore 16:30 presso il Poliambulatorio LILT di Via Caffaro 4/1, Genova.
I numeri vincenti saranno pubblicati successivamente sempre sul sito internet della LILT.
In un territorio variegato con spiagge dalla sabbia fine e costoni di roccia calcarea, sorge il piccolo comune di Petrosino.Il paese che in siciliano si pronuncia piddrusinu, e si traduce con la parola italiana prezzemolo, è il luogo più adatto per ospitare una profumata, biologica e certificata coltivazione di erbe aromatiche, grazie alle favorevoli condizioni climatiche.
“Timo, alloro, rosmarino, dragoncello, basilico, salvia e origano sono le sette essenze coltivate su una superficie di 6 ettari totalmente irrigata – dichiara Cristoforo Maggio, proprietario dell’omonima azienda agricola –. Non usiamo concimi perché trattiamo piante molto primitive, e che non sviluppano un’immediata risposta a nessun tipo di fertilizzante”.
Oltre a non impiegare concimi, l’azienda siciliana non sfrutta alcun fitofarmaco. “Tutta la fauna presente sulle piantine è un evidente esempio che non utilizziamo nessun principio attivo. Le nostre coltivazioni sono un paradiso per la fauna – chiarisce Maggio –. Ci avvaliamo, inoltre, di una siepe di alloro lunga un chilometro che funge da barriera, per monitorare l’eventuale presenza di fitofarmaci provenienti da aziende attigue. Quando non riscontriamo residui sull’alloro è quasi una certezza che non abbiamo nessun effetto deriva sui campi”.
La raccolta degli aromi avviene durante il periodo balsamico, momento in cui la pianta offre la migliore qualità in termini di resa e di valore quantitativo del fitocomplesso. “Per essere competitivi sul mercato, abbiamo meccanizzato tutte le operazioni sia in fase di impianto, sia in fase di raccolta – precisa Cristoforo Maggio –. Siamo dotati di una macchina che taglia le erbe aromatiche solo due volte all’anno per ricavare una quantità di oli essenziali più elevata. La prima raccolta viene svolta da aprile fino alla prima decade di luglio, la seconda da ottobre a dicembre. Per facilitare questa operazione, vengono selezionate delle piante che favoriscono il processo di meccanizzazione, infattiabbiamo scelto una varietà di timo con un portamento eretto”.
Per disidratare e fissare le proprietà delle profumate erbe, la fase di essicazione è eseguita a basse temperature e con un’umidità controllata. “Il ciclo di essicazione varia dalle 30 alle 60 ore in base all’essenza trattata – afferma il proprietario dell’azienda agricola –. Durante il ciclo di essicazione vengono controllati tre parametri: umidità, peso e temperatura, per decidere quando interrompere il ciclo di essicazione e inviare l’essenza alla lavorazione, dove le foglie e gli steli vengono divisi. Gli scarti diventano, così, sostanze organiche usate all’interno dell’azienda”.
Specifici macchinari permettono di ottenere un prodotto pulito, calibrato, uniforme, con delle dimensioni che variano dai 2 mm fino a un centimetro. All’interno dell’azienda si svolgono, anche, le analisi di routine per garantire la conformità del processo e del prodotto prima della vendita.
In quali Paesi sono commercializzati gli aromi? “Vendiamo le piante aromatiche ad aziende italiane ed estere, in particolar modo in: Francia, Germania, Turchia e Inghilterra”, riferisce Cristoforo Maggio.
Passione, curiosità e impegno hanno permesso a Maggio di creare una realtà imprenditoriale green e biologica dove nascono ampie distese di piante officinali e medicali che profumano di Sicilia.
Simone Lucci
LE PROPRIETÁ BENEFICHE DELLE ERBE OFFICINALI
L’ORIGANO:
è antibatterico perché riesce a distruggere batteri nocivi, parassiti e virus,
è analgesico in quanto aiuta nella digestione, attenua dolori intestinali e meteorismo,
è infiammatorio grazie al betacariofillene, una sostanza in grado di contrastare alcuni stati infiammatori,
è antisettico, antispasmodico e vermifugo per la presenza del timolo e del carvacloro,
è vitaminico,
è calmante per la tosse per le sue proprietà espettoranti, diuretiche e digestive,
è fluidificante da utilizzare quando il metabolismo è lento e la ritenzione idrica colpisce mani e piedi.
Il TIMO:
è antisettico a beneficio del tratto gastrointestinale e può essere utilizzato contro le infezioni delle vie urinarie per via di una sostanza chiamata timolo,
è indicato per risolvere problemi dell’apparato respiratorio, come asma o tosse per merito delle sue proprietà espettoranti,
è antiossidante e contrasta i radicali liberi grazie ai flavonoidi polinsaturi,
è antifungino contro le micosi e le affezioni cutanee, come l’acne e la candida.
Il ROSMARINO:
è antiossidante e contrasta la diffusione dei radicali liberi,
è ricostituente per chi è debilitato, soffre di depressione e risente dello stress,
protegge il fegato e lo aiuta a svolgere le sue funzioni,
è un ottimo tonico per tutto l’organismo, soprattutto per la pelle. La sua assunzione è particolarmente indicata nei periodi di maggior stress e sforzo fisico,
combatte i dolori addominali, gli spasmi, i gonfiori ed il meteorismo grazie all’effetto del borneolo,
combatte gli attacchi dei batteri e debella i sintomi dell’influenza quali tosse, febbre e raffreddore,
è astringente, antidiarroico e aiuta a regolare il flusso mestruale,
è un ottimo rimedio contro il reflusso gastroesofageo e contro la digestione lenta,
stimola il desiderio sessuale, la diuresi e ridona l’energia al fisico spento e provato,
combatte la proliferazione dei parassiti intestinali,
è un alleato prezioso contro il mal di testa, i dolori reumatici, del nervo sciatico e delle contusioni.
La SALVIA:
è utile contro la tosse,
stimola la secrezione di succhi gastrici,
mantiene fresco l’alito,
tiene puliti i denti,
combatte gli stati di stanchezza e di depressione,
è un ottimo antiossidante e antinfiammatorio,
potrebbe prevenire il diabete,
migliora la memoria e le funzioni cerebrali. Secondo uno studio condotto dall’università di Newcastle, in Inghilterra, la salvia potrebbe essere un utile alleato per la memoria. Il merito sarebbe da attribuire ad alcuni suoi composti, capaci di inibire un enzima che a sua volta degrada un composto chiamato acetilcolina, molecola fondamentale per il funzionamento del cervello che risulta diminuita nei malati di Alzheimer,
è amica dell’umore. Secondo uno studio condotto dalla Northumbria University Newcastle, la salvia non solo fa bene alla mente, ma aiuta anche l’umore. La ricerca ha infatti dimostrato che i volontari che assumevano l’estratto di foglie di salvia prima di una prova erano meno ansiosi, più felici e attenti durante l’esecuzione della stessa.
Il DRAGONCELLO:
ha eccellenti proprietà digestive. Per usufruirne, basta preparare un infuso di foglie da assumere subito dopo i pasti, in modo tale da favorire la digestione da combattere i gonfiori addominali,
è un antisettico naturale. Le sue radici, infatti, contrastano il mal di gola e le infiammazioni del cavo orale,
contiene vitamina A, C e sali minerali,
stimola l’appetito,
ha delle proprietà terapeutiche da non sottovalutare per chi soffre di insonnia. Bere una tazza di dragoncello prima di dormire aiuta, infatti, a riposare più facilmente,
vanta proprietà depurative e stimola la diuresi.
Il BASILICO:
è in grado di alleviare il dolore derivato dall’artrite che colpisce le articolazioni,
consumato crudo aiuta a combattere le infiammazioni delle vie respiratorie, grazie alla presenza di una sostanza chiamata eugenolo,
il beta-carotene e il magnesio apportano notevoli benefici ai vasi sanguigni e alle arterie, aiutando l’apparato cardiocircolatorio e diminuendo il rischio di irregolarità del battito cardiaco,
è utile all’intestino, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie che combattono la presenza di dolori e gas,
facilità la digestione e favorisce l’appetito,
rafforza il sistema nervoso e contrasta con successo nervosismo, depressione, ansia, stress e insonnia,
è antibatterico,
lenisce il fastidio derivato dalle punture di insetto,
aumenta, durante l’allattamento, la produzione di latte materno.
L’ALLORO:
aiuta la digestione, purifica il tubo digerente e favorisce l’eliminazione dei gas intestinali,
è diuretico,
favorisce il rilassamento della muscolatura contratta. La sua assunzione è consigliabile alle donne durante il ciclo mestruale, per stimolare e aumentare il flusso, andando così a diminuirne il dolore,
contrasta catarro e tosse grassa,
è utile in caso di malattie legate al sistema nervoso, infezioni intestinali, infiammazioni della bocca e dolori reumatici,
contrasta la sinusite. In caso di sinusite si consiglia l’utilizzo di in decotto o di un infuso di alloro, per ridurre la secrezione nasale,
combatte le infezioni delle gengive, e l’abbassamento della voce,
Raffinati, 100% vegetali e 100% Made in Italy sono i due kit natalizi per la bellezza quotidiana di corpo, mani e labbra. I cosmetici sono Vegan Ok, senza petrolati, peg, parabeni, coloranti.
Donare una piacevole morbidezza a mani e labbra è possibile. Per contrastare il freddo e le screpolature sono stati, infatti, ideati due differenti prodotti: la crema mani realizzata con olio essenziale di Lavanda, e lo stick labbra particolarmente idratante e protettivo a base di burro di karitè e di jojoba.
Il cremoso shampodoccia e l’olio da massaggio di altissima qualità a base di olio di Rosa Mosqueta dell’Erboristeria Magentina idratano, tonificano e contrastano qualsiasi tipo di inestetismo cutaneo, regalando alla pelle e ai capelli la delicatezza di un petalo di rosa.
L’ingrediente certificato e ricavato da un’agricoltura biologica è contenuto, anche, nella crema viso con Revitalin® Rosa Mosqueta.
Dolce, fresca, morbida e vellutata come un fiore, la crema viso stimola la pelle a rigenerarsi e a contrastare la comparsa di macchie e rughe, grazie alla presenza di: burro di karité biologico, olio di jojoba, vitamina E, Vitamina C ed estratto di rosmarino. L’effetto più importante è dato dal Revitalin®, una glicoproteina di origine biotecnologica brevettata che aumenta la respirazione cellulare, ovvero la vitalità e l’energia delle cellule cutanee. Completano la formulazione i fiori di Bach Wild Rose e Rock Rose che contrastano la degenerazione, l’apatia e la stanchezza della pelle.
L’olio di Rosa Mosqueta rappresenta un vero e proprio elisir di giovinezza ricco di vitamine, principi nutritivi preziosi per qualunque tipo di cute, e di acidi grassi polinsaturi che stimolano energicamente la rigenerazione cellulare. Noto per le sue capacità cicatrizzanti, l’olio è consigliato in chirurgia estetica perché rende più veloce la guarigione delle ferite e ne migliora notevolmente l’aspetto, riducendo la formazione di cheloidi.
Ricavato dal fiore tipico del sud del Cile, l’olio è estratto nei laboratori interni dell’azienda Erboristeria Magentina con un ricercato sistema di spremitura a freddo e di accurata filtrazione che preservano l’integrità e la purezza dell’ingrediente, attraverso macchinari altamente tecnologici.
L’Erboristeria Magentina nasce nella prima metà dell’800 dalla passione di esperti farmacisti e conoscitori delle erbe officinali convinti di trovare nella natura tutte le risposte alle necessità di benessere e salute. Erboristeria Magentina è un marchio di Witt Italia Spa, il più grande Gruppo 100% italiano specializzato dal 1970 nei prodotti naturali per il benessere della persona e la cura totale del suo ambiente.
Le materie prime certificate e di qualità sono selezionate in modo minuzioso direttamente dall’azienda in Italia e nei Paesi produttori per creare un’ampia gamma di 230 referenze, oltre 70 oli essenziali e 40 tinture madre, per la cura e la bellezza della persona.
L’azienda piemontese rappresenta la vera essenza del Made in Italy: formula, produce, confeziona e distribuisce direttamente i suoi prodotti con un controllo totale dell’intero processo, dall’idea alla vendita.
Il Natale è, ormai, alle porte. Le strade si riempiono di luci, le case sono addobbate a festa e la corsa ai regali diventa frenetica. Sempre più persone sono alla ricerca del dono migliore che rievoca la calda e profumata atmosfera natalizia, per stupire, così, amici e parenti.
Per scandire i giorni rimanenti alla vigilia di Natale e per mantenere viva un’usanza molto popolare nei paesi di lingua tedesca, nasce la versione beauty del tradizionale Calendario dell’Avvento che si presenta con 24 caselline dove ogni giorno si trova un dono differente dedicato alla bellezza. Dalle creme per il viso a quelle per il corpo, dai bagnodoccia ai prodotti per il make up, dagli accessori agli addobbi per la casa sono le sorprese Bottega Verde contente nell’originale calendario, e tutte in un pratico formato “mini” da utilizzare in viaggio.
Pallina Bagnodoccia Aspettando Mezzanotte, Pallina Bagnodoccia Passeggiata sulla Neve, Alberello Bacio sotto il Vischio, Alberello Aspettando Mezzanotte, Campanella di Natale, e Casetta Passeggiata sulla Neve sono i simpatici nomi di altre idee regalo del brand toscano.
I mini cosmetici naturali con inebrianti essenze alla cannella, all’arancio, alla vaniglia e al vischio sono contenuti in cartoncini sagomati a forma di casetta, campanella, alberello di Natale o pacco dono. Ciascuna confezione è impreziosita con un nastrino colorato per essere appesa ai rami dell’albero o per addobbare la casa.
Una proposta interessante e sostenibile è la scatola cilindrica Carillon Bacio sotto il Vischio con la melodia di Jingle Bells, che contiene un burro corpo, una crema mani e una spugna verde. Per la vendita di ogni confezione, Bottega Verde devolve 1,50 euro alla Fondazione Mission Bambini, sostenendo un progetto che garantisce la possibilità di frequentare l’asilo nido ai bimbi di mamme single e di famiglie in difficoltà.
Per mariti, fratelli e padri nascono eleganti confezioni regalo con bagno doccia, shampoo e dopobarba. Legno marino, spezie e mix ebano e cachemire sono le profumazioni avvolgenti per la pelle del tuo lui. Ispirato alla tradizione italiana, il brand propone, anche, il bauletto metallico Barberia Toscana con all’interno sapone da barba, olio pre e dopo barba e pennello da barba.
Idee naturali e inebrianti per un Natale all’insegna della bellezza e che profuma di tradizione.
La principale preoccupazione per i genitori di un bambino con diabete? La riduzione del livello di zuccheri nel sangue e le crisi di ipoglicemia. È questo il vero incubo per 7 genitori italiani su 10, secondo l’indagine internazionale DAWN Youth promossa da International Diabetes Federation (IDF) e International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes (ISPAD), con il contributo di Novo Nordisk, e condotta su circa 7 mila bambini e ragazzi con diabete, sui loro genitori e sugli operatori sanitari.
Sono 18 mila, secondo i dati della Siedp, i bambini e gli adolescenti colpiti in Italia dal diabete tipo 1, la forma più grave della malattia che richiede la somministrazione dell’insulina, attraverso iniezioni da quattro a sei volte al giorno oppure l’impiego del microinfusore. Questi giovani sono assistiti da una rete di oltre 60 centri di diabetologia pediatrica, uniformemente distribuiti sul territorio nazionale. Nel complesso sono circa 300mila, per il Ministero della salute, gli Italiani, giovani e adulti, con diabete tipo 1.
“Il numero di giovani e bambini con diabete tipo 1 è in crescita, particolarmente nella fascia di età inferiore ai 6 anni. Soprattutto, esiste un’importante percentuale di giovani, circa il 30%, a cui la malattia viene diagnosticata solo quando si manifesta la chetoacidosi, una grave crisi dovuta all’impossibilità dell’organismo di utilizzare il glucosio come fonte energetica (per mancanza di insulina) che viene quindi sostituito con i grassi. Infatti, frequentemente i sintomi iniziali del diabete in un bambino sono spesso confusi con altre malattie”, dichiara Franco Cerutti, Presidente Siedp.
E proprio ai bambini tra i 3 e gli 8 anni con diabete tipo 1 è dedicata una nuova app, Pancry Life, ideata da AGDI Italia – Coordinamento tra le associazioni italiane giovani con diabete, patrocinata da SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica) e realizzata con il supporto non condizionato di Novo Nordisk. Pancry Life è la prima applicazione di tale genere progettata per iOS e Android (già disponibile per l’installazione su Apple Store e Google Play) e si pone a metà strada tra il gioco elettronico e lo strumento educativo.
Attraverso il gioco il bambino costruisce il proprio “avatar” e inizia l’avventura interattiva con l’aiuto di un simpatico personaggio parlante: Pancry, che lo aiuta e affianca in tutti i momenti cruciali del gioco, prettamente incentrato sull’esecuzione delle gestualità giornaliere atte a tenere sotto controllo e trattare il diabete. Ad esempio il bambino può imparare a gestire un episodio di ipoglicemia o iperglicemia a scuola o a scegliere i giusti alimenti ad una festa di compleanno senza incorrere in inconvenienti o a comportarsi in maniera corretta quando pratica attività fisica.
Pancry Life è stata sviluppata grazie alla consulenza medico-scientifica di Stefano Tumini, Responsabile Servizio di Diabetologia Pediatrica, Ospedale di Chieti.
“Mettono paura gli episodi di ipoglicemia, in particolare quelli notturni, nei propri figli preoccupi oltremodo i genitori non stupisce. Questo dato, che si riscontra in tutti i Paesi, deriva essenzialmente dalla paura delle conseguenze nell’immediato; dalle possibili manifestazioni della crisi ipoglicemica: palpitazioni, tremore, sino alle convulsioni e alla perdita di conoscenza, che in un bambino assumono caratteristiche ancora più drammatiche”, afferma Fortunato Lombardo, coordinatore del Gruppo di studio sul diabete della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp).
A seguito delle glaciazioni nella fascia prealpina, in un’area dolcemente collinare lambita da un clima mite, si è formata la verdeggiante e rigogliosa Franciacorta. In questo territorio a sud dell’azzurro lago d’Iseo, nasce Brut Green Vegan, il primo Franciacorta certificato secondo la filosofia e i criteri della qualità Vegana ideato da Mario Falcetti che dal 2008 dirige Quadra, azienda di proprietà della famiglia Ghezzi.
Vestito con una provocatoria etichetta verde, Brut Green Vegan non è esclusivamente un vino, bensì una visione, un modo di produrre, un’attenzione all’ambiente, l’unione tra tradizione e innovazione. “Il Vegan di Quadra è un vino, un’etichetta, un concetto rivoluzionario, almeno nell’attuale ambiente enologico, che a pochi mesi dal suo lancio occupa il 7% delle nostre vendite – riferisce Mario Falcetti, direttore della cantina –. Vegan rappresenta una maschera, un personaggio in cerca d’autore in cui ciascun individuo vede quello che vuol vedere. Un vino innovativo che solitamente è classificato di moda oppure estremista. In realtà, le motivazioni alla base di Green Vegan sono più profonde, articolate e complesse di quanto appare a prima vista”.
Il Franciacorta vegano è la naturale evoluzione e concretizzazione di un pensiero di Falcetti che ha adottato un percorso enologico a basso impatto ambientale e che rispetta i tempi della natura. “Non ho mai utilizzato chiarificanti, in particolare quelli di derivazione animale come albumina, gelatina, caseina, colla di pesce che hanno la capacità di fissare le proteine disperse nel vino, renderle più pesanti in termini di massa, e separale dal vino. Si parla di chiarifica perché si sottraggono le parti sospese all’interno della bevanda, migliorando il colore del vino – precisa l’enologo –. Il metodo vegano rende i nostri Franciacorta immediati, di notevole piacevolezza ed eleganza, ma soprattutto adatti ai palati più esigenti, anche in termini di sensibilità a determinati allergeni”.
Lavorare secondo tali principi e raccontarlo nella massima trasparenza ai clienti, ha suggerito all’azienda la possibilità di certificare il prodotto.
“Il mercato domestico è quello che noi gestiamo in maniera prioritaria – racconta l’enologo –. Quando affermavo che i vini sono privi di chiarificanti, sempre più acquirenti mi chiedevano una certificazione, così, mi sono rivolto al CSQA che mi ha consigliato di scrivere un disciplinare interno, certificato insieme al prodotto, dove anziché certificare delle negatività, attesto un concetto in positivo. Nasce, così, l’idea del vegano”.
Sempre a Falcetti si deve una lunga battaglia per la valorizzazione della tipologia Satèn, accompagnato da scelte comunicative audaci come il Gioco delle Cuvèe che ogni anno chiama esperti e critici a creare il proprio vino. “Satèn è un vino che rappresenta l’amore, un sentimento forte, costantemente alimentato, che travolge tutto, ma che possiede un equilibrio tra la fase razionale e irrazionale – riferisce l’enologo –. Sono stato il primo a credere in questa tipologia, prodotta esclusivamente in Franciacorta, all’interno di botti acciaio, e rappresenta l’unione tra: finezza, eleganza e bevibilità”.
Dalla sua ricerca e sperimentazione è nato anche EretiQ, l’unico Franciacorta a non utilizzare nell’uvaggio lo Chardonnay, scegliendo invece il blend di PinotNero e PinotBianco. “EretiQ nasce dalla volontà di esaltare due vitigni delicati ed eleganti, ma difficili da far esprimere: il Pinot Bianco e il Pinot Nero – precisa il direttore della cantina –. Ciò è possibile perché Quadra è una tavolozza su cui posso lavorare senza condizionamenti, con creatività, e dove esprimere la mia esperienza trentennale”.
L’esperienza lavorativa di Mario Falcetti inizia con il ruolo di massimo esperto di zonazione presso l’Istituto di San Michele all’Adige e l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV). Successivamente, Falcetti si dedica alla vita aziendale, prima alla direzione di Contadi Castaldi fino al 2008, e poi direttore di Quadra dove l’enologo è riuscito a conciliare i due importanti elementi: la ricerca e la direzione d’impresa.
“Sono arrivato a Quadra per conciliare il mondo della sperimentazione e della ricerca a quello imprenditoriale – spiega Mario Falcetti –. Con Quadra ho trovato nella famiglia Ghezzi un partner ideale, che ha permesso di esprimere questo concetto”.
Grazie a un approccio romantico non finalizzato esclusivamente al business, l’azienda ha sviluppato molti progetti con l’obiettivo di riportare al centro il vino, e la sua essenza come espressione di un terroir, donando alla bevanda un’identità più autentica. In un vino, infatti, non deve mai mancare un progetto. “Un vino senza un’idea non è altro che una bevanda – riferisce Falcetti –. Credo che un vino debba regalare un’emozione a chi lo beve. Ogni primavera mi propongo di modellare una nuova materia, ma lo spirito segue l’istinto come ha scritto sapientemente Patrick Sünskind nel romanzo IlProfumo, dove il protagonista afferma… formula, formula… non ho nessuna formula. Ho la ricetta nel naso”.
Il vino deve essere progettato pensando al futuro, infatti, il pensiero di Mario Falcetti è già proiettato al domani, per dar vita ogni anno un figlio, così ama definire i suoi vini, unico per blend, un’idea a termine, sviluppabile solo in quell’annata, perché come dichiara lo stesso enologo: “Ogni vino ha la sua genesi, la sua storia, un posto nella mia testa e nel mio cuore. Ognuno rappresenta un tratto del mio tragitto”.
G come gap, termine utilizzato per definire i bastoni con loft di circa 52 gradi.
O come organizzazione
L come LAY-UP, cioè un colpo di appoggio davanti al green o davanti a un ostacolo in modo da poter giocare il colpo successivo in sicurezza
F come forza
Sono i termini che Nicolò Cordio associa alle lettere che compongono la parola GOLF. Impegno, concentrazione, dedizione e rispetto delle regole sono alla base del golf e sono doti che caratterizzano il piccolo golfista siciliano.
“Per me il golf è uno sport di concentrazione. Se manca la concentrazione va tutto male – afferma Nicolò Cordio –. Bisogna prepararsi il più possibile e organizzarsi, prima di una gara: io controllo che nella mia sacca ci siano tutti i ferri, verifico che ci siano il guanto, le palline, i tee e il marchino. Se fa freddo un maglione e se piove l’ombrello. Poi vado a prendere lo score. Se ho un’ora di tempo prima della gara, patto sul putting green per 20 minuti, vado in campo pratica per 30 minuti e dopo mi alleno sul gioco corto e il bunker. Così sono caldo e carico per la gara”.
Nicolò partecipa alle competizioni e ai campionati della F.I.G. (Federazione Italiana Golf) e del circuito internazionale U.S. Kids. In quest’ultimo una figura importante è quella del caddie, e Nicolò preferisce farsi affiancare dalla sua mamma. “Mia mamma non gioca molto, ma conosce bene le regole, ed è soprattutto il mio mental coach – spiega –. È lei che mi aiuta a mantenere calma e self control. È stato invece mio papà a trasmettermi la passione per il golf. Ricordo che mentre lui gareggiava sui campi, io e mio fratello gemello quando avevamo 2-3 anni lo emulavamo sul putting green con finti ferri e mazze di plastica”.
A 4 anni, la prima lezione dei gemellini Cordio, con il maestro Norman Johnstone, più tardi, poi, si prepareranno anche con l’allenatore Giuseppe Marra.
La prima sacca con i ferri veri Nicolò l’ha avuta quando aveva 5-6 anni. Oggi, che ha 9 anni, possiede una nuova sacca Titleist con ferri e legni US kids, un sand Callaway da bambino e un putter Odyssey. Si allena tutti i giorni per tre ore, due quando si dedica anche al nuoto in piscina. Anche con vento e pioggia, o con condizioni metereologiche non favorevoli, lui è in campo ad allenarsi. “Dentro la mia sacca da golf c’è sempre il giubbino antipioggia e se c’è molto vento devo calcolare le possibili traiettorie che prende la pallina”. Nicolò insieme al gemello Andrea dedicano molto tempo agli allenamenti. “A volte iniziamo a fare i compiti alle 7 di sera e spesso non abbiamo neanche il tempo di giocare. Cerchiamo però di seguire qualche film. Pets, Mamma ho perso l’aereo, Il gioco più bello della mia vita sono tra i miei preferiti. Amiamo anche disegnare e da poco ho imparato la tecnica del ‘chiaro scuro’ per creare le ombre e dare trimensionalità agli oggetti. Tra i miei disegni: nature morte e poi scene e paesaggi di campi da golf”. Nicolò esegue fedelmente e con precisione ciò che gli viene spiegato: che si tratti di regola o tecnica, lui cerca di metterla in atto nel migliore dei modi ed è molto ambizioso.
E poi è il momento delle competizioni, quasi ogni settimana ce n’è una. “Prima di ogni gara mi concentro e penso di impegnarmi per giocare bene, per provare a scendere di handicap e magari vincere qualcosa. È nella mia stanza che conservo le coppe, le medaglie e i trofei vinti finora. Il trofeo a cui sono più legato è quello in vetro del Venice Open”, riferisce. È tutto siciliano, infatti, il terzo posto nella categoria Boys 9 in cui Nicolò ha rappresentato l’Italia con onore. Il Venice Open by U.S. Kids Golf, circuito internazionale dedicato agli under 18, in cui hanno gareggiato 300 ragazzi provenienti da 30 nazioni, ha avuto luogo nell’agosto 2016 sui meravigliosi percorsi di Play 54 (Galzignano Golf Club, Golf della Montecchia e Golf Club Frassanelle).
Il piccolo Cordio, di recente, ha partecipato anche all’European Championship U.S. KIDS, giocato in Scozia, e al World Championship U.S. KIDS, in Carolina del Nord. “Per me rappresentare l’Italia significa impegnarmi al massimo delle mie capacità, mettercela tutta! In America durante la parata abbiamo cantato l’inno nazionale e gridato cori italiani. Conosco a memoria tutto l’inno di Mameli e cantarlo mi fa sentire italiano”.
Il piccolo golfista ama anche lo sci e il calcio, da guardare in tv o allo stadio, o da praticare con i suoi amici.
Vedi il golf come il tuo sport anche per il futuro?
“Sì, e spero di diventare un grande giocatore e di entrare a far parte dei primi 50 al mondo”, risponde Nicolò.
I suoi campioni preferiti? RoryMcllroy e Bubba Watson, che ammira per la loro potenza, Jordan Spieth per la precisione, Matteo Monassero per la bravura sul putter e Francesco Molinari per la regolarità nel gioco.
Gli auguriamo con tutto il cuore che i suoi sogni si realizzino!
I campi da calcio con erba naturale sono ancora di gran lunga i più diffusi negli stadi e i più amati dalla maggior parte dei calciatori professionisti. La loro composizione naturale fornisce ai giocatori la percezione di disputare una partita su una superficie “viva” e in grado di emanare l’inconfondibile profumo dell’erba, senza trascurare gli effetti benefichi che i tappeti erbosi naturali hanno sull’ambiente.
Un campo da calcio in erba naturale della dimensione di 7.000/8.000 m² è in grado di catturare e assorbire 12 tonnellate di anidride carbonica (CO2) all’anno, migliorando, così, la qualità dell’aria. Oltre a ridurre le emissioni di CO2, il campo erboso riduce maggiormente il calore rispetto al terreno nudo o ai materiali sintetici, attraverso il processo di evapotraspirazione. In una giornata estiva un tappeto di un ettaro è capace di rilasciare 20 mila litri di acqua nell’atmosfera.
Nell’anno che si annuncia come il più caldo della storia secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO), l’associazione Assosementi che riunisce le aziende sementiere italiane rilancia il ruolo prati naturali nella progettazione del verde urbano, e sportivo con il portale pratinaturali.it, con lo scopo di contribuire al dibattito sulla sostenibilità ambientale.
“L’utilizzo e la scelta del prato naturale nei da campi da calcio, da rugby e per le attività ippiche si deve molto alla crescita di una cultura ambientale diffusa presso aziende ed enti in Italia – riferisce Mauro Frigo, Coordinatore del gruppo di lavoro sui tappeti erbosi di Assosementi –. A un anno esatto dalla conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (COP 21), il tema della sostenibilità è tornato alla ribalta nel dibattito pubblico e questo avvantaggia il nostro settore”.
Il rinnovato interesse per i prati naturali è partito dagli Stati Uniti in anni recenti e si sta diffondendo anche in Italia, dei segnali positivi giungono dagli enti locali che vedono nel tappeto erboso naturale un vantaggio per la maggiore sostenibilità sia economica che ambientale.
I tappeti naturali sono una risorsa per migliorare l’ambiente e restituire alle attività sportive all’aria aperta le emozioni che solo un prato può dare.
Ci sono molti modi per produrre un letto, un tavolo o una scrivania. E dormire, mangiare, studiare su un mobile ecologico, realizzato con cura, fa la differenza. Una differenza che si vede nella ricerca delle forme, nei dettagli delle lavorazioni e nella ricerca dei materiali. Sono, infatti, sempre più diffusi gli arredi per interni ed esterni in legno ricavati da foreste correttamente gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Una categoria di prodotti ecosostenibili che si arricchisce sempre più.
Speaker, cuffie e sistemi audio sono gli articoli earth-friendly rispettosi dell’ambiente e pensati per tutti gli appassionati della buona musica realizzati con: legno certificato FSC, canapa recuperata, cotone organico, tela, bambù, metalli riciclabili e upcycled REWIND™, un tessuto composto da fibre ottenute da bottiglie di plastica riciclate (PET riciclato).
I sistemi audio “green” nascono dall’amore per la musica e per la natura della famiglia Marley che, con l’azienda The House of Marley, ha dato vita a una realtà imprenditoriale fondata su tre punti chiave: qualità, eco-sostenibilità e responsabilità sociale. Proprio da questa filosofia, nascono Get Together Mini e Bag of Riddim 2, i due nuovi sistemi audio portatili e da appoggio, e un nuovissimo giradischi dal mood un po’ retrò Stir It Up. Uno strumento per ascoltare i dischi in vinile e per rivivere un rituale fatto di gesti, emozioni che possiede sempre il suo fascino. Il giradischi, inoltre, è dotato di uscita USB per trasferire la musica da vinile a computer, permettendone l’archiviazione digitale.
Per gli amanti della musica e dello sport, sono disponibili auricolari e cuffie totalmente ecosostenibili in ceramica zirconio, legno certificato FSC e alluminio altamente riciclabile. Tutti i sistemi audio sono contenuti in un packaging prodotto per più del 90% da materiali riciclabili.
Il design urban originale, la scelta dei materiali, la qualità del suono e i costi accessibili sono i punti chiave per rispondere ai principi e alla filosofia di 1Love, il movimento globale avviato dalla famiglia Marley che sostiene diverse associazioni di charity e promuove iniziative e cause benefiche dedicate ai giovani, alla tutela del pianeta e alla pace.
Gli articoli del brand sono attualmente disponibili in oltre 20 paesi del mondo dal Nord America all’Europa, dall’Australia all’America Latina, dall’Asia al Medio Oriente.
Il dolore è un fenomeno fisiologico che funge da campanello d’allarme per segnalare al nostro organismo che qualcosa si sta danneggiando, o si è già guastata. Dopo tale sintomo si possono mettere in atto meccanismi di prevenzione o contenimento del danno. Quando il dolore diventa cronico, diventa patologico, porta a severe condizioni di disabilità e non permette un’attività sportiva costante, diventa un grande problema.
Il dolore si può distinguere in nocicettivo, infiammatorio acuto, infiammatorio cronico e neuropatico.
Il dolore nocicettivo è la risposta fisiologica a un evento lesivo, il dolore infiammatorio fa parte del meccanismo dell’infiammazione, in fase acuta è fisiologico se cronico rientra nella patologia come il dolore neuropatico associato ad alterazioni strutturali e dei rapporti tra i neuroni spinali e cerebrali.
È indubbio che oggi sono aumentati in modo naturale le patologie croniche di tipo doloroso: osteoartrite, fibromialgia, mal di schiena e di conseguenza l’uso di farmaci antidolorifici. Molti scienziati ritengono che questo sia in parte dovuto al cambiamento di alimentazione avvenuto recentemente e sbilanciato verso cibi di origine industriale. Ovviamente il problema è molto complesso e riguarda anche lo stile di vita, la sedentarietà, lo stress, l’inquinamento, l’abuso di farmaci, ma senz’altro l’alimentazione è un fattore sul quale tutti noi con un po’ di buona volontà possiamo intervenire.
Una corretta nutrizione è alla base di ogni processo fisiologico, cattive scelte alimentari apportano “tossine” che alterano i sistemi biologici dell’organismo e “veleni” che ritardano i processi di guarigione. Una corretta alimentazione, invece, apporta le sostanze necessarie per la guarigione spontanea del corpo e deve essere chiaro il concetto che la nutrizione per la sua influenza epigenetica è più importante della genetica.
Ci sono alcune regole fondamentali nell’ottica di un’alimentazione antidolorifica:
– non immettere veleni nel corpo, quali saccarina, aspartame e acidi grassi idrogenati;
– non assumere alimenti ricchi di zuccheri e le farine raffinate raffinati, e succhi di frutta;
– preoccuparsi di avere una buona funzionalità intestinale e una flora batterica salutare consumando più verdure ricche di fibre, cibi fermentati, limitando la carne rossa e assumendo integratori specifici.
Giuseppe Piccione,
laureato in scienze biologiche
dottorato di ricerca in chimica degli alimenti
esperto in qualità ed igiene degli alimenti e nutrizione umana.
È dal 1935 che le mani esperte e sapienti degli artigiani italiani danno vita a borse, scarpe e cinture realizzate con cura e passione. Questa è la missione di Araldi 1930.
Dopo quasi un secolo, l’intera produzione è ancora affidata ai mastri artigiani che trascorrono ore intere nei due siti produttivi lombardi di Vimercate (Brianza) a selezionare la pelle pregiata, conciarla con pazienza, e cucirla con un’attenzione minuziosa a ogni singolo punto. Una scelta forte della famiglia Pierpaoli che da quattro generazioni mostra il profondo legame con il territorio, e con le proprie radici. “Le borse e le cinture sono realizzate dalla storica azienda brianzola William srl, che da trent’anni produce accessori anche per Cartier, Kiton e Louboutin – precisa Anzhela Nissen, showroom Manager di Araldi –. Le scarpe sono, invece, confezionate nelle Marche, mentre le fibbie delle cinture a Firenze”.
Famoso per le piccole ed evocative botteghe artigianali, il capoluogo toscano è la città in cui avviene anche la tintura delle pelli. “Acquistata nel colore naturale, la pelle è successivamente inviata a Firenze per essere tinta con differenti tecniche e colorazioni naturali fissate e rese resistenti all’acqua, al sudore e agli agenti atmosferici – spiega la showroom Manager –. Un lavoro manuale che richiede differenti ore di manodopera. Il vitello tamponato a mano è disponibile in 24 colori e richiede una lavorazione di 36 ore, mentre la pelle di coccodrillo è presente in 32 colorazioni, ed è procurata dagli stessi fornitori delle maison Hermès e Cartier”.
Pelle di struzzo, coccodrillo, squalo, vacchetta, vitello, tourillion e alpina, un pellame lussuoso e anti graffio, sono alcune materie prime utilizzate dal brand brianzolo. “Tutti i pellami provengono dall’Italia, dalla Francia, dall’Australia e dal sud America, e poi mixati per dar vita ad abbinamenti casual e chic”, riferisce Anzhela Nissen.
Sono, proprio, le materie prime a guidare l’ispirazione per le collezioni Araldi. Le pelli, i metalli preziosi e i tessuti pregiati definiscono le forme e le funzionalità di borse, scarpe, cinture e accessori che compongono le quattro collezioni del brand: Jazz, Essenza, Skyline e Janus.
Per la prossima stagione SS 2017, Araldi ha ideato la prima Women’s Capsule Collection, due pochette da sera disponibili in due eleganti colorazioni blu e argento metalizzato. Le borse sono prodotte con pelle esotica e vitello in vernice liscia adornata con una catena staccabile in oro o argento. Ogni accessorio è arricchito con pratiche tasche per conservare in modo ordinato ogni oggetto inserito.
“Qualsiasi articolo è personalizzabile dal colore al pellame, alla chiusura – precisa Nissen –. Gli accessori sono, inoltre, acquistabili in America, in Asia, in Russia, a Venezia presso l’hotel Danieli e nel nostro showroom a Milano in via Montenapoleone”.
LE COLLEZIONI PER LA STAGIONE SPRING/SUMMER 2017.
Jazz è stata presentata per la prima volta nel 2016. Portadocumenti, zainetti, tote bag, briefcase, e borsoni realizzati con materiali più leggeri, resistenti e impermeabili. Le chiusure a soffietto si combinano con prestigiose chiusure, creando una linea moda adatta all’ufficio.
Adeguata per il lavoro e per la vita di tutti i giorni, la collezione Essenza possiede un design versatile. Briefcase, tote bag, messanger e zainetti creati in vacchetta dal colore naturale e la metalleria risulta invisibile.
L’ever green del brand è la linea Skyline ideata con la tecnica del tamponato rigorosamente rifinita a mano. La collezione 2017 è stata riprogettata per rendere la struttura più morbida con le maniglie poste lateralmente, mentre la metalleria è resa più elegante e sottile. Un perfetto matrimonio tra design e nuovi colori.
Non possono mancare i pezzi iconici prodotti in coccodrillo della collezione Janus, arricchiti dal nuovo lucchetto reversibile, un lato con la rifinitura palladio per un look elegante, mentre il secondo lato più classico con dettagli in cocco per una clientela più sofisticata.
Smog, stress, fattori ambientali e una beauty routine inadeguata sono le principali cause della disidratazione cutanea, un vero e proprio problema dermatologico che sorge intorno ai 25 anni, caratterizzato da una pelle scarsamente elastica e visibilmente rovinata. L’acqua, infatti, è un elemento indispensabile per avere una pelle liscia, luminosa e che non lascia trasparire i segni del tempo. Una corretta idratazione consente, quindi, di mantenere un aspetto giovanile, esaudendo, così, “l’eterno desiderio” di donne e uomini.
Dagli studi condotti dal Premio Nobel Peter Agre sul funzionamento dei canali biologici dell’acqua (acquaporine), i ricercatori Artistry hanno sviluppato un trattamento specifico per la cura e la conservazione dell’idratazione. Il programma si basa su un innovativo approccio suddiviso in tre fasi: arricchire la pelle con acqua idratante allo stato puro, organizzare le componenti cellulari nell’epidermide e sigillare lo strato corneo, la barriera più esterna della pelle. Nasce, così, Artistry Hydra-V, una linea ideata con la formula Hydra Complex che contiene rari ingredienti naturali.
L’acqua pura dei fiordi norvegesi, i minerali delle rocce rosa dell’Himalaya e le bacche di Acai hawaiano sono i tre elementi purissimi contenuti all’interno dei cosmetici
Filtrata dalla speciale sabbia di quarzo di Eresfjord, l’acqua pura dei fiordi norvegesi dona una freschezza immediata agli strati superiori della pelle. I minerali delle rocce rosa dell’Himalaya rimpolpano l’epidermide e donano un’immediata idratazione, mentre le bacche di Acai hawaiano sono ricche di antiossidanti, acidi grassi, e mantengono l’idratazione negli strati cutanei.
La beauty collection Hydra-V è composta da 8 cosmetici: detergente schiumoso rinfrescante, tonico rinfrescante, siero concentrato rivitalizzante, gel idratante rinfrescante, crema gel nutriente, crema idratante reintegrante, crema-gel contorno occhi rinfrescante e maschera idratante.
La maschera idratante rappresenta l’ultima frontiera dell’idratazione, in quanto dona alla pelle un aspetto più fresco e sano per 8 ore.
Ogni foglio in microfibra della maschera contiene un’essenza concentrata a base di acqua dei fiordi norvegesi, e acido ialuronico che trattiene l’acqua per una quantità pari a 1.000 volte il suo peso. Per ottenere il massimo dell’idratazione, la maschera va lasciata agire per 20 minuti.
Il prodotto in questione e l’intera linea cosmetica possono adattarsi a tutti i tipi di pelle, e per un maggiore benessere Artistry Hydra-V può essere affiancata dagli integratori alimentari Truvivity by Nutrilite che nutrono e regalano struttura alla cute dall’interno, partendo dagli strati più profondi.
Possedere una pelle sana rappresenta una priorità fondamentale per godere di uno stato di salute ottimale. Una beauty routine completa con cosmetici ricchi d’acqua mantengono l’epidermide luminosa e giovane, ritardando, così, la comparsa dei tanto temuti segni del tempo.
Simone Lucci
Fondata nel 1958, Artistry offre trattamenti intensivi anti-aging clinicamente testati, e prodotti di make-up per labbra, occhi e volto. Le formule innovative sono il risultato di ricerca, sviluppo e controllo qualità garantiti da una rete di oltre 900 scienziati diretti da un consiglio di consulenti scientifici e accademici. La distribuzione avviene tramite una rete composta da oltre 3 milioni di incaricati alle vendite AmwayTM in più di 100 paesi e territori.
La psicosi si manifesta con deliri e allucinazioni, comprendendo generalmente anche sintomi come il parlare in modo sconnesso, il comportamento disorganizzato e gravi distorsioni nella percezione della realtà. La psicosi può essere considerata quindi come un insieme di sintomi in cui è compromessa la capacità mentale di una persona, la sua risposta affettiva e la capacità di riconoscere la realtà, di comunicare e di relazionarsi con gli altri.
La schizofrenia è uno dei disturbi psichiatrici più complessi e meno compresi, ed è in genere definita come una condizione cronica e debilitante. Le persone che ne sono affette riescono a mantenere una buona condizione di equilibrio e benessere fisico e mentale, riescono a mantenere il loro lavoro e ad avere delle buone relazioni familiari e sociali. La manifestazione clinica della schizofrenia è abbastanza eterogenea, e comprende sintomi che vanno dalle allucinazioni, ai deliri, a discorsi e comportamenti sconnessi, all’apatia, alla mancanza di motivazione, ai deficit cognitivi.
Secondo dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sono circa 24 milioni le persone che nel mondo soffrono di schizofrenia a un qualunque livello. La malattia si manifesta in percentuali simili negli uomini e nelle donne. Nelle donne si osserva la tendenza a sviluppare la malattia in età più avanzata. In Italia sono circa 300 mila le persone che soffrono di questo disturbo. Coloro che si ammalano appartengono a tutte le classi sociali. Non si tratta, pertanto, di un disturbo causato dall’emarginazione o dal disagio sociale.
Uno degli aspetti problematici nella gestione della schizofrenia che emerge dalla survey “Addressing misconceptions in schizophrenia” riguarda proprio la gestione e l’adesione alla terapia; i pazienti infatti spesso non sono in grado di ricordarsi quando assumere la terapia e devono far riferimento ai caregiver (55%) o al personale sanitario (50%). Ancora esiguo (10%) il numero di pazienti che si avvalgono di device tecnologici.
“Nel momento in cui il paziente ha superato la fase di acuzie, di ‘emergenza psichiatrica’ – spiega Eugenio Aguglia, Presidente Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF) – è consigliabile instaurare immediatamente una terapia long acting, con gli antipsicotici di II generazione, perché diventino la premessa per migliorare e accelerare molto il reinserimento lavorativo e quindi concretizzare la riabilitazione del paziente, non solo in termini sociali, ma socio-relazionali e riabilitativi”. Uno dei principali problemi della schizofrenia è la mancanza di consapevolezza della malattia da parte del paziente, la cui adesione al trattamento può essere facilitata nel caso di terapie con un LAI. In questo contesto, Janssen ha contribuito all’evoluzione dello scenario farmacologico attraverso numerose molecole antipsicotiche, di prima e di seconda generazione. In particolare, fin dal 2009 negli USA e dal 2012 in Italia, è disponibile per le persone affette da schizofrenia la formulazione mensile di un antipsicotico LAI (long-acting injectable) e dall’agosto del 2015 la Food and Drug Administration (FDA, ente regolatorio in USA) ha approvato il primo farmaco antipsicotico long-acting a formulazione trimestrale.
La terza dimensione, quella sociale con il reinserimento del paziente psicotico nella vita di tutti i giorni, prevede diverse attività con l’obiettivo finale di migliorare l’indipendenza e il benessere soggettivo del paziente e favorire l’integrazione nella società e le opportunità d’inserimento lavorativo. In questa dimensione gioca un ruolo importante l’attività fisica. “Negli ultimi anni si sono accumulati numerosi studi sul valore dell’esercizio fisico nelle persone affette da schizofrenia – dichiara Emilio Sacchetti, Past President della Società Italiana di Psichiatria (SIP), Professore Ordinario di Psichiatria e Direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’ASST Spedali Civili di Brescia – i dati sono tanti e, direi, molto forti nel senso che le evidenze non lasciano dubbi sull’importanza degli effetti positivi e dei benefici che l’attività fisica, intesa non come sport competitivo bensì come esercizio regolare e costante, ha nel ridurre e migliorare i sintomi tipici delle psicosi, le performance cognitive e il benessere complessivo del paziente”.
Proprio per rispondere a queste esigenze, nei mesi scorsi è stato lanciato il progetto TRIATHLON, promosso da Janssen in partnership con Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF), Fondazione Progetto ITACA Onlus, ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna) e Federazione Italiana Triathlon (FITRI). Superare le criticità nel trattamento della psicosi e permettere un reale ritorno dei pazienti alla vita sono gli obiettivi dell’innovativo progetto “TRIATHLON – Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi”. Si tratta di un programma innovativo per promuovere il recupero e il reinserimento dei pazienti attraverso un approccio integrato, basato sul coinvolgimento di tutte le figure chiave dell’assistenza, lungo tre dimensioni fondamentali – clinica, organizzativa e sociale – che da febbraio ad oggi ha già coinvolto numerosi DSM (Dipartimenti Salute Mentale) sul territorio.
Ora in Lombardia è in partenza proprio la “dimensione sociale” del progetto, con le attività organizzate con i trainer della FITRI (Federazione Italiana Triathlon), che guideranno i pazienti fino a culminare nel Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale, ma non solo: c’è anche una novità che riguarda il reinserimento socio-lavorativo delle persone con psicosi, realizzata con il supporto di ONDA. “Uno dei problemi della malattia psichica è l’abbassamento dell’autostima da parte dei pazienti – spiega Francesca Merzagora, Presidente ONDA, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna – proprio per supportare questo aspetto così vitale abbiamo pensato a una modalità innovativa per potenziare la dimensione sociale e il reinserimento socio-lavorativo dei pazienti: la dotazione di un patentino europeo del computer”.
L’iniziativa coinvolgerà nell’arco di un anno circa 100 pazienti in tutta Italia e 37 Dipartimenti di Salute Mentale, in quasi tutte le Regioni italiane. Alla fine del 2016 si saranno svolti 60 eventi formativi e altrettanti se ne terranno nel 2017.
Il progetto TRIATHLON in numeri:
37 Dipartimenti di Salute Mentale in tutta Italia
più di 3.000 tra medici e operatori sanitari
3 società scientifiche
120 eventi formativi (ECM)
3 discipline sportive
2 tool digitali dedicati
Il primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale
60 incontri con trainer sportivi certificati ed esperti sul corretto stile di vita
I primi risultati del progetto TRIATHLON a otto mesi dal suo lancio
Da febbraio a ottobre 2016 nell’ambito del progetto TRIATHLON sono stati effettuati già:
40 eventi formativi (ECM) in 15 Regioni italiane (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) che hanno visto il coinvolgimento di circa 500 fra medici e operatori sanitari;
4 corsi sportivi tenuti da trainer FITRI nelle Regioni di Sicilia, Marche, Abruzzo e Calabria, a cui hanno preso parte circa 250 pazienti;
100 pazienti coinvolti nei corsi per la patente europea del computer (ECDL).
In Lombardia sono stati già ospitati 11 incontri formativi ECM sui 28 totali previsti per la Regione, che hanno visto il coinvolgimento di ben 696 professionisti della salute suddivisi fra medici e operatori sanitari.
Gli incontri sportivi organizzati dalla FITRI partiranno dal 18 ottobre e riguarderanno 7 ASST delle province di Milano, Pavia, Bergamo, Rho, Monza e Mantova. Per ogni incontro è prevista la partecipazione di circa 60 pazienti (per un totale complessivo di circa 500 pazienti).
Inoltre per 14 pazienti stanno per partire i corsi per la patente europea del computer ECDL.
IL TRIATHLON
Il triathlon è uno sport nuovo e moderno, che raggruppa tre discipline (nuoto, ciclismo e corsa) da praticare in gara in un’unica prova, senza soluzione di continuità. I concorrenti devono infatti passare senza interruzioni da una frazione all’altra, dimostrando capacità di forza e resistenza. La sua nascita viene fatta risalire agli anni ‘70, nelle Hawaii, tra militari americani che (così si narra) a seguito di una scommessa, decisero di combinare le tre specialità in un’unica gara, quella che poi ha fatto la leggenda di questo sport, l’Ironman.
Da quel momento il triathlon si è diffuso in maniera esponenziale, soprattutto negli ultimi vent’anni. Praticanti, squadre, gare e Paesi che promuovono questa disciplina si sono moltiplicati, così come si sono diversificate le distanze, rendendo questo sport accessibile a chiunque e a ogni età. Il triathlon, infatti, secondo le distanze da percorrere, si suddivide in quattro tipi di competizione: Sprint (0,750 km nuoto, 20km bici, 5 km corsa), Olimpico (1,5 km nuoto, 40 km bici, 10 km corsa), Medio (2,5 km nuoto, 80 km bici, 20 km corsa) e Ironman (3,8 km nuoto, 180 km bici, 42 km corsa).
In Italia la prima gara sulla distanza olimpica si è svolta ad Ostia (Roma) nel 1984 e da lì è partita la storia della federazione italiana: la F.I.TRI (Federazione Italiana Triathlon), riconosciuta Federazione Sportiva Nazionale dal CONI con il debutto olimpico del triathlon nel 2000 a Sidney. Fanno parte della FITRI anche discipline derivate quali il duathlon (corsa e ciclismo), l’aquathlon (corsa e nuoto), il winter triathlon (corsa, ciclismo, sci da fondo) e il cross triathlon (nuoto, mountain biking, trail running).
Nel 2016 è divenuta anche Federazione Paralimpica ed ha fatto il suo debutto nelle Paralimpiadi di Rio conquistando la medaglia d’Argento con Michele Ferrarin e la medaglia di Bronzo con Giovanni Achenza.
Oggi in Italia ci sono oltre 22.000 tesserati e 426 società sportive e vengono disputate ogni anno oltre 450 gare con una media di circa 500 concorrenti, in grande maggioranza agonisti amatori. Un importante impulso alla diffusione di questo sport è stato fornito dai tesseramenti di giornata, introdotti 3 anni fa, che hanno permesso a tanti appassionati di provare la multidisciplina e condividerne valori e benefici. La prima volta di una tappa della World Cup in Italia nel maggio 2016 a Cagliari e il lancio del circuito Grand Prix dal 2014 sono stati senz’altro due tappe fondamentali per la visibilità e la crescita di questo sport in Italia.
Il Triathlon è lo sport del nuovo millennio e dell’uomo moderno che accetta le sfide, che fa e sa fare più cose sempre più varie, a stretto contatto con la natura.
L’attività federale è rivolta all’olimpismo, all’attività di alto livello, alla promozione sul territorio, giovanile, scolastica e alla formazione tecnica e amatoriale. Grande attenzione viene dedicata alla qualità dell’organizzazione degli eventi di profilo nazionale e internazionale in Italia.
Mangiare è uno dei piaceri della vita. “Mangiare bene” non significa solo saziarsi, ma dare la giusta importanza a un’alimentazione varia ed equilibrata, caratterizzata dall’assunzione bilanciata dei vari nutrienti. La salute, infatti, si costruisce a tavola sulla base del cibo che assumiamo.
Sono molti i cibi di cui scientificamente è stata appurata la funzione preventiva, curativa e che dal loro abbinamento nascono piatti salutari. Su questo principio si fonda la nuova frontiera della nutrizione, una cucina che non si basa sul conteggio di calorie o sulla messa in atto diete drastiche, ma improntata sull’attenzione ai cibi definiti funzionali. Con alimento funzionale si definisce un prodotto fresco che mantiene o conferisce uno stato di benessere psico-fisico. La scelta del cibo, la tracciabilità e la cottura sono sicuramente degli aspetti fondamentali per stare bene.
A creare tale modello alimentare è Milly Callegari, la farmacistachef, così ama definirsi, laureata in farmacia e che per anni ha diretto l’attività di famiglia, senza abbandonare la passione per la cucina. Il suo amore ai fornelli l’ha portata a intraprendere un percorso sulla conoscenza degli alimenti e sulle tecniche culinarie, specializzandosi in terapie naturali, diventando fitoterapista, aromaterapista e omeopata.
Nei menù di Milly Callegari, gli abbinamenti degli ingredienti sono scelti al fine di creare sinergia e potenziare l’effetto funzionale. Unire il pesce azzurro con i formaggi ricchi di calcio permette di creare una miglior assimilazione del calcio attraverso la vitamina D data dal pesce, oppure i ravioli con farcia di vongole e Parmigiano. Il formaggio in questione rappresenta la fonte di calcio necessario per rendere assorbibile dall’intestino la vitamina B12 contenuta nei molluschi. Una cucina curata e attenta che si può assaporare a Cascina Macerina a Bastida Pancarana in provincia di Pavia.
Altri importanti consigli per un’alimentazione funzionale?
I vegetali contengono vitamine, sali minerali, zuccheri, carboidrati, proteine e vitamine idrosolubili e liposolubili. Per la maggior parte dei vegetali è consigliata la cottura in tegame, con poca acqua e senza raggiungere la bollitura, in quanto le vitamine idrosolubili evaporano. Olio, limone o burro sono i condimenti preferibili per una migliore assimilazione delle parti liposolubili e della vitamina C.
I frutti “colorati” contengono sostanze della famiglia dei flavonoidi con azione antiossidante. Il calore eccessivo riduce le loro proprietà benefiche per tale motivo è meglio privilegiare una cottura a vapore, o il consumo fresco.
I legumi sono ottimi perché forniscono proteine vegetali che nulla hanno da invidiare a quelle animali. L’acqua dell’ammollo deve essere gettata perché contiene anti-nutrienti, e la cottura deve essere lenta, in acqua che sobbolle a fiamma bassa. I piselli e le fave freschi sono gli unici legumi che si possono assumere crudi.
Per la carne è fondamentale scegliere la giusta cottura. L’alta temperatura favorisce la reazione di Maillard che crea la gustosa crosticina, però favorisce la formazione di sostanze tossiche ritenute cancerogene. La via migliore per mantenere integri i nutrienti è la cottura a bassa temperatura. Salsa di soia, miele, limone e zenzero fresco sono i corretti ingredienti con cui cuocere le carni bianche.
In camicia, alla coque, in forno sono le cotture perfette per le uova. Per allontanare il problema di colesterolo e grassi è consigliato l’utilizzo dell’albume perché è costituito prevalentemente da acqua e proteine. Gli albumi montati a neve, distribuiti su una teglia passata in forno permettono di dar vita a un piatto digeribile, privo di grassi e gustoso.
Per una corretta assimilazione, il nostro organismo deve scindere le molecole degli alimenti nelle loro parti più piccole, per cui è preferibile assumere zuccheri semplici come il miele, un potente antiinfettivo e antiinfiammatorio. Anche il fruttosio è uno zucchero semplice, ma ha la caratteristica di fermentare nell’intestino.
Un sapere scientifico mixato all’arte di saper mangiar bene per una vita sana ed equilibrata, senza trascurare il gusto.
Due giovani donne dallo sguardo fiero, deciso e con capelli simili a chicchi di uva è il simbolo dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, 650 iscritte che rappresentano tutte le categorie della filiera vitivinicola, dal vigneto alla cantina, dalla tavola alla comunicazione. È uno dei sodalizi più attivi nel vasto scenario enogastronomico, e un’interessante espressione dell’imprenditoria femminile.
Donne, Vino e Bellezza è il must del 2016 espresso da Donatella Cinelli Colombini, Presidente dell’Associazione, che ha deciso di sostenere e premiare la nobile opera del Professor Vincenzo Rapisarda e della Onlus ALMaUST (Associazione Lombarda per la Malattia da Ustione) da lui fondata. Sabato 12 novembre 2016, infatti, per appoggiare l’azione del dottor Rapisarda in favore dei grandi ustionati, l’Associazione Donne del Vino mette all’asta le bottiglie più pregiate e rare nelle Cantine Fratelli Berlucchi di Borgonato di Cortefranca, Brescia.
La struttura con affreschi del ’300 e del ’500 è la storica e affascinante cornice dell’asta. Un appuntamento imperdibile per i collezionisti dove i lotti sono battuti dalla wine educator-sommelier Alessandra Fedi, e a chi effettua una donazione di 50 Euro a favore di ALMaUST Onlus, entro il 12 novembre, è assegnata una confezione di vini delle Donne del Vino.
I proventi sono utilizzati per cancellare i terribili danni provocati da ustioni, e consentire a tutti gli individui di tornare all’aspetto normale attraverso il lavoro scientifico e umanitario del Professor Vincenzo Rapisarda, fondatore e Presidente di ALMaUST e Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Centro per Grandi Ustionati dell’Ospedale Cà Granda Niguarda di Milano. L’opera di Rapisarda non si ferma all’Italia, ma si apre ai grandi ustionati delle zone più povere del mondo.
Con il premio al Professor Rapisarda, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino intende riconoscere il suo impegno costante e profondo verso chi è vittima di gravi insulti alla propria persona, unendo scienza e professionalità a una profonda sensibilità umana.
Simone Lucci
Per l’offerta: Conto corrente intestato ad ALMaUST Onlus: IT55 T 05048 01798 000000038114 Precisare nella causale: Donazione Donne del Vino per ALMaUST Onlus insieme a nome, indirizzo e codice fiscale per spedire il vino a domicilio.
In alternativa, con carta di credito/PayPal sul sito www.almaust.org cliccando “Donazioni” e “Dona con Le Donne del Vino”.
L’olio è probabilmente l’ingrediente che meglio si presta a sostituire il burro che è ricco di colesterolo e lattosio, e la margarina che contiene olio di palma o grassi idrogenati. Forse non tutti sanno che l’olio può essere usato al posto del burro in quasi tutte le preparazioni dolci, riducendone il quantitativo del 20% si ottengono sfiziose e soffici delizie. Tutte molto più digeribili.
Calcolare la quantità di alimento da utilizzare è diventato più semplice grazie all’olio extra vergine d’oliva spalmabile Reolì. In nomen omen. Reolì nasce, infatti, sfruttando le conoscenze derivate dalla reologia, coniugate con la parola olio. Conservato in packaging 100% riciclabile, l’olio spalmabile risulta un valido alleato della salute come dichiara: Eugenio Conforti, presidente Reolì.
Qual è la motivazione che ha portato alla nascita dell’olio spalmabile? Da tempo, il gruppo di ricerca del Laboratorio di reologia e ingegneria Alimentare dell’Università della Calabria persegue ricerche per rispondere all’esigenza di mangiare in modo più sano, ponendo attenzione alle problematiche salutistiche. L’olio extra vergine d’oliva è un prodotto benefico e cardine della dieta mediterranea, ma allo stato liquido molti utilizzi gli sono interdetti. Unire le caratteristiche salutistiche dell’olio d’oliva, in particolare extra vergine, alla consistenza simil solida ottenuta con mezzi fisici e non chimici, consente all’alimento di essere adeguato ad applicazioni finora improponibili. Da questa base sono partite le ricerche.
Dall’idea di chi nasce il prodotto? Come tutte le idee, anche questa è frutto della collaborazione tra i diversi ricercatori che hanno operato nel settore della reologia degli alimenti.
Da chi è stata condotta e commissionata la ricerca? La ricerca è stata condotta sotto la guida del prof. Bruno de Cindio (ordinario di reologia) con i dottori di ricerca: Domenico Gabriele (ricercatore universitario), Noemi Baldino e Francesca Romana Lupi (assegniste di ricerca). Insieme sono giunti a un risultato che soddisfa tutte le richieste. La ricerca non è stata commissionata. L’alimento è il risultato degli avanzamenti cognitivi nella reologia, e nella termodinamica del gruppo di ricerca nel campo dei fenomeni di strutturazione di sistemi complessi. Nella sua fase di concretizzazione, il progetto ha goduto di un finanziamento MIUR PON Ricerca e Competitività 2007-2013.
Dopo quanti anni di ricerca si è arrivati a alla produzione di tale olio? Il gruppo di ricerca lavora sulla strutturazione degli alimenti da più di quindici anni.
Oltre a tenere a bada i livelli di colesterolo, l’olio d’oliva è indicato per contrastare l’invecchiamento cellulare e rappresenta il condimento ideale per i piatti della dieta mediterranea. Quali sono, invece, le proprietà nutritive dell’olio spalmabile? Il modello nutrizionale è lo stesso di quello dei grassi vegetali e dell’olio extra vergine d’oliva. Il gruppo di ricerca che ha operato nel PON ha dimostrato che l’olio spalmabile possiede una maggiore disponibilità e digeribilità rispetto a: margarine e burri.
Quali sono le motivazioni per cui è preferibile utilizzare l’olio spalmabile Reolì rispetto all’olio allo stato liquido? Le ragioni sono legate al contenuto di servizio che rendono l’alimento meno critico nel suo utilizzo. L’olio liquido richiede un beccuccio per evitare possibili untuosità, ed è sconsigliato su piastre scaldanti per questioni di sicurezza. L’olio spalmabile Reolì, invece, può essere spalmato, nel dosaggio opportuno, senza il rischio di vederlo cadere, evitando l’assorbimento da parte del supporto. L’alimento è anche adatto sulla pasta cotta e come condimento perché aderisce meglio al cibo. Durante la colazione, può essere assunto in sostituzione al burro, abbinandolo a marmellate o composte. Generalmente nel settore dolciario, si sfruttano grassi solidi perché sono meglio impastabili di quelli liquidi che tendono a oleare l’impasto. Pertanto, l’olio extra vergine d’oliva Reolì può essere inserito in tutte le preparazioni in sostituzione di: strutto, burro e margarine.
L’alimento è realizzato con olio italiano? Da dove provengono le materie prime? Allo stato attuale stiamo usando olio extravergine italiano. Una delle finalità del progetto è la valorizzazione dei nostri prodotti. In futuro, ci piacerebbe esportare il nostro spalmabile a base extra vergine in tutto il mondo.
La produzione è 100% made in Italy? Dove avviene? Il brevetto, la produzione e l’idea sono 100 % made in Italy. Innovare si può, anche in settori apparentemente tradizionali. Ci vuole coraggio e fiducia anche nel nostro Paese, e per tali motivazioni la nostra produzione avviene nello stabilimento Reolì, nella zona industriale di Corigliano Calabro.
Quali sono le fasi produttive che consentono la nascita del prodotto finito? Si tratta di creare una gabbia fisica in cui intrappolare i trigliceridi costituenti l’olio extra vergine d’oliva mediante una solubilizzazione dei diversi componenti, ottenendo, così, un raffreddamento che consente di entrare in una zona di stabilità termodinamica detta: organogelazione. Questo processo attribuisce la consistenza solida dell’olio, senza comportare un’alterazione chimica della sua composizione
Qual è il periodo di conservazione dell’olio spalmabile? L’olio spalmabile Reolì va conservato in frigorifero e ha lo stesso tempo di conservazione di un burro o di una margarina.
Prosegue senza sosta il boom del biologico in Italia. L’alimento è totalmente Bio? Non abbiamo ancora una produzione 100% Bio. A breve contiamo di realizzarla in modo serio e consapevole.
L’olio spalmabile Reolì può essere assunto da chiunque, oppure ci sono delle controindicazioni? A seguito di una sperimentazione condotta a 360°, non ci risultano particolari vincoli su questo aspetto.
Studi scientifici affermano che tre cucchiai di olio extravergine d’oliva fanno bene alla salute. Qual è la dose giornaliera di olio spalmabile? Potremo dire l’equivalente come una fetta di pane spalmato da prendere la mattina? Attualmente, ci stiamo avvalendo della consulenza di nutrizionisti qualificati per poter dare corrette indicazioni.
All’alimento sono state riconosciute delle certificazioni? L’impianto è in corso di certificazione sia per IFS (International Featured Standards) sia per la certificazione BRC (British Retail Consortium), uno standard globale specifico per la sicurezza dei prodotti agroalimentari e indispensabile per poter esportare Reolì in tutto il mondo.
Generalmente, l’olio d’oliva è impiegato per condire insalate, bruschette, carni arrosto, minestre, sughi, e contorni vari. Come può essere usato l’olio spalmabile? È adatto, anche, per friggere? È adattissimo per esser gustato crudo, per la cottura, e per la frittura. Teniamo però conto che, come ogni olio e in particolare l’extravergine, dopo ogni frittura è sconsigliato riutilizzare il prodotto.
Dove è possibile acquistarlo? Stiamo finalizzando importanti accordi con primarie catene nazionali e internazionali. Al momento è acquistabile in alcuni punti vendita locali.
Il prodotto è commercializzato, anche, all’estero? Reolì ha partecipato alla manifestazione fieristica SIAL che si è tenuta a Parigi nel corso del mese di ottobre. Di fatto è stata la prima presentazione dell’azienda sui mercati, anche internazionali. Abbiamo avuto interessanti contatti da tutto il mondo: dal Canada agli USA, dalla penisola Scandinava alla Cina, dal Giappone all’Australia. Sono i primi interessanti contatti da finalizzare nei prossimi mesi.
Oltre all’olio spalmabile, Reolì comprende altre referenze? Oggi abbiamo 4 referenze, 2 destinate al consumatore finale in comode vaschette da 200 grammi a base di extra vergine o olio di girasole, e 2 prodotti in bag in box per l’industria. Tutti a base di extra vergine o olio di girasole, ma all’industria il prodotto è consegnato anidro.
Il sorriso ti permette di comunicare, crea gioia, rende felice il cuore, arricchisce chi lo dona e chi lo riceve, dura un istante ma il suo ricordo resta a lungo.
“Il sorriso, insieme allo sguardo, è il nostro biglietto da visita. A volte sorridere, poi, ci aiuta a vedere le cose in un’ottica diversa. Ci permette di superare le difficoltà, di migliorare il nostro umore. Ciò che mi ha permesso di sorridere sono proprio i sorrisi degli altri – afferma Giovanni Macrì, specializzato in odontostomatologia e riconosciuto da oltre 30 anni come luminare nel settore odontoiatrico in Italia e nel mondo –. Sorridendo si mettono in moto più di 25 muscoli, non è vero però che si creano più rughe, perché quelle si formano anche arrabbiandosi; quindi sorridete e non abbiate paura. Poi, quando si sorride si libera la serotonina, un oppiaceo endogeno creato dal nostro cervello che ci fa star meglio”. Tutto questo Macrì lo racconta anche a RH Positivo, un programma televisivo all’insegna, appunto, della positività.
“Il sorriso è una composizione di denti racchiusa dalle labbra; non deve essere rigorosamente simmetrico: può anche essere interrotto da qualche piccola imperfezione – afferma Macrì –. Due i fattori principali che lo rendono bello: cromatismo e dimensioni. Oggi si cerca il bianco, ma non il bianco hollywoodiano, che non piace più neanche agli americani. Nel mio studio di Londra, molti pazienti che vengono dall’America rifiutano i denti in stile californiano: attrici, e non, richiedono un bianco di tipo mediterraneo. Del resto noi siamo la patria dell’arte, il 75% dell’arte mondiale è in Italia, quindi chi meglio di noi può essere il depositario dei canoni della bellezza!”
Per quanto riguarda il fattore dimensionale: “Mentre negli anni ’40/’50 andava di moda il sorriso hollywoodiano: denti piccoli, tutti uguali (quello che oggi viene definito effetto dentiera), dopo gli anni ’80 le cose cambiarono. Le modelle erano più alte, 1.75/1.80, e avevano denti più grandi. Limarli, come si usava prima, o rifare tutte le ceramiche per ridimensionarli, sarebbe stato un crimine, e così nell’immaginario collettivo si è affermata una nuova tipologia di bellezza; oggi la donna desidera un sorriso simile a quello dell’uomo: un dente non perfettamente triangolare, come la natura forse vorrebbe, ma più rettangolare, più grande”.
Un altro canone? “L’orientamento dei denti – risponde Macrì –. Mentre la natura mette i due incisivi centrali leggermente in avanti e li vuole più lunghi di quelli laterali, oggi si preferisce un sorriso con incisivi e denti laterali della stessa lunghezza. E quindi parecchie attrici mi hanno chiesto di allungare i laterali per portarli al livello di quelli centrali, e adesso sono in tanti a volerli così. Si desidera anche a un sorriso con l’arcata dentale molto aperta, con la riduzione delle zone d’ombra che si formano tra i denti e gli angoli labiali. Nel 2016 si vuole un dente bianco naturale B1 e una conformità nella dimensione dei denti. Non è detto però che tra 10/20 anni le cose non cambino, sta a noi cogliere l’evoluzione: così come ci sono gli stilisti per gli abiti, gli hair stylist per i capelli, ci sono anche gli ‘stilisti’ per i denti”.
Innovatore e anticonformista, Macrì è stato il primo a portare in Italia gli apparecchi ortodontici invisibili e a produrre il “dietifricio”, un dentifricio dal gusto amaro che inibisce l’appetito; ed è stato tra i primi a sostituire l’amalgama di mercurio, argento e palladio, usata per quella che veniva comunemente chiamata la piombatura, con la zirconia.
Affidano i denti alle mani esperte del dottor Macrì persone comuni e personaggi del jet set: atleti, professionisti del settore moda, personalità di spicco dello scenario politico e artisti di fama internazionale. Noto come il dentista dei Vip, è stato recentemente definito da un pool internazionale di giornalisti d’oltreoceano “il Bottura dei dentisti”. I suoi lavori possono essere, infatti, paragonati a quelli di uno chef stellato per l’estrema cura dei dettagli, per la scelta meticolosa dei materiali e per l’attitudine alla personalizzazione e all’individualità, elementi che lo assimilano a un vero e proprio artista.
“La telegeniadel sorriso, di cui oltre a me si occupa, a Hollywood, un mio collega di circa 84 anni, riguarda la possibilità di creare un sorriso adatto alle telecamere, e studia la capacità di alcuni materiali di assorbire e riflettere la luce, di creare illusioni. Permette, ad esempio, di ingrandire, attraverso un’illusione ottica, denti molto piccoli, e consente di evitare gli inestetismi che si vedono spesso in televisione. Per la fotografia si può utilizzare il photoshop, ma nel cinema e nella televisione non è possibile correggere i difetti in questo modo: bisogna essere telegenici o affidarsi agli esperti della telegenia del sorriso.
Il sorriso è medicina nella tristezza, e il dottor Macrì, detto anche Dottor Sorriso, collabora con la ONLUS che si chiama appunto “Dottor Sorriso”. “È una bella iniziativa. Provo a rendere l’odontoiatria meno cruda – spiega Macrì –. Nell’immaginario comune il dentista è un omone che fa paura, e io ho voluto umanizzare questa figura proponendomi in maniera simpatica”.
Sorride gentile il dottor Macrì, nel suo studio dentistico di Milano. Dietro la scrivania, immortalato da uno scatto di Pino Settanni, uno dei famosi paparazzi di via Veneto degli anni ’60, c’è un sorriso di donna. Bello e imperfetto.
Peter Fill, Simone Origone, Federico Pellegrino, Michele Boscacci sono alcuni dei quattordici candidati in lizza per succedere ad Alessandro Pittin nell’albo d’oro degli sportivi più meritevoli nelle specialità invernali. Si apre, infatti, il voto per l’Atleta dell’Anno 2016, il tradizionale premio che la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) assegna al campione che si è messo maggiormente in evidenza nella passata stagione.
Come votare? In questa edizione, è sufficiente inviare una mail all’indirizzo atletafisi@fisi.org entro le ore 24.00 di domenica 16 ottobre. Durante Skipass a Modena il 30 ottobre, verrà proclamato il vincitore nella consueta “Festa degli Azzurri”.
I candidati:
Peter Fill (sci alpino) è il primo italiano nella storia a conquistare la Coppa del mondo di discesa maschile. Il suo meritato trionfo è sigillato dallo storico successo sulla Streif di Kitzbuehel che da solo vale una carriera, a cui aggiunge un secondo posto a Lake Louise. La sua più bella stagione della vita lo ha visto piazzarsi, anche, al terzo posto nel supergigante di Lake Louise.
Federico Pellegrino (sci di fondo) ha conquistato cinque vittorie inequivocabili fra Davos, Dobbiaco, Lenzerheide, Planica e Canmore nell’amata sprint maschile, che gli hanno consentito di assicurarsi la Coppa del mondo di specialità, il primo fondista non scandinavo dal 1997 a riuscire nell’impresa. Il successo di Planica al fianco di Dietmar Noeckler nella team sprint lo hanno confermato al vertice anche in questa specialità.
Dorothea Wierer (biathlon) è salita su tredici podi stagionali fra gare individuali e staffette. Quattro successi le hanno consentito di arrivare al terzo posto nella classifica generale di Coppa del mondo, assicurandosi, così, la coppa di specialità nell’individuale ventidue anni dopo Nathalie Santer, e mettersi al collo la medaglia d’argento nella pursuit dei Mondiali di Oslo.
Il talento della bergamasca dell’Esercito Michela Moioli (snowboard) è esploso a pieno titolo nello snowboardcross femminile di Coppa del mondo con il successo di Veyssonaz e cinque podi complessivi che hanno premiato il suo processo di maturazione ai massimi livelli.
La seconda sfera di cristallo della carriera di Roland Fischnaller (snowboard) è arrivata nello slalom parallelo maschile tre anni dopo la prima, rappresentando il giusto riconoscimento al talento dell’altoatesino, capace di aggiudicarsi la gara di Mosca, e piazzarsi al posto d’onore sia a Winterberg che a Cortina.
L’undicesimo titolo nel singolo maschile di Coppa del mondo di Patrick Pigneter (slittino naturale) è frutto dei successi di Vatra Dornei, Latsch, Kuehtai, Umhausen, e del secondo posto di Nova Ponente. La sua superiorità nei confronti degli avversari è quasi imbarazzante.
Patrick Pigneter e Florian Clara (slittino naturale) sono la consolidata coppia altoatesina che ha infilato l’ottavo anello nel doppio maschile con sei perle in altrettanti appuntamenti fra Umhausen, Nova Levante, Mosca, Vatra Dornei, Latsch e Kuehtai.
Evelyn Lanthaler (slittino naturale) ha spezzato il dominio russo che durava da undici anni, riportando in Italia il titolo di Coppa del mondo nel singolo femminile.
Michele Boscacci (sci alpinismo) ha alzato per la prima volta in carriera la Coppa del mondo grazie a una regolarità di piazzamenti durante la stagione. I successi nell’individuale di Les Marecottes e nella team race di Arvier con Matteo Eydallin impreziosiscono la sua impresa.
Robert Antonioli (sci alpinismo) è diventato il re dello sprint maschile della Coppa del mondo di sci alpinismo assicurandosi le gare di Prato Nevoso, Tambre e Les Marecottes. L’atleta è un punto fermo della squadra azzurra.
Valentina Greggio (sci velocità) è chiamata da tutti “Miss Velocità”: un dominio totale in Coppa del mondo con un filotto di sette vittorie in altrettanti appuntamenti e il nuovo record mondiale femminile polverizzato con un 247,083 km/h.
La nona sfera di cristallo della carriera è solo l’ultimo tassello di una carriera inimitabile di Simone Origone (sci velocità). Quattro vittorie e sei podi complessivi gli hanno permesso di mettersi alle spalle la concorrenza e issarsi per l’ennesima volta sul gradino più alto del podio.
Ivan Origone (sci velocità) è diventato l’uomo più veloce del mondo sugli sci raggiungendo i 254,958 km/h e aggiudicandosi il pendio di Vars (Fra). Lo sciatore ha migliorato di oltre 2 km/h il precedente record del fratello Simone. Secondo nella classifica finale di Coppa del mondo, lo sportivo ha già rilanciato la sfida in famiglia per l’anno venturo.
Il quarto trionfo della carriera nella classifica generale di Coppa del mondo (condito da quattro successi di tappa e otto podi complessivi), e la coppa di gigante eleggono Edoardo Frau (sci erba) il miglior specialista dell’ultimo decennio.
Ora non resta che scoprire chi si aggiudicherà l’ambito premio.
Le fibre derivate dagli scarti di lavorazione del legno, la nano cellulosa fibrillare intessuta, le proteine di superficie che rivestono il dado delle proprietà dei tessuti, i prodotti naturali per imitare i colori birifrangenti delle farfalle, il kitosano una sostanza organica biodegradabile ottenuta riciclando l’esoscheletro dei crostacei sono i materiali rivoluzionari utilizzati per innovare il settore moda e che hanno sfilato in occasione di Mad Mood Milano 2016.
Promossa da Protem comunicazione e Adv for you, con il sostegno di Regione Puglia e Regione Lombardia, l’iniziativa all’insegna di turismo, moda e dieta mediterranea racconta la tradizione, l’innovazione, l’accoglienza, l’integrazione, il talento e la creatività della regione. “Mad Mood è la Puglia del fashion e del food – affermano Marianna Miceli e Emanuela Mattioli ideatrici dell’evento –. L’idea di organizzare il progetto nel capoluogo lombardo nasce dalla volontà di portare la bellissima storia di tradizione e modernizzazione fuori dalla Puglia”.
Turismo, cultura e dieta mediterranea sono alcuni aspetti che caratterizzano la regione. Se il mare e le coste sono il must delle vacanze estive per due terzi degli italiani, il patrimonio storico-artistico e l’offerta culturale rappresentano un’ulteriore ragione di attrazione per la maggioranza dei turisti.
In questo scenario, cibo e vino sono importanti per il 43% dei consumatori del viaggio e della nuova scoperta. La dieta mediterranea è, infatti, un punto di forza per l’Italia e per la Puglia, perché rappresenta un insieme di competenze e conoscenze che vanno dalla tavola alla raccolta, dalla preparazione alla pesca, dalla conservazione alla trasformazione, fino al consumo del cibo.
L’enogastronomia ricopre, così, un ruolo rilevante e Milano Mad Mood porta la Puglia dell’enogastronomia in passerella. Trenta giovani designers italiani e internazionali si sono sfidati nella creazioni di outfit ispirati proprio alla dieta pugliese.
Il vincitore della prima edizione di Mad Mood è Enrico Linassi con un capo ispirato a fagioli e riso. La creazione unisce il concetto di nuova alimentazione al taglio dell’alta moda. Un abito lungo in georgette di seta, accessoriato con fibbie in pelle nera, con grafiche geometriche a fantasie di fagioli neri e frumento. A completare l’outfit un soprabito ispirato dal sapore inglese.
Il premio Mad Mood Award è stato consegnato allo stilista dal presidente onorario della Camera della moda Mario Boselli.
L’iniziativa si è tenuta in occasione della Milano Fashion Week che ha prodotto oltre 40 milioni di interazioni sui social network, Instagram e Twitter sono i canali principali. I profili social di CNMI (Camera Nazionale della Moda Italiana) hanno registrato un’importante crescita: Instagram +21%, Twitter +42%, Facebook +10%, e con oltre 200.000 visite al sito web di CNMI.
I risultati dello studio effettuato nel primo semestre del 2016 sull’andamento dell’industria della moda (tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria, calzature, occhialeria, gioielleria e cosmetica) sono positivi, con un’aspettativa di crescita dell’1,4%, e con un fatturato previsto di 83,6 miliardi di euro.
Food, turismo, moda, sostenibilità e innovazione rappresentano un matrimonio perfetto che uniscono la creatività e la capacità di guardare nel segno del made in Italy.