da ilpuntosalute | 23 Giu, 2014 | Vino
In Sicilia un gruppo di enologi e agronomi, l’Assessorato all’Agricoltura, la Cantina Colomba Bianca e l’Istituto Regionale Vini e Olio di Sicilia hanno avviato un progetto sperimentale in cui si è pensato di utilizzare i racemi per valorizzare la doppia produzione. “La prova consiste nel raccogliere i grappolini che maturano nel mese di ottobre, una produzione che generalmente si perde sulla pianta – spiega l’enologo Gaspare Signorelli –. La produzione principale si raccoglie a fine agosto e i racemi in quel periodo non sono ancora maturi. I racemi sono il secondo frutto di alcune varietà (Zibibbo, Grillo) e si sviluppano in quantità sulle femminelle (ca. 1 Kg/pianta), cioè i germogli che nascono dalle gemme dei nuovi tralci”.
Risultati del progetto? “In questo primo anno di attività i dati analitici relativi a contenuto zuccherino, acidità totale e acido malico nel mosto e nel vino base sono stati ideali per ottenere un vino base spumante – risponde Signorelli –. Dalla vendemmia sperimentale dei racemi si ottiene uno spumante “metodo classico” che può competere con i migliori spumanti francesi, avendo delle caratteristiche uniche e inimitabili”.
L’utilizzo di questa seconda produzione permette di essere vincenti sul mercato con un prodotto che ha caratteristiche particolari valorizzate dal territorio di produzione.
“Il territorio dove la cultivar del Grillo si presta a ottenere lo spumante da racemi è la provincia di Trapani, nei territori dei Comuni della fascia costiera: Petrosino, Marsala, Mazara del Vallo, Salemi. L’obiettivo è quello di far diventare questi luoghi una zona vocata anche per la produzione di spumante metodo classico”, precisa Signorelli.
Clementina Speranza
La Cantina Colomba Bianca, fondata nel 1970 come cooperativa tra viticoltori, è la più grande cantina siciliana, con 2.118 soci che coltivano circa 8.100 Ha. di vigneti, tra le province di Trapani, Palermo e Agrigento,
quindi nella zona occidentale della Sicilia. Si tratta di vigneti con una vasta diversità pedoclimatica che iniziano dalla zona costiera, giungono sino ad un’altitudine di 600 m s.l.m. e comprendono circa 33.244 Km di filari. Le Cantine distribuite su tutto il territorio sono cinque.
I principali vitigni a bacca bianca sono: Grillo, Catarratto, Grecanico, Inzolia, Chardonnay, Viognier, Zibibbo, Fiano e Sauvignon Blanc; i rossi sono rappresentati da: Nero d’Avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Frappato, Sangiovese, Perricone e NerelloMascalese.
Il quantitativo di uva prodotta e lavorata è pari a 70 milioni di Kg.; parte di quest’uva viene raccolta e conferita in piccole casse per fare in modo che arrivi integra in cantina.
Tutte le varie fasi, dalla potatura del vigneto fino alla raccolta in cassetta, sono sottoposte a scrupolosi controlli durante tutto l’anno e sono seguite dall’agronomo della cantina e dai viticoltori che fanno parte del progetto qualità.
Il vino è esportato in Inghilterra, Austria, Germania, Svezia, Olanda, Finlandia, USA, Cina.
Il progetto si prefigge alcuni obiettivi prioritari:
– utilizzare la varietà Grillo, che si presta particolarmente bene alla produzione dei racemi;
– delineare e validare un protocollo di gestione del vigneto orientato alla produzione dei racemi;
– trasferire il knowhow delle microvinificazioni effettuate utilizzando un protocollo di vinificazione che consente di ottenere uno spumante di qualità con l’utilizzo di lieviti per la presa di spuma che permettono di ridurre i costi di produzione e la tempistica;
– diversificazione produttiva dei vini prodotti;
– attivare strategie di marketing e di comunicazione per promuovere questa innovazione di prodotto per tutto il territorio di produzione.
Strumenti e metodologie
La Cantina e i partner del progetto hanno articolato il piano seguendo le linee di seguito indicate:
– Scelta delle aziende dei soci coltivate con la varietà Grillo che si presta alla produzione dei racemi;
– Individuazione degli areali migliori per la produzione della varietà Grillo per l’ottenimento dello
spumante metodo classico;
– Curve di maturazione e analisi completa delle uve e dei mosti;
– Individuazione del periodo di raccolta delle uve;
– Protocollo di vinificazione per la preparazione del vino base;
– Stabilizzazione e filtrazione del vino base;
– Scelta del lievito selezionato per la presa di spuma;
– Presa di spuma;
– Sboccatura e colmatura della bottiglia;
– Confezionamento.
Partner del progetto:
Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento Regionale dell’Agricoltura
Servizio V Interventi per lo Sviluppo Agricolo e Rurale
Dott. Agr.Spartà Giuseppe
Dott. Agr.Genna Diego
F.D.Agr. Bilello Giuseppe
F.D. P.A. Parrinello Antonio
F.D.Enol. Signorelli Gaspare
Istituto Regionale della Vite e dell’Olio
Dott. Agr. Russo Giuseppe
F.D.Enol. Sparla Giuseppe
F.D.Enol. Genna Giuseppe
Enol. Morsello Rosanna
Enol. Giglio Dina
Cantiniere Pipitone Ignazio
Cantiniere Parrinello Giuseppe
Colomba Bianca
Presidente Taschetta Leonardo
Dott. Agr. Paladino Filippo
Enol. Ferracane Carlo
Enol. Filippi Mattia
Enol. Pulizzi Antonio
Enol. Mangiapane Nicola
Enol. Vento Giorgia
Enol. Abate Marino Nicola
Enol. Asaro Francesco
Enol. Tumbarello Gianni
Enol. Caprarotta Carlo
Dott. Agr. Saladino Mariella
I soci della Cantina della Colomba Bianca che hanno aderito alla Vendemmia Sperimentale per la realizzazione del progetto:
Azienda Asaro Michele, De Vita Patrizia, Vinci Antonio, Caradonna Caterina, Giglio Francesca, Angileri Giancarlo, Anselmi Michele e Tumbarello Ignazio.
Tutti i Partner (pubblico- privato), con i rispettivi gruppi di lavoro composti da esperti del settore viticolo ed enologico (Enologi, Agronomi, Viticoltori etc.), si ritengono fiduciosi che nel breve periodo nel territorio della fascia costiera dei comuni (Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo) lo spumante metodo classico ottenuto dai racemi di Grillo possa diventare una realtà produttiva con grandi riscontri per il mercato globale, consentendo la valorizzazione del territorio siciliano e un aumento del reddito per tutti gli attori della filiera del comparto vitivinicolo siciliano.
da ilpuntosalute | 18 Giu, 2014 | Benessere
Colorati come un caleidoscopio e traboccanti di accordi musicali, in pochi secondi trasportano in mondo dove l’ansia e lo stress non esistono.
Ci sono quelli da sole, nati per nascondere l’aspetto degli occhi dei giudici cinesi durante le sentenze. Ci sono quelli 3D, utilizzati per la riproduzione del contenuto stereoscopico. Ci sono i Google Glass, che permettono a chi usa smartphone di navigare senza mani. E ci sono gli occhiali PSIO, che rivoluzionano il mondo della psicologia, presentati in Italia, come prodotto innovativo, durante l’8ª edizione della FIERA WELLNESS, a Rimini.
Le lenti PSIO, nate a Bruxelles e sperimentate lì già da 25 anni di, sono dotate di auricolari di piccole dimensioni, di un lettore MP3 e di un generatore di luce colorata e ritmica. Basta poggiarli sul naso, inserire le cuffie, e premere PLAY. Il risultato? Una sensazione di serenità e di rinnovata energia. Sette i programmi tra cui scegliere: Siesta, Creatività, Sleep 2, Memoria 2, Relax 2, Integrazione 2 e Focus 2.
Le sessioni durano da 5 a 40 minuti, e frequenze specifiche consentono di migliorare la soglia dell’attenzione. In sottofondo, la musica soffice di Buddha Bar di Claude Challe creata apposta per PSIO. “Le sessioni di PSIO iniziano con audiotherapy. Sono personalizzate per le diverse esigenze e vengono selezionate da esperti e psicologi. Mollare la presa, liberare lo spirito, controllare l’appetito, gestire lo stress, è possibile ascoltando le voci, disponibili in Cd, ricaricabili sugli occhiali anche dal sito (www.psioplanet.com). E’ così possibile emozionarsi, addormentarsi e gioire”, spiega Catia Zanardini, responsabile della Psychomed Italia Srl.
Cosa succede con PSIO?
Gli occhiali PSIO generano sequenze di suoni e di luci pulsanti, per arrivare a uno stato di non-pensiero in pochi minuti.
Nel primo stadio, l’utente costruisce immagini ipnagogiche che vengono assorbite dalla mente. La consapevolezza diventa puramente sensoriale, il pensiero analitico declina e si trasforma in percezione visiva. Musica e voci si sentono in profondità e la coscienza diventa pura sensazione.
Nel secondo stadio, l’attenzione inizia gradualmente a galleggiare. Le palpebre si chiudono automaticamente, mentre la stimolazione continua ad attraversarle e diventano uno schermo di proiezione per la stimolazione visiva.
Nel terzo stadio, lo stimolo visivo diventa monotono e ripetitivo. Il rollback nelle orbite assume una posizione naturale e di pieno relax. La sollecitazione visiva è trattenuta in intensità e in variazione di frequenza. A questo punto l’attenzione è completamente a riposo e lasciarsi andare diventa naturale.
Un’esperienza durata 25 anni
“Il metodo degli occhiali PSIO proviene da un dispositivo per uso medico del mentalstim, utilizzato per più di 15 anni in ospedali e in cliniche private – spiega Zanardini -. Ha dimostrato l’efficacia del suo potere antistress anche durante le operazione chirurgiche, dove la tensione è al massimo”.
Le lenti PSIO nascono a Bruxelles dall’idea di Stéphane Dumonceau (ricercatore e specialista nella gestione dello stress per gli atleti di alto livello). In campo medico, sono in uso da 25 anni, nella sanità e negli ospedali. Ogni giorno, in tutto il mondo, centinaia di persone beneficiano di questa tecnica. “Il metodo permette di raggiungere il livello ottenuto dai monaci zen attraverso la meditazione dopo una diligente pratica di parecchi anni. Uno studio effettuato utilizzando l’EEG (elettroencefalogramma) ha mostrato che le onde cerebrali ‘theta’ generate appunto dalla PSIO sono identiche a quelle rilevate dall’EGG nei monaci durante la meditazione”, chiarisce l’esperta.
Da vent’anni, il pack medico della PSIO è utilizzato prima degli interventi che non richiedono anestesia generale dall’anestesista Dr. Litchincko e dal chirurgo Dr. Diebold.
Benefici individuali
Gli occhiali PSIO non servono solo al relax. Nel corso di prove del prodotto effettuate con studenti durante la preparazione agli esami è emerso che i ragazzi hanno apprezzato molto l’effetto degli occhiali perché li aiutano a rilassarsi in modo rapido e semplice, e favoriscono la velocità di apprendimento e la concentrazione.
Qualunque ne sia l’uso, queste lenti, utilizzate qualche minuto al giorno, costituiscono un passo importante verso la gestione delle capacità mentali e del benessere. Dal sito www.psio.info è possibile scaricare decine di programmi che trasformano PSIO in uno strumento di crescita personale: bilanciamento tra benessere e meditazione, stimoli dell’attività cerebrale e una scelta di musica mescolata a battiti di colori.
I benefici possono essere immediati per alcuni, mentre per altri si richiederà un po’ più tempo.
“Attualmente, il prodotto è commercializzato sul web attraverso il sito: www.psychomed.it, in attesa che venga vendutoto nei negozi in tutto il mondo, per ottimizzare il benessere personale in maniera semplice e pratica – conclude Catia Zanardini -. ‘Life is so good… with PSIO it will be even better’ è lo slogan di questi occhiali che generano quiete mentale senza sforzo e che permettono di godere la vita in modo migliore.
M. Inmaculada González Fernández e Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 9 Giu, 2014 | Nutrizione
Come tutta la frutta secca il pistacchio è in grado di favorire l’abbassamento della percentuale di colesterolo nel sangue riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari; infatti la maggior parte dei grassi contenuti nei pistacchi sono monoinsaturi e, a differenza dei grassi saturi contenuti nelle carni rosse, hanno effetti benefici sul fronte della riduzione del colesterolo “cattivo”.
Un nuovo studio presentato all’European Congress on Obesity di Sofia, che ha avuto luogo dal 28 al 31 Maggio, conferma come il consumo di pistacchi potrebbe migliorare la resistenza all’insulina e quindi proteggere contro il diabete di tipo 2.
Lo studio è stato promosso da American Pistachio Growers, ed è stato condotto dalla Dottoressa Mònica Bulló, Human Nutrition Unit, Facultyof Medicine and Health Sciences, Pere Virgili Institute for Investigating Health, Rovira i Virgili University, Reus, Spain, e dai suoi colleghi.
Si consigliano 49 pistacchi al giorno, l’equivalente di circa 30 gr. “La nostra ricerca suggerisce che il consumo regolare di pistacchi ha un effetto importante nel ridurre l’insulina e il glucosio, e potrebbe anche aiutare a contrastare alcune conseguenze metaboliche negative del pre-diabete, uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di diabete vero e proprio. Inoltre, contiene altri composti bioattivi con proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti che sono benefici per la salute”, precisa la Dottoressa Mònica Bulló. E quindi il cosiddetto “diabete borderline” potrebbe essere combattuto proprio grazie a questo gustosissimo e nutriente alleato. Per giungere a tale conclusione, gli esperti hanno analizzato i dati relativi a un campione di 54 persone destinate a seguire per 4 mesi una dieta di controllo (CD) o una dieta ricca di pistacchi (PD, con 57g di pistacchi al giorno).
Lo studio
Lo studio ha previsto 4 mesi di intervento per ciascuna dieta, con un periodo di riposo di due settimane tra l’una e l’altra. Le diete erano equivalenti per quanto riguarda le calorie e non differivano nella quantità di acidi grassi saturi e colesterolo. All’inizio, mensilmente, sono stati valutati parametri come le misure corporee, la pressione arteriosa, le abitudini alimentari e l’attività fisica. I campioni di sangue venivano raccolti prima, all’inizio e alla fine di ogni periodo di intervento.
I ricercatori hanno scoperto che non si sono verificate variazioni statisticamente significative nel BMI (indice di massa corporea) tra i periodi di osservazione. Il livello di glucosio a digiuno, l’insulina e i marcatori di insulino-resistenza sono diminuiti significativamente dopo la dieta con pistacchio rispetto alla dieta di controllo. Rispetto ai partecipanti al gruppo CD, quelli del gruppo PD hanno mostrato una non statisticamente significativa diminuzione dei valori dell’emoglobina glicosilata (HbA1c), e una più alta ma non significativa riduzione nei livelli di colesterolo cattivo LDL. Altri marker di rischio metabolico come fibrinogeno, GLP – 1, LDL ossidato e fattore piastrinico hanno mostrato tutti una riduzione statisticamente significativa dopo la dieta con pistacchio rispetto alla dieta di controllo.
Il periodo di studio è durato circa otto mesi, al termine dei quali sono emersi diversi dati interessanti. Innanzitutto, non si sono verificati cambiamenti per quanto riguarda il peso corporeo dei partecipanti.
“Questa ricerca costituisce un’ulteriore e utile indicazione di come i pistacchi possano inserirsi vantaggiosamente nell’alimentazione quotidiana – afferma il professor Giorgio Donegani, presidente della Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare –. Non soltanto per i conosciuti effetti antiossidanti e protettivi verso le malattie cardiocircolatorie, ma anche per la prevenzione di una patologia in preoccupante crescita come il diabete, spesso associata a uno stile di vita poco sano, sia per quanto riguarda l’alimentazione sia per ciò che concerne la scarsa attività fisica”.
La pianta del pistacchio appartiene alla famiglia delle Anacardiaceae, può raggiungere un’altezza che supera i dieci metri, ed è originaria del Medio Oriente; il suo nome scientifico è “Pistacia vera”.
I principali paesi produttori sono l’Iran, la California e la Turchia; in Italia la pianta viene coltivata con successo in Sicilia, dove troviamo i rinomati pistacchi di Bronte, cittadina in provincia di Catania, che hanno acquisito il marchio D.O.P. e si distinguono per la qualità, le notevoli dimensioni e l’intensa colorazione verde.
I pistacchi sono costituiti per il 3,9% da acqua, per il 20% da proteine, per il 27% da carboidrati, per il 3% da ceneri, per il 10% da fibre, per il 7,60 da zuccheri e per l’1,5% da amido.
Discreta la presenza di minerali, tra cui: calcio, fosforo, potassio, ferro, zinco, magnesio, manganese, fluoro e rame. Per quanto riguarda le vitamine troviamo la vitamina A, le vitamine B1, B2, B3, B5, B6, la vitamina C e la vitamina E. Sul fronte degli aminoacidi, l’arginina, l’acido aspartico e glutammico sono quelli presenti in maggior quantità, a seguire troviamo la fenilalanina, la serina e la valina.
American Pistachio Growers
American Pistachio Growers è un’associazione volontaria nel settore agricolo che rappresenta più di 550 membri, tra i quali: coltivatori di pistacchio, addetti alla lavorazione e partner del settore in California, Arizona e New Messico. APG è governata da un consiglio di amministrazione democraticamente eletto ed è finanziata interamente da produttori e operatori indipendenti con l’obiettivo comune di promuovere le proprietà nutrizionali dei pistacchi americani. Gli Stati Uniti sono al primo posto nella produzione mondiale di pistacchio dal 2008. I pistacchi americani sono lo “Snack Ufficiale” della squadra di water polo statunitense, dello snowboarder freeride del “2013 National Geographic Adventurer of the Year” Jeremy Jones, del campione inglese di ciclismo Mark Cavendish e di Miss California.
Per maggiori informazioni: www.AmericanPistachios.org
da ilpuntosalute | 6 Giu, 2014 | Vino
I vigneti che digradano dolcemente verso il mare, quasi fino a confondersi con la sabbia, il sole e l’acqua cristallina del Mediterraneo, fanno da cornice al fazzoletto di terra su cui sorge Menfi, paesino prevalentemente agricolo che fonda la sua economia sulla coltivazione della vite. Siamo in Sicilia dove Greci, Romani, Arabi, Normanni e Sicani hanno abitato e hanno reso le terre fertili e generose. Siamo in provincia di Agrigento, famosa per l’area archeologica della Valle dei Templi.
Era Inycon l’originario nome greco di Menfi, e il legame del vino con la sua storia è antico: Stefano di Bisanzio, narrando dell’antica città di Inycon, primo insediamento urbano risalente all’epoca della Magna Grecia, pone l’accento sull’eccellenza dei suoi vini. Inycon diventa anche il nome di una rassegna enogastronomica, oggi giunta alla 19/esima edizione. Così, da venerdì 20 a domenica 22 giugno, Menfi attirerà intenditori e semplici amatori che animeranno le sue strade in una tre giorni di degustazioni, mostre, approfondimenti e tour alla scoperta delle cantine del comprensorio.
Menfi e i comuni di Santa Margherita Belice, Contessa Entellina, Montevago e Sambuca costituiscono il distretto delle Terre Sicane, che vanta 7 mila ettari di terreno e raccoglie alcuni dei vitigni storici della Sicilia. I vini bianchi provengono dai vitigni: Inzolia, Grecanico, Grillo, Fiano, Chardonnay e Catarratto. I rossi da: Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, e NerelloMascalese.
Tra le cantine storiche, la Settesoli che nel 1995 ha inaugurato Inycon, in collaborazione col comune di Menfi, con l’intento di valorizzarne il territorio. È una cooperativa formata da 2 mila soci che coltiva ben 6 mila ettari. C’è poi Planeta, con una accogliente foresteria in cui si offre ai turisti la possibilità di degustazioni, visite guidate nei vigneti e corsi di una scuola di cucina. E ci sono le Cantine Barbera, che puntano tutto su agricoltura biologica e vinificazione naturale, nel pieno rispetto dell’ambiente.
La manifestazione è promossa dal Comune di Menfi in collaborazione con l’associazione Si.S.Te.Ma.Vino. “Il territorio di Menfi è la sintesi dell’anima poliedrica della Sicilia, questa Terra con un clima così favorevole, coi suoi paesaggi incontaminati e anche un po’ selvaggi. Sicilia vuol dire cultura dell’eccellenza, far sentire le persone come a casa propria grazie al calore con cui vengono accolte. Un’esperienza irripetibile in altri luoghi, perché è impossibile ritrovare gli stessi sapori, sorrisi, profumi e tramonti”, spiega Roberta Urso,
Responsabile Pubbliche Relazioni e Comunicazione della Cantina Settesoli.
La gastronomia, semplice ma nutritiva e saporita, proporrà i piatti tradizionali: la pasta con i tenerumi, con la salsa di pomodori e melanzane, il macco di fave con i gamberoni, la spatola in agrodolce e gli spiedini alla brace di sarde infilate in particolari canne locali; non mancheranno la Vastedda, tipico formaggio a pasta filata, e la Nfigghiulata, un pane preparato con il lievito madre, ripieno di acciughe, pomodoro, cipolle e formaggio. I cibi di stagione verranno accompagnati dalla degustazione di vini bianchi, rossi e da meditazione, contemporaneamente ci saranno presidi Slow Food, nonché musica, arte e danza, e l’artigianato esibirà i manufatti della zona, .
Sono molti i motivi per cui vale la pena di fare un tuffo nelle acque cristalline di Menfi. “Terra, mare e vino – afferma decisa Valentina Barbera, Assessore del Comune di Menfi e proprietaria dell’omonima cantina –. In Sicilia abbiamo paesaggi incontaminati e naturali. Un mare pulito e limpido, tanto che le tartarughe Caretta caretta, ormai in via d’estinzione, vengono sulle nostre spiagge per deporre le uova. Un popolo caloroso che accoglie e fa sentire tutti a proprio agio”.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 23 Mag, 2014 | Benessere
Insegna un noto proverbio popolare che un buon dormire tanto fa come un buon mangiare.
L’impresa svizzera Elite, produttrice di materassi e articoli per il riposo, ha fatto tesoro di questo principio fin dall’anno della sua nascita, il 1895, ad Aubonne, nel cantone svizzero francese.
Elite unisce tradizione e tecniche innovative, e fin dagli albori ha mantenuto la stessa filosofia: il rispetto della salute del consumatore e dell’ambiente. “L’azienda ha come fulcro del suo interesse il dormire bene, la qualità del sonno, obiettivo che sviluppa attraverso una ricerca dei materiali naturali con cui costruisce i suoi prodotti: tutti i materassi sono fabbricati con un procedimento di lavorazione rispettoso della salute e della natura”, spiega la signora Isabella Covelli, responsabile dello show-room di Milano.
Le materie prime sono nobili e con proprietà igroscopiche, di regolazione termostatica, di prevenzione dei disturbi reumatici e del sonno: la lana d’alpaca, d’agnello, di cammello e la vergine svizzera, ricavata da pecore che vivono a pochissimi km dalla sede produttiva.
Ci sono anche cashmere, seta di Tussah, cotone 100% biologico, latex naturale 100% originario dell’albero del caucciù. E, inoltre, le seguenti fibre:
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–Seacell, proveniente dalle alghe marine, che contiene sali minerali, vitamina E, cicatrizzante e anti irritazione;
– Lyocell, dalla cellulosa, morbida e traspirabile;
– Sisal, dall’agave messicana;
– Igneo, prodotta dal mais, ipoallergica, che dona stabilità e resistenza;
– e quelle originate dalla soia, che isolano termicamente.
“Tutti materiali, questi, sinonimo di qualità e lusso, che garantiscono ottimo riposo e igiene. Altre aziende, invece, realizzano materassi utilizzando componenti chimici derivati dal petrolio che emettono esalazioni nocive per la salute. Dormire diverse ore col viso sul guanciale comporta, col passare del tempo, la possibilità di venire intossicati dalle emanazioni, cosa che con i nostri prodotti non accade. La nostra clientela, esigente e informata, ha capito che un’alta qualità del sonno regala una qualità di vita migliore”.
Per scegliere il materasso più adatto a ognuno, è bene seguire alcune semplici regole: a più peso corporeo più rigidezza, quando l’età avanza è preferibile un piano di riposo più morbido, per chi dorme sul fianco uno a multizona meno duro, e infine, se si dorme supini, il materasso si deve incavare nella zona del bacino, in modo che la zona lombare venga sorretta correttamente. Inoltre, il sistema ‘rhumaless’ rende visibili su un computer i punti di pressione del corpo nella posizione abituale in cui si dorme.
Tutti gli articoli in vendita sono garantiti dal marchio europeo Ecolabel, hanno, cioè, superato i test utilizzati per valutare le merci di aziende che si impegnano sul fronte dell’alta qualità e dell’ecologia.
La gamma di prodotti che Elite propone al mercato è ampia: piumini, guanciali, coprimaterassi, letti imbottiti e regolabili, anche motorizzati, reti a doghe. I sommier si possono avere con la finitura stile Dior o con il più moderno tessuto liscio, e hanno le reti incorporate. Vi sono diversi modelli di letto ed è possibile scegliere tra il tipo col cassetto portaoggetti e quello con le gambe, presenti in 21 modelli differenti.
Elite collabora con Frette e Quagliotti per le lenzuola con angoli, e propone un ampio assortimento di accessori personalizzabili come plaid, copriletti, cuscini e cilindri decorativi.
Il prodotto icona sono i materassi, che vengono personalizzati tramite nomi o frasi ricamate sulle maniglie.
“Ne abbiamo una gamma diversificata, ma tutti presentano le molle insacchettate singolarmente e strati di materiale naturale, perché ciò consente un miglior sostegno per lo scheletro e comfort per chi dorme — spiega Covelli —. Il materasso top è costruito con addirittura 5 strati di molle insacchettate, è alto 35 cm, ed è composto da lana svizzera, alpaca, agnello, cashmere, seta di Tussah, crine, Seacell e Sisal”.
Per garantire la massima igiene, le fodere, o cutil, che rivestono i materassi sono sottoposte a due trattamenti: il Nanosphere, che impedisce la penetrazione di
sporcizia e liquidi, e l’Active Silver che con i Sali d’argento controlla gli odori, i batteri, le tarme e la muffa.
L’azienda, che ha deciso di mantenere la produzione nel Cantone svizzero come garanzia di qualità, è presente in tutta Europa, Italia compresa, e a Milano si trova in zona Brera.
Ottime le vendite sul mercato russo e sui Paesi del Golfo.
“Benedetto sia chi inventò il sonno, cappa che copre tutti gli umani pensieri, cibo che toglie la fame, acqua che estingue la sete, fuoco per cui fugge il freddo…”, afferma Don Chisciotte Della Mancha. Di tutti i beni di cui si può trarre beneficio, il riposo ristoratore è quello che permette di affrontare nel miglior modo la giornata.
Arianna Eleonora Fiorini e Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 16 Mag, 2014 | Benessere
Il riso fa buon sangue? Senz’altro fa una “buona mente” almeno secondo uno studio recentemente presentato all’Experimental Biology Meeting di San Diego e ripreso dai neuropsicologi di Assomensana, Associazione non profit che si occupa di anti-aging dell’intelletto.
“Gli autori della ricerca sono partiti dal presupposto che il cortisolo, l’ormone dello stress, a una certa età può danneggiare l’apprendimento e la memoria”, spiega il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente dell’Associazione.
Per far tornare il sorriso del “buon umore”, abbassare i livelli di cortisolo e ristabilire una visione positiva della vita, Assomensana propone 10 suggerimenti:
1) abituarsi a trovare almeno due spiegazioni “alternative e bizzarre” ai diversi eventi;
2) giocare a eliminare dal proprio lessico parole negative come “no”, “non”, “senza”, “nessuno”, “negativo”, “pochino”, “dramma”, “disastro”, “tragedia” ecc. e cercare di spiegare lo stesso concetto utilizzando un linguaggio costituito da parole dal contenuto positivo come “certamente”, “con piacere”, “grande”, “favorevole”, “d’accordo” ecc.;
3) rievocare una situazione divertente e ripensarla nei minimi dettagli, ricordando anche come ci si sentiva in quei momenti, senza fare altre riflessioni o esprimere giudizi;
4) guardarsi allo specchio e fare cinque facce strane, mantenendole per 10 secondi ciascuna;
5) mettere una matita tra i denti e guardarsi allo specchio per 20 secondi (l’attivazione della muscolatura facciale, costretta ad assumere l’atteggiamento del sorriso, è sufficiente per comunicare al cervello che stiamo sorridendo, modificando positivamente lo stato d’animo);
6) circondarsi di persone positive e divertenti, giocando ad assecondarle, entrando in sintonia con il loro modo di esprimersi;
7) quando si guarda una fotografia, immaginare tre possibili interpretazioni buffe che possono spiegare la situazione rappresentata;
8) scegliere una parola e associarvi cinque caratteristiche positive;
9) guardare il bicchiere “mezzo pieno” (in realtà il bicchiere è sempre pieno: oltre al liquido, l’altra metà è riempita dall’aria!);
10) ricordarsi che le persone con un buon umore, ottimismo ed emozioni positive vivono di più e si ammalano di meno.
Dal punto di vista scientifico come si spiega il fenomeno studiato dall’Experimental Biology Meeting di San Diego? “I ricercatori hanno provato a vedere come l’ilarità influenzi i livelli di cortisolo circolanti – risponde il professor Iannoccari -. Allo scopo, sono stati selezionati due gruppi di adulti: uno di persone sane e l’altro di soggetti affetti da diabete. Tutti i partecipanti all’esperimento hanno guardato, ogni giorno, per 20 minuti, un video divertente mentre un gruppo di controllo non l’ha fatto. Nei diabetici, che hanno ‘gustato’ i filmati comici, è stata rilevata la maggior riduzione dei livelli di cortisolo nel sangue, mentre negli spettatori sani si è riscontrato un miglioramento nei test di memoria. Invece gli appartenenti al gruppo di controllo non hanno manifestato miglioramenti rispetto a tutti i parametri”.
Una bella risata, a cadenza quotidiana e costante, potrebbe quindi combattere lo stress, la smemoratezza e il declino mentale. “Il meccanismo del processo è facilmente intuibile e ormai conosciuto: lo stress, e quindi l’ormone, il cortisolo, ad esso collegato, ostacola la costruzione e l’immagazzinamento dei ricordi, riducendo così le potenzialità della memoria – precisa Iannoccari -. Dal punto di vista scientifico, il cortisolo interferisce con il buon funzionamento delle cellule dell’ippocampo, la struttura del cervello che ha il compito di conservare i ricordi a lungo termine”.
Il legame tra l’ilarità e la “mente sempre giovane” è stato evidenziato anche da Matthew Ansfield della Lawrence University che ha condotto uno studio analogo al precedente, ma di “segno” contrario: 160 persone di entrambi i sessi hanno assistito, questa volta, a film di horror e, durante le proiezioni, sono stati sottoposti al controllo di quante volte sorridevano. “Ansfield ha notato che più il film era raccapricciante, più ogni spettatore tendeva a sorridere, durante la visione, sia che fosse solo o in compagnia – riferisce Iannoccari -. Il sorriso durante i film ad alta tensione è stato spiegato con la necessità da parte dei soggetti di contrastare lo stress provocato da un disagio interiore”.
In conclusione, gli studi suggeriscono che il sorriso aleggia sulle labbra sia in condizioni piacevoli sia in quelle spiacevoli e che, in entrambi i casi, migliora lo stato d’animo e la salute dell’organismo. Tuttavia a volte il sorriso serve per nascondere le reali emozioni che un individuo sta provando. “Il fatto può capitare in ambito lavorativo quando una persona è triste per motivi personali ma è costretta a sorridere al cliente o al collega – precisa Iannoccari -. Oppure il ‘falso sorriso’ può apparire nelle relazioni interpersonali quando si sorride ‘senza emozione’ ad un conoscente incontrato per strada. Ma questo atteggiamento, quando è forzato, comporta una ‘dissonanza emotiva’ tra lo stato d’animo reale e quello manifestato all’esterno, che a lungo andare comporta sofferenza e frustrazione. E’ quindi meglio non elargire sorrisi a ‘32 denti’ ma limitarsi a un accenno di sorriso, che può bastare per mantenere una cordiale relazione”.
www.assomensana.it
da ilpuntosalute | 12 Mag, 2014 | Vino
Al giorno d’oggi non si mangia più solo per vivere, ma per apprezzare i profumi e i sapori delle preparazioni, che sono sempre più curate in ogni dettaglio.
I Romani sono stati i primi a bere il vino durante i pasti, ed è da allora che si può parlare di vera e propria nascita dell’enogastronomia, l’arte e la scienza di preparare cibi raffinati e di accompagnarli all’unica bevanda in grado di esaltarli al meglio: il vino.
Il termine enogastronomia è la fusione delle parole eno (vino) e gastronomia, che significa “scienza che regola le funzioni dello stomaco”. Il vino si abbina al cibo per esaltarlo, per farlo apprezzare, ed esercita una funzione di supporto liquido.
In un perfetto abbinamento, gli alimenti ed il vino debbono essere l’uno al servizio dell’altro senza sovrastarsi. Se si desidera la loro massima valorizzazione e la giusta armonia, si dovrà scegliere un vino che esalti le caratteristiche del piatto senza mettere in secondo piano le proprie.
Gli abbinamenti standard sono: tradizionale, psicologico, a tema.
L’abbinamento tradizionale si ispira alla cucina regionale, secondo la quale i piatti e i vini locali vengono accoppiati tra loro, seguendo abitudini che si tramandano di generazione in generazione.
L’abbinamento psicologico si basa sulle particolari preferenze del cliente, che magari ordina un vino a prescindere dai piatti che andrà a degustare.
L’abbinamento a tema è quello più semplice, perché il cliente ordina in anticipo il vino e su quel vino si costruisce il cibo.
In un corretto abbinamento il vino dovrà armonizzarsi con il cibo contrastandone le sensazioni, siano esse riferite a un singolo alimento quanto alla preparazione del piatto nel suo complesso.
Il metodo di abbinamento comunemente riconosciuto si basa su due criteri specifici:
il contrasto e l’analogia.
Contrasto perché alcune sensazioni del vino, o del cibo, bilanciano gli squilibri dell’altro. Analogia perché in alcuni casi le sensazioni mantengono lo stesso rapporto, la stessa tipicità.
Mettere in contrasto cibo e vino significa sostanzialmente cercare un equilibrio proprio dal punto di vista fisico, della struttura. Se un vino è troppo ampio, intenso e persistente e abbiamo un cibo povero di sensazioni, il vino lo sovrasterà completamente.
Quando si parla di analogia dobbiamo cercare invece le affinità utili per costruire l’armonia gusto-olfattiva.
L’abbinamento gastronomico dei vini non può prescindere dalla conoscenza delle loro caratteristiche chimiche e organolettiche, in grado di influenzare le sensazioni degustative percepite al momento dell’assunzione del cibo.
L’abbinamento più piacevole si ha quando il vino esprime caratteristiche opposte a quelle del cibo. Fanno eccezione i dolci che, contendo zucchero, vanno abbinati con vini che vantino un residuo zuccherino.
Tendenzialmente il corpo del vino deve essere proporzionale alla struttura del piatto.
Un piatto leggero e delicato non dovrà essere coperto da vini troppo importanti o dotati di una pronunciata componente aromatica, ma si sposerà a un vino leggero e giovane.
Un piatto complesso, che necessita di una preparazione elaborata dovuta al tipo di cottura, alla quantità degli ingredienti, va abbinato a un vino altrettanto complesso e robusto, di buon invecchiamento, che possa non essere sovrastato dalla personalità del cibo.
Lo scopo del vino è quello di pulire, di nettare il palato, per prepararlo al boccone seguente.
Manlio Giustiniani Master Sommelier AIS
PREMI E CULTURA ENOGASTRONOMICA MADE IN SICILY
Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly per il vino Zibibbo e per il Moscato. Medaglia d’Oro alla Selezione del Sindaco (Concorso Enologico Internazionale) per il Marsala Supiore Garibaldi dolce e per il Moscato I.G.T. E poi, Medaglia d’Oro in Germania all’Internationaler Spirituosen Wettbewerb per il Cremovo, un Marsala Fine D.O.P. con tuorlo d’uovo, aromi e caramello. E anche: Diploma di Gran Menzione al Vinitaly con Baglio Baiata, il Marsala DOC Vergine.
Vini nati tutti dalla passione della famiglia Alagna che porta fino al bicchiere il sapore della natura, del sole e della terra di Sicilia. Le uve prodotte nei suoi vigneti, che si estendono per circa 50 ettari nei territori di Marsala, Trapani e Salemi, danno vita a vini pregiati.
Lo specifico dell’impresa della famiglia marsalese sono stati per decenni i vini liquorosi, i vini da tavola sfusi, e gli aromatizzati: crema di mandorla, di uovo, di caffè.
Nel 2004 nascono il Grillo e il Nero d’Avola, i primi vini da tavola imbottigliati con la griffe Alagna. “Un bianco e un rosso, entrambi da vitigni simbolo dell’identità culturale del territorio siciliano – precisa Ercole Alagna, Direttore tecnico dell’azienda –. Con un piano triennale di investimenti sono stati ammodernati la vecchia cantina e gli impianti di lavorazione, è stato potenziato il sistema di imbottigliamento prima tarato per i soli vini liquorosi, ed è stato ampliato lo stabilimento, che occupa una superficie di 5 mila metri quadri”. Nella cantina, ricavata da antiche cave di tufo, è possibile effettuare visite guidate, tra storia e innovazione, degustazioni e prodotti tipici. “Organizziamo le visite in cantina, si tratta di un’esperienza enogastronomica che consente di degustare 12 vini abbinandoli a prodotti tipici siciliani – spiega Ercole Alagna –: il pane bagnato nel mosto cotto con il nostro Marsala Garibaldi, l’uva passa di Zibibbo con il Moscato, il Marsala fine servito fresco (8°-10°gradi) insieme ai tagliancozzi con le mandorle, la marmellata di arance spalmata sul pane e il vino Zibibbo, i biscotti Regina con il Moscato, il salame piccante col Marsala Vergine, le olive con il Nero d’Avola o il Grillo.”
I vigneti sono allevati in parte ad alberello marsalese, altri a contro spalliera, e non si irriga. Per i vini Marsala si coltivano le varietà del Grillo, Catarratto e Inzolia, per lo Zibibbo I.G.T. e il Moscato I.G.T., l’uva zibibbo, chiamata anche Moscato di Alessandria, e il Nero d’Avola per l’omonimo vino, orgoglio della viticoltura siciliana. Questi nettari dell’Isola del Sole producono così 4 tipologie di Marsala, 2 liquorosi, 4 aromatizzati e 2 vini da tavola. Ma qual è il vino che dà più soddisfazione? “Non c’è una risposta. È come chiedere quale figlio si ama di più”, risponde Ercole Alagna.
Le origini della ditta Alagna si perdono in un
passato in cui i viticoltori di Marsala tramandavano di padre in figlio la loro passione e le loro conoscenze tecniche per garantire una continua produzione di uve e vini di qualità. Il fondatore è Giuseppe Alagna, classe 1895, agricoltore e imprenditore. Il figlio Antonio, uno dei protagonisti del mondo enologico siciliano, studia ad Alba per conseguire il titolo di Enotecnico e nel 1946 torna a Marsala per fondare l’azienda. “Voleva registrarla col nome di Giuseppe Alagna, ma ne esisteva già una denominata così, per cui opta per Giuseppe Alagna fu Antonio – racconta Ercole Alagna -. Poi, nel 1976, io conseguo il titolo di Enotecnico e continuo la strada intrapresa da mio padre e mio nonno”. Un curriculum di tutto rispetto il suo: oltre a essere Enotecnico, Enologo, Maestro assaggiatore dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino), insegna Chimica Agraria ed Enologica all’Università di Udine e all’Università di Palermo, nella sede distaccata di Marsala.
E per il futuro? “Tenete d’occhio il Marsala. Sono in atto diverse sperimentazioni tra cui quella del Marsala senza aggiunta di solfiti, che ci vede impegnati insieme all’enologo Gaspare Signorelli”, risponde con orgoglio Alagna.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 30 Apr, 2014 | Moda
Rendere fashion, chic e divertente la vetrina di una farmacia è, senza timore di smentita, una vera e propria “missione impossibile”. Per chiunque forse, ma non per Valori, azienda fondata tre anni fa da due imprenditrici siciliane: Valentina Speranza e Loredana Salvia.
L’acronimo Valori unisce i nomi delle due socie e amiche: Valentina e Loredana. Sensibile, creativa e fantasiosa la prima, organizzata, razionale e precisa la seconda, le due si definiscono “perfettamente complementari”. Valori si occupa di organizzare eventi, allestimenti e decorazioni, e dedica particolare attenzione alle vetrine dei negozi. E in quest’ultimo ambito Valori è divenuto pioniere di un genere nuovo e tutt’altro che comune: la decorazione delle vetrine delle farmacie. Nelle mani di Valori, spazi tristi, anonimi, con orrende scarpe ortopediche e cosmetici che, per quanto si sforzino, non riescono proprio ad essere accattivanti, diventano luoghi dall’estetica curata e attraente. Qualche esempio? La vetrina delle feste è elegante, così dalle tende in pizzo e seta si scorge una tavola sontuosa. É imbandita con candelabri e posateria in argento, porcellane e bicchieri di cristallo. Sulle alzatine, creme all’acido ialuronico, antirughe, idratanti e sieri per “l’eterna giovinezza” sono infiocchettati come un regalo prezioso e custoditi da una cloche in vetro.
Quando arrivano i primi freddi, invece, per promuovere i prodotti per la difesa dai malanni stagionali ci si ispira all’esposizione del fruttivendolo. Cassette in legno colorate colme di mandarini, limoni, arance; e poi, il miele nei barattoloni in vetro e le piante officinali. Tutto questo, insieme alle pastiglie per la vitamina C, agli antinfluenzali e agli spray per la gola al mentolo.
Dalle vetrine a tema si va fino a vere e proprie storie raccontate in co-branding con altri professionisti. In occasione della promozione di prodotti per celiaci, è nata una proficua collaborazione con un panificio che produce e vende pane e pasta fresca, e con una cakedesigner che confeziona magnifiche torte, entrambi per celiaci. “Abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera dell’antico panificio – precisa Valentina Speranza –. Così dal cassetto del rustico tavolo ‘capretta’ fuoriescono diversi tipi di pasta, numerose varietà di biscotti e le cialde dei cannoli da riempire con la ricotta. Nella tradizionale madia in legno, in cui anticamente s’impastava il pane, sono state sistemate la farina di mais e le basi per la pizza. Il messaggio è rivolto ai celiaci, per dire loro che con i prodotti di farmacia e quelli artigianali è possibile soddisfare i loro desideri, anche il cake design”.
La scelta di decorare le vetrine delle farmacie potrebbe apparire bizzarra, ma Valori ha le idee chiare sul perché è importante curare la gradevolezza di un luogo che tradizionalmente non dà spazio all’estetica. “Ciò che ci ha spinto a cogliere questa sfida è far comprendere che anche in una farmacia l’estetica è importante – spiega Valentina Speranza –. Solo così la farmacia si avvicina alla gente, smettendo di essere un posto associato soltanto alla malattia”.
Valori nasce quando alle due imprenditrici viene richiesto da parenti e amici di organizzare feste, compleanni e giornate speciali. L’esperienza di Valentina Speranza, per anni decoratrice e allestitrice nell’Hotel di famiglia, ha convinto le due amiche a buttarsi, con successo, in questa avventura. L’amore per il bello, per la decorazione della casa e della tavola, la Speranza lo eredita dal padre e lo perfeziona nei suoi studi all’Istituto d’Arte. Loredana Salvia e lei creano insieme una realtà pervasa della loro sicilianità: tutto nel loro lavoro riporta ai colori, ai paesaggi mozzafiato e agli odori della splendida isola. Reinterpretano materiali tipicamente mediterranei: sabbia vulcanica, gorgonie, ciottoli, rami, conchiglie e stelle marine, ma anche frutta, ortaggi, piante e fiori. Elementi naturali uniti a oggetti d’arte: di antiquariato e moderni.
Mosse da una passione che nel tempo è divenuta professione, le due socie propongono sempre un servizio “tailor made”, cucito su misura. La parola d’ordine di Valori è: personalizzare, e si spazia dalla “mise en place” di una semplice tavola imbandita per una cena tra amici, alla complessa organizzazione di un matrimonio; dalla festa per il diciottesimo, alla simpatica decorazione di quella per bambini.
Ogni evento e ogni vetrina vanno adattati al messaggio che si vuole trasmettere, trasformando gli elementi di cui si può disporre in un’opera dal forte impatto estetico. Tutto il concept di Valori sta in una continua ricerca del bello: come moderne Re Mida, le due imprenditrici mutano in oro tutto quello che toccano. “È un po’ la nostra filosofia – racconta Valentina Speranza – trasformare le cose brutte in belle. Perché tutto può essere reso bello, con amore, con passione e creatività”.
E con tanto talento, aggiungerei.
Federica Grimaldi
da ilpuntosalute | 29 Apr, 2014 | Benessere, Bio
Roma, Firenze, Venezia, Ferrara, Portofino, queste alcune delle città che danno il nome alle biciclette firmate Cicli Lombardo, azienda siciliana in forte espansione, in un giro d’Italia virtuale che vede circa un centinaio di tappe disseminate per tutta la penisola. “Nella nuova linea di biciclette abbiamo voluto evidenziare il Made in Italy, e in futuro applicheremo anche una bandiera tricolore su tutti i modelli”, precisa Emilio Lombardo, Amministratore Delegato.
In un settore, quello del ciclo, sempre più in caduta libera, la Cicli Lombardo Spa macina chilometri in contro tendenza, con un incremento annuo del fatturato di circa il 20%, dovuto soprattutto ai valori in cui l’azienda ha sempre creduto. “La nostra azienda cresce tanto grazie al fatto che sempre più persone riconoscono la qualità, l’innovazione, il design delle nostre biciclette – spiega Emilio Lombardo –, siamo proiettati all’estero e orientati verso un’internazionalizzazione del nostro prodotto. Cerchiamo di abbattere le frontiere per riuscire ad avere un margine di crescita in contro tendenza, oltre la media del settore”. Un aumento delle vendite dovuto anche a un atteggiamento più responsabile delle persone nei confronti dell’ambiente e dell’ecologia, a una crisi economica che orienta verso mezzi di trasporto a basso costo, ma anche a una moda contagiosa che, si augura Emilio Lombardo, crescerà e si affermerà sempre più. “L’uso della bicicletta rende le città e le società molto più civili e vivibili, quindi il mio auspicio è che si diffonda. Ad oggi, in Italia, questa scelta si basa ancora solo sulla convenienza, abbiamo però già la testimonianza di altre nazioni europee che dimostrano quanto sia importante e quanto sia anche bello andare in bicicletta.”.
I fratelli Lombardo hanno voluto fortemente potenziare la produzione italiana, rifiutandosi di importare dall’Oriente prodotti marchiati col loro nome. Cura del dettaglio, attenzione alla sicurezza e all’ambiente, garanzia di qualità e del Made in Italy, questi i punti di forza di un’azienda che sceglie di assemblare completamente le sue biciclette all’interno dello stabilimento di Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani. “Controlliamo tutto: dalla verniciatura, al montaggio delle ruote e della bicicletta, fino alla logistica, perché è importante anche come si trasporta. Curiamo ogni dettaglio: gli adesivi, ad esempio, vengono applicati sotto la vernice, e questo permette di avere nel tempo una bicicletta sempre nuova. L’elaborazione dell’estetica e di alcuni telai e stata curata dalla Facoltà di Architettura e design dell’Università di Palermo, e stiamo valutando la possibilità di collaborazioni con artisti e designer. Il design, i colori, le linee innovative sono tutti elementi importantissimi perché costituiscono il primo impatto che si ha con la bicicletta: cerchiamo di far innamorare i clienti anche solo guardando le nostre creazioni. Nel 2008, la nostra è stata la prima azienda al mondo a consentire ai clienti di personalizzare le biciclette. Si tratta del servizio “Bici come dici tu”, che permette di scrivere sulla bicicletta quello che si desidera.
Tutte le nostre bike sono certificate EN e presentano un’etichetta indelebile, attaccata al telaio, in cui c’è scritto che il mezzo è conforme alle esigenze di sicurezza e alla normativa europea”. Un ulteriore motivo di vanto per la Cicli Lombardo che, oltre a rispettare gli standard, si sbilancia e dà anche la possibilità ai clienti di estendere la garanzia fino a tre anni su tutti i prodotti: dai modelli per bambino, alle biciclette elettriche, a quelle sportive. “Siamo sicuri della qualità dei nostri prodotti e dell’attenzione con cui li creiamo – sottolinea Emilio Lombardo –, le biciclette portano il nostro nome, e ci mettiamo la faccia”. Un elemento di differenziazione per chi sa fare bene il proprio lavoro, ma ha anche alle spalle 60 anni di storia pieni di passione e amore per la propria attività. Una storia che affonda le radici nel lontano 1952, quando Gaspare Lombardo, insignito poi del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica dal Presidente della Repubblica, fonda l’azienda adesso gestita dai figli. Non solo un lavoro, ma uno stile di vita. Non solo un prodotto commerciale, ma il simbolo dell’infanzia e un oggetto del desiderio.
Tradizione e artigianalità, ricerca e innovazione, nulla è lasciato al caso, ne sono la prova i grandi risultati ottenuti. “Siamo molto competitivi nel settore delle bici da trekking e delle city – spiega Emilio Lombardo –, ma adesso è in forte crescita pure il settore delle biciclette elettriche, in cui spicchiamo perché siamo l’unica azienda italiana partner della Bosch”. Grazie a questo sodalizio italo-tedesco, l’azienda siciliana si è assicurata per la sua E-Amantea il sistema di assistenza elettrico più affidabile e performante che esista al mondo. Si tratta delle biciclette che ha in dotazione il corpo della Polizia Municipale Roma Capitale per pattugliare la città. Sono di colore blu, personalizzate nel telaio con la scritta “Polizia Roma Capitale”, e utilizzano batterie al litio di dimensioni molto ridotte ricaricabili da qualsiasi presa di corrente in due ore e mezza. Mezzi per la mobilità urbana ecologici, perché rispettano l’ambiente, ed economici, perché consentono di percorrere 100 km con appena 0,05 euro. L’autonomia è di circa 70 km in percorso misto e va fino a oltre i 90 km in modalità eco. Anche i postini di Poste Italiane recapitano la corrispondenza sui cicli Lombardo.
“Facciamo spesso collaborazioni di co-branding con aziende nazionali e internazionali. Uniamo appunto le forze per avere maggiore visibilità”, riferisce Lombardo. Ci sono, infatti, due modelli esclusivi in special edition per Radio105 e Radio Monte Carlo, e ci sono le mountain bike per MSC Crociere, in corrispondenza dei differenti porti di scalo, per consentire emozionanti tour ecologici alla scoperta dei territori dove la nave fa tappa. Bike tours sono stati organizzati ad Amsterdam, ad Amburgo, lungo le bianche scogliere di Dover, e ancora nella capitale svedese, Stoccolma, nella verdissima Gourock, in Scozia, e nei pressi di San Pietroburgo. Ad ogni tappa i partecipanti, a seconda dei propri livelli di abilità, hanno potuto scegliere tra vari tipi di tracciati proposti: da quelli supersportivi per scaricare l’adrenalina ad altri più rilassanti per godere appieno dei diversi paesaggi offerti dal luogo.
“La bicicletta è un mezzo confortevole, performante e ha notevoli fattori positivi. A me personalmente piace moltissimo e mi ricorda l’infanzia: era il mio principale divertimento. La bicicletta ci permette di apprezzare i paesaggi, e riduce i tempi di spostamento nelle città sempre più trafficate”, conclude Lombardo, portavoce di un’azienda che intende macinare chilometri ancora per molti anni.
Clementina Speranza e Federica Tadini
da ilpuntosalute | 9 Apr, 2014 | Benessere
Il sonno è un toccasana per la memoria. È questo il messaggio di Assomensana, Associazione non profit di neuropsicologi che studiano come potenziare le facoltà cognitive e dal 2004 fa ricerca nell’ambito delle funzioni mentali allo scopo di mantenerle sempre giovani. Durante la notte, senza “interferenze” inopportune, il cervello immagazzina fino all’80% delle nuove informazioni, contro il 40% che riesce ad assorbire di mattina.
Aprile è il mese dei “sogni” ma anche dei “ricordi” perché dormire vuol dire allenare la capacità di memorizzare.
Cosa c’entra la memoria con il sonno?
“Due recenti ricerche delle Università di Washington e del Wisconsin, apparse su Science, hanno messo in evidenza come dormire bene faccia bene alla memoria – conferma il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente dell’Associazione –. Durante il giorno, il cervello elabora una mole impressionante di informazioni (circa 11 milioni al secondo). Ogni attività intellettiva stimola le cellule cerebrali, incrementando le terminazioni nervose (i dendriti) che si estendono e si collegano, attraverso le sinapsi, con gli altri neuroni, creando così una rete fittissima di filamenti. Questa rete richiede molto dispendio di energia per essere realizzata e mantenuta. Infatti si devono utilizzare proteine, grassi e altri componenti biologici per costruire queste reti. Inoltre, creano una ridondanza di informazioni che non sempre si rivelano utili alla nostra vita. È quindi necessario sfoltire queste nuove ‘memorie’ per rendere più efficiente il sistema”.
Ecco spiegato il languore, il senso di affaticamento e la dispersione dei pensieri che ad aprile sono condizioni costanti e difficili da gestire per molte persone. Che fare allora? “È il sonno il rimedio per tutti – risponde presidente di Assomensana –. Durante il riposo notturno, il cervello rielabora, seleziona e mantiene esclusivamente le informazioni che sono utili e indispensabili alla vita, mentre si disfa di quelle che invece non sono importanti. In questo modo, l’organo del pensiero riorganizza la rete di neuroni, conservando solo ciò che serve e prepara il tessuto cerebrale per essere efficiente il giorno dopo”.
È quindi su questa base che diventa possibile aumentare l’abilità mnemonica. “Una valida indicazione in merito riguarda l’apprendimento di nuove informazioni – continua il professor Iannoccari –. Ormai sappiamo che ciò che apprendiamo la sera verrà memorizzato meglio e sarà disponibile per l’80% a distanza di 8-10 ore rispetto allo stesso materiale appreso la mattina. In quest’ultimo caso, potremo ricordare soltanto circa il 40% delle informazioni immagazzinate. Ciò dipende dalle ‘interferenze’ che subentrano durante la giornata, circostanza che invece non si verifica durante la notte. Quindi, la notte porta consiglio ma protegge anche la memoria dalle minacce (ovvero le interferenze)”.
Nonostante sia opinione comune che la qualità del sonno peggiori col passare dell’età, dallo studio condotto da M. Grandner e collaboratori, pubblicato sulla rivista Sleep, risulta esattamente il contrario. A partire dai dati ricavati da un sondaggio telefonico casuale, al quale hanno partecipato 155.877 cittadini adulti degli Stati Uniti, i ricercatori hanno esplorato la prevalenza dei disturbi legati al sonno, in relazione all’età dei soggetti, valutando gli effetti di salute, sesso e umore depresso. Considerando tutte le fasce d’età è emerso che ad eccezione di un aumento dei problemi relativi al sonno durante la mezza età, la qualità di questo sembra migliorare nel corso della vita, fino a 80 anni. I risultati dello studio suggeriscono che il “poco sonno” nei soggetti più anziani può essere dovuto a più fattori, non necessariamente all’invecchiamento fisiologico, e che si può migliorare seguendo opportuni stili di vita.
Ed ecco i consigli per “Dormire bene” tratti dal Vademecum “Vivere almeno 100 anni (Linee guida per una sana longevità)”, curato da Assomensana:
– a cena scegliere cibi leggeri come pesce, latte, yogurt, legumi, frutta secca (ricchi di triptofano, precursore della serotonina, sostanza che rilassa l’organismo in modo naturale) e vitamina B6 come orzo, riso, carni bianche, che favorisce l’assorbimento del triptofano;
– evitare bevande alcoliche o eccitanti che contengono teina o caffeina prima di coricarsi. Concedendersi invece l’effetto rilassante di tisane a base di camomilla, tiglio, passiflora, valeriana e biancospino;
– evitare di esporre il corpo ad attività fisicamente pesanti;
– dormire in un luogo fresco: la temperatura ideale per un sonno ristoratore è di circa 18°C;
– mantenere stabile l’orario del coricarsi, ricordando il fatto che il momento del normale ritmo di alternanza luce-buio coincide con la preparazione del nostro corpo al riposo (la nostra temperatura corporea si abbassa, così come la pressione arteriosa, e si avverte un piacevole torpore);
– ridurre il tempo di esposizione alla TV, soprattutto prima di andare a letto. Le immagini televisive stimolano la retina dell’occhio, la quale è collegata direttamente all’ipotalamo, zona deputata alla regolazione del ciclo sonno-veglia. Come dimostrato dai ricercatori dell’University of Pennsylvania (Meeting of Associated Professional Sleep Society of Illinois, 2009), guardare la TV prima di andare a letto riduce il tempo totale del sonno;
– se dopo una mezz’ora non si riesce a prendere sonno, è più salutare alzarsi dal letto e dedicarsi a un’attività che possa aiutare a rilassarsi (ad esempio si può respirare profondamente e visualizzare mentalmente immagini piacevoli e tranquillizzanti).
Per informazioni:
ASSOMENSANA
www.assomensana.it
da ilpuntosalute | 7 Apr, 2014 | Arte e Design, Moda
Quando sentiamo parlare di “
autoproduzione a Km 0”, siamo portati a immaginare delle belle cassette piene di freschissime verdure, coloratissima frutta succosa e bottiglie di fragrante olio di oliva. E invece nel variegato mondo del
design e del
fashion questo concetto ormai si è esteso agli oggetti e quasi anche ai progetti.
Quattro anni fa Giulia Meloncelli, dopo un percorso formativo prima, e lavorativo poi, nel comparto tradizionale della moda e del design, decide di iniziare una nuova avventura. Fonda così il brand Ricicli il cui nome lascia già prevedere quale sia il concept.
La fucina delle idee, il laboratorio dove le creazioni di Ricicli prendono vita, sorge a pochi chilometri dal centro di Forlì, in una casa degli anni ’50, abbandonata da tanti anni, che la Meloncelli e il marito, compagno oltre che di vita anche di lavoro, hanno scelto come luogo simbolo per far nascere la loro azienda. Ristrutturata secondo i principi della bioedilizia è arredata solo con mobili recuperati da vecchie cantine, con materiali di risulta. Coloratissimi pappagalli di vetro soffiato diventano lampade e cartelli stradali dismessi si trasformano in originalissimi pensili. Tutto rinasce e riprende vita in un luogo in cui ogni gesto è volto a realizzare oltre che un oggetto anche una idea.
Tutta l’attività di Ricicli è impregnata della filosofia che la Meloncelli ha portato nel cuore di un design totalmente Made in Italy. Ispirato dalle innovative idee del designer austriaco Victor Papanek, emerge chiaramente quanto tutto il lavoro di Ricicli sia in linea con le idee espresse nel libro “Progettare per il mondo reale”: realizzare qualcosa per dare un senso a ciò che si fa e non per fare semplicemente denaro.
Negli ultimi anni alcuni ambiti come ad esempio quello della moda e del design, pervasi prima solo dallo spasmodico desiderio di possedere sempre più oggetti, oggi vengono attraversati da concetti nuovi. Vintage, riciclo, equo e solidale sempre di più raccontano di progetti innovativi, attenti al pianeta e al mondo circostante, che fanno della diversità un punto di forza. Una “cosa vecchia”, che solo fino a una decina di anni fa, finito il suo ciclo vitale, diventava scarto, oggi ricomincia una nuova esistenza. Per la Meloncelli ogni oggetto ha una sua memoria storica e come tale la sua nuova vita non può e non deve cancellare la precedente. Ma Ricicli in qualche modo ci propone una vera e propria rivoluzione progettuale e concettuale: in un mondo che cerca spasmodicamente la perfezione nelle cose, nelle persone, nelle esistenze, scadendo spesso in vite di plastica indegne di essere vissute, l’azienda nelle sue creazioni non cancella ma anzi cerca ed esalta le imperfezioni nelle cose, negli oggetti. Una palla da biliardo la cui superficie non è più liscia e perfetta, è bella così, e non va lucidata perché proprio attraverso la sua imperfezione ci racconta la sua precedente funzione, ci lascia immaginare tutte le volte che è stata colpita dalla stecca di un appassionato giocatore. Gli oggetti dunque come le persone, veri e reali come noi, con le nostre cicatrici e i nostri difetti che ci rendono meravigliosamente unici.
L’azienda nella quale attualmente lavorano, oltre alla titolare e al marito, altre due collaboratrici, si pone l’obiettivo di espandersi il più possibile. “La nostra è una filosofia di vita, il rispetto per le persone e per la natura fanno parte di noi da quando siamo nati – dichiara la Meloncelli -. Con il nostro lavoro desideriamo far riflettere su questi valori il maggior numero di persone”.
I materiali utilizzati sono i più disparati. Legni di scarto da falegnamerie, scampoli di tessuti che giacciono nei magazzini, metalli raccolti dai ferrivecchi, carta e cartone. Ciò che viene considerato inutile per Ricicli è un bene prezioso che tornerà ad essere utile a qualcuno.
Tra i prodotti che più li caratterizzano ci sono gli attaccapanni Balilla, realizzati con stecche di metallo di vecchi calci Balilla, attaccapanni Biliardo, nei quali, dopo un’onorata carriera, le palle diventano coloratissimi pomelli, le borse Jacket, create con sfridi di lavorazione di pelle e abiti di fine collezioni e la lampada Cravatta.
Ma al di là dei prodotti “iconici” Ricicli realizza tanti progetti personalizzati oltre che per privati anche per locali commerciali. È possibile inventare e costruire qualunque cosa. L’unica regola è avere il desiderio, l’apertura mentale e la curiosità di affrontare un incredibile viaggio attraverso una visione della vita e dei rapporti tra gli esseri umani completamente nuova.
Federica Grimaldi
da ilpuntosalute | 21 Mar, 2014 | Benessere
Per ricaricare le facoltà intellettive, con la bella stagione, è necessario “immergersi” nella natura, come suggerisce Assomensana, l’Associazione non profit di neuropsicologi che invita anche a pensare all”albero”.
Dopo un lungo inverno, con la primavera alle porte, la mente può rimanere in “letargo”: “nebbia” nel cervello, di primo mattino; lentezza nel carburare, soprattutto concetti e idee; difficoltà di concentrazione; sensazioni di stanchezza e sonnolenza, e chi più ne ha, più ne metta.
Che fare? Rassegnarsi e attendere che passi un’intera stagione per diventare più lucidi e pimpanti? No – dicono i neuropsicologi di Assomensana (www.assomensana.it) -, è preferibile adattarsi al bel-tempo gradatamente, ma iniziando subito, ai primi sprazzi di sole.
Agli albori della stagione dei fiori, gli esperti invitano a prendere la vita con calma, senza esagerare con l’euforia tipica del periodo che induce a cambiare stile di vita in modo troppo repentino. “Affrettarsi a mettersi a dieta stretta, per rientrare nei panni primaverili, e programmare un’intensa attività fisica, come serrate maratone e jogging oltre misura, rappresentano un boomerang che nuoce alla salute, in particolare del cervello – spiega il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente di Assomensana -. Certamente l’alimentazione dei tempi dei panettoni e dei cotechini ha appesantito, non solo la figura e la sedentarietà, caratteristica delle giornate fredde, ha impigrito muscoli e cervello. Ma per rimediare, c’è un metodo semplice e alla portata di tutti, che deriva da un’interessante teoria di Berman: si tratta della “ristorazione dell’attenzione” che evidenzia gli effetti benefici derivanti dal contatto con la natura e che afferma come le persone si concentrino meglio dopo aver passato del tempo in ambienti naturali. Addirittura sono stati osservati risultati positivi anche nei soggetti che avevano semplicemente osservato immagini di paesaggi”. Quindi approfittare delle giornate di sole per fare una passeggiata in un parco o per organizzare una gita fuori porta in mezzo alla natura è importante non solo per mantenersi attivi e in movimento ma anche per aiutare la mente e l’umore.
Il meccanismo con cui la natura agisce favorevolmente sul cervello è presto rivelato. “Il dolce risveglio dei sensi succede perché, a differenza dell’ambiente urbano, quello naturale non pone i soggetti in una condizione di sovra-stimolazione e induce un effetto riposante sulle funzioni cognitive, soprattutto sull’attenzione e sulla memoria – afferma Iannoccari -. In particolare, i colori verde e azzurro contribuiscono a migliorare l’umore. La possibilità di svolgere queste piacevoli attività con amici diventa anche un’occasione per socializzare e stimolare la mente”.
Anche in questo caso però è opportuno muoversi con la giusta dose di moderazione, per cui non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo e cambiare improvvisamente rotta, come raccomanda il neuropsicologo. “Ad esempio, va benissimo trascorrere qualche serata in più sotto le stelle, ma è indispensabile tenere l’orologio sott’occhio per non fare troppo tardi e per limitare l’assunzione di alcolici, evitando così ricadute sulla quantità e sulla qualità del sonno, ristoratore e riparatore”, precisa Iannoccari.
Per migliorare ulteriormente le condizioni mentali, quando a primavera la testa presenta notevoli difficoltà di concentrazione e di memoria, il pensiero si fa vago e le idee faticano a focalizzarsi su quanto dovrebbe interessare, il presidente di Assomensana ha un consiglio in più: “In una condizione simile, non è facile riportare il barometro dei pensieri su ciò di cui ‘dobbiamo’ occuparci, aggravando la situazione con la sensazione di essere inefficienti. Quando il pensiero si distrae è difficile farlo virare dove vogliamo. Ma con una piccola strategia possiamo assecondarlo e portarlo dove desideriamo. Pensiamo a una parola, ad esempio “albero” e lasciamo che la mente scorra intorno a tutte quelle che fanno riferimento ad albero, accettando anche la comparsa di pensieri e ricordi affini. Poi pensiamo a qualcosa di più specifico legato ad albero, come ‘mela’, e lasciamo andare le associazioni di idee intorno a questa parola. Successivamente, troviamone una o due relative a ciò che ci serve pensare in quel momento: ‘riunione’ e ‘bilancio’, piuttosto che ‘spesa’ e ‘pranzo’, lasciando che il pensiero giri intorno a ciò che ci interessa di più. In questo modo la mente ruota intorno a un nostro obiettivo, scoprendo che pian piano possiamo portarla dove vogliamo noi (ma pian piano), evitando di farla lavorare a vuoto su ciò che non ci interessa”.
Anche sul fronte dello sport, a primavera non valgono le forzature e gli eccessi. “Con l’arrivo della stagione più bella, l’organismo si deve risollevare gradualmente. Buttarsi a capofitto in improbabili prestazioni corsaiole stressa tutto il fisico (a causa della produzione di corticosteroidi, gli ormoni dello stress, anziché delle endorfine, gli ormoni del piacere), scarica le energie e induce uno stato di stanchezza e apatia, provocando l’effetto negativo di disaffezionarsi all’attività fisica – spiega Iannoccari –. Quindi, anziché iniziare con 30 minuti di corsa, dedicarsi a miti (ma valide) passeggiate a passo sostenuto per 30 minuti, anche tutti i giorni. Solo dopo una settimana si possono indossare le scarpette da ginnastica e iniziare pacatamente a sollevare il passo”.
A primavera calma anche a tavola. “Ciò che hanno regalato alla linea i tre-quattro mesi precedenti, non si può cancellare con una dieta spartana in pochi giorni del mese di marzo o di aprile – dichiara il presidente dell’Associazione di neuropsicologi –. Partiamo dal mattino: la colazione necessita di varietà, che comprende il classico caffè, o thè o caffelatte, ecc., biscotti o pane oppure fette biscottate, ma inseriamo anche frutta fresca di stagione (soprattutto quella rossa) e non facciamo mancare anche due o tre frutti secchi (noci, nocciole, mandorle, pistacchi). Per i più audaci, si suggerisce un bicchiere di acqua tiepida con mezzo limone spremuto. Un vero toccasana per l’attivazione del metabolismo e quindi del cervello”.
ASSOMENSANA
info@assomensana.it
www.assomensana.it
da ilpuntosalute | 17 Mar, 2014 | Vino
I BENEFICI DEL VINO
Il vino in quantità moderate fa bene e con un solo bicchiere a pasto se ne ottengono tanti vantaggi.
È l’accompagnamento perfetto della dieta mediterranea, un alimento più che una semplice bevanda.
Un numero sempre maggiore di studi, dimostra come possa essere inserito, a buon diritto, nella lista degli alimenti che allungano la vita. Il vino è ideale per il cuore, la pressione, previene i tumori, ha effetti anticancerogini e anti-alzheimer. Accelera l’eliminazione del colesterolo cattivo, è antiossidante e previene i disturbi circolatori. Questo nettare ha un ruolo protettivo contro i rischi di malattie cardiovascolari. Grazie all’azione dell’alcol, che è un solvente, si ha un effetto “sgrassante” sul sangue. Oltre che dall’alcol, il nostro organismo trae beneficio anche dai polifenoli presenti in grande quantità nel vino rosso: antociani, acidi idrossicinnamici, tannini, acido gallico e resveratrolo (uno degli antiossidanti più importanti contenuti, che da anche colore e profumo al vino). Alcune di queste sostanze dilatano i vasi e favoriscono la circolazione, contrastando la formazione di trombi.
Nel vino si celano 500 componenti tra quelli organici e inorganici (per lo più acqua ed etanolo).
Non più di 60gr al giorno, cioè mezzo litro di vino. È questa secondo i medici, la dose quotidiana di alcool da non superare e per le donne 45/50gr., perché il loro fegato produce una minor quantità di enzima alcol-deidrogenasi (trasforma l’alcol in acqua e anidride carbonica, favorendone lo smaltimento da parte dell’organismo).
Bere troppo vino, invece, fa male! Intossica il fegato, aumenta il rischio di tumore a laringe ed esofago e fa impennare i trigliceridi nel sangue danneggiando le arterie.
Manlio Giustiniani Master Sommelier AIS
IL VINO NATURALE? PASSIONE E RISPETTO PER LA TERRA
In Sicilia sull’Etna, sua maestà il vulcano, zona di millenaria tradizione vitivinicola, si trova la cantina di Alberto Aiello Graci.
Alberto coltiva soltanto vitigni dell’Etna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto. Le densità di impianto sono tra i 6 mila e i 10 mila ceppi per ettaro. “Il nostro vino è artigianale e prodotto in regime di agricoltura biologica. Limitiamo al minimo gli interventi in vigna e in cantina. Non pratichiamo diserbo chimico per non alterare l’equilibrio irripetibile e l’energia creativa della nostra terra. Le vigne, senza impianto di irrigazione alcuno, in parte a piede franco (cioè senza portainnesto), vengono coltivate senza impiegare erbicidi o prodotti sistemici. Unici trattamenti: zolfo e rame. Non utilizziamo barriques, ma soltanto tini e botti grandi prodotte con legni di lunghissima stagionatura. Non controlliamo le temperature per avere più estrazione in vinificazione e perché il vino è libertà. In poche parole, cerchiamo nel vino la purezza.
Tutto il nostro lavoro è teso ad assecondare la personalità delle nostre vigne mantenendo intatta la diversità tra un’annata e l’altra. Comanda la terra, non noi. Crediamo che solo rispettando la naturale espressione del nostro territorio, si possano avere grandi vini”, afferma Alberto Aiello Graci.
All’età di 29 anni, Aiello inizia l’attività di vitivinicoltore e nel 2004 nasce la sua azienda, sul versante nord dell’Etna, con l’acquisto di 25 ettari di terreno, dei quali fanno parte i 17 ettari di vigneto a Passopisciaro in contrada Arcuria. Viene poi comprato il grande palmento, della metà del 1800, in cui è stata realizzata la cantina. Nel 2006 viene acquistata una vigna centenaria, a 1000 metri di quota sul livello del mare, in Contrada Barbabecchi. “Da lì l’idea di chiamare il vino prodotto con quei vitigni ‘Quota 1000’ – precisa il giovane imprenditore –. La vigna è una delle più alte d’Europa e ogni inverno è coperta di neve; raccogliamo l’uva a Novembre (cioè veramente tardissimo) e ogni lavorazione è fatta a mano.
È una vigna pre-filossera.” La filossera è stata, una delle calamità naturali più gravi dell’agricoltura: si tratta di un parassita che, giunto dal continente americano agli inizi del secolo scorso, si diffuse rapidamente in tutta Europa distruggendo letteralmente i vigneti. Le poche vigne che si salvarono rappresentano oggi veri e propri monumenti viventi.
Nel 2011 sono state autorizzate dal ministero Pol. Agricole e inserite nel disciplinare della DOC Etna le menzioni geografiche aggiuntive che in Francia vengono chiamate CRU. “Questa è una cosa molto importante, perché nelle grandi zone del mondo, ogni vigna ha la sua unicità – precisa con passione Aiello –. Il sistema serve a identificare legalmente le contrade e a certificare la provenienza del vino. Per questo motivo abbiamo deciso di vinificare i vini separatamente e di indicare quelli che rappresentano la migliore espressione col nome della zona in cui sono prodotti. Si tratta di una certificazione dell’origine particolarmente forte perché testimonia che il vino proviene da quella determinata vigna”.
Quindi oltre a:
Etna Bianco Doc
Etna Rosato Doc
Etna Rosso Doc
ci sono i CRU rossi:
Etna Rosso Doc Arcurìa
Etna Rosso Doc Feudo Di Mezzo (prodotto da una vigna di novant’anni)
e il CRU bianco:
Etna Bianco Arcurìa
“Tutto quello che faccio nasce dalla passione e dal rispetto per la terra”, conclude così Alberto Aiello.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 14 Mar, 2014 | Informazioni mediche
È in diversi colori moda, satinati o in lurex. È fashion, e con il simbolo ♀, rappresentazione stilizzata della femminilità. È un nuovo bracciale glamour che le ragazze potranno indossare per affermare la loro libertà di scelta e promuovere la “moda” della sessualità consapevole. Si potrà trovare nelle tappe della campagna d’informazione lapillolasenzapillola e in altre occasioni che saranno comunicate attraverso il sito www.lapillolasenzapillola.it; dove è stato anche attivato un servizio di consulenza online gestito da 11 ginecologhe che chiariranno i dubbi delle ragazze rispondendo personalmente alle loro domande.
Love it! Sesso consapevole è la campagna d’informazione sulla contraccezione promossa da SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) in collaborazione con il progetto educazionale lapillolasenzapillola. Si rivolge alle giovani che stanno affrontando le loro prime esperienze sessuali e nasce con l’obiettivo di sensibilizzarle sull’importanza di effettuare in modo consapevole le proprie scelte in materia di sesso, dando loro tutte le informazioni utili sulla contraccezione.
Love it! per parlare di contraccezione usa linguaggi innovativi: moda, musica e web. Per promuovere il progetto, infatti, pure la musica scende in campo con la rapper italiana
Baby K, prodotta da Tiziano Ferro.
Claudia Nahum,
in arte
Baby K
diventa testimonial della campagna Love it! e protagonista dell’omonimo video musicale, nel quale indossa i braccialetti colorati. “Bisogna essere pronte a prendersi le proprie responsabilità – afferma la cantante –, decidere in prima persona e non farsi influenzare dagli altri quando sono in gioco scelte importanti. E soprattutto amare se stesse, la propria vita, la propria sessualità e la propria libertà di scelta. Non bisogna lasciarsi frenare da timori o pensare che la scelta è solo quella tra prendere la pillola o lasciar fare tutto al partner. Ai miei concerti verranno distribuiti i bracciali simbolo della campagna. Mi piacerebbe che tutte le ragazze ne indossassero uno come segno della loro indipendenza. Lo indosso anch’io perché sono fiera di mostrare la mia forza. Nella vita sono sempre stata libera e protagonista delle scelte. Informarsi, capire, valutare sono sempre state le chiavi per me, e vorrei che lo fossero anche per le ragazze”. Baby K promuoverà i messaggi della campagna in occasione delle tappe del suo tour in programma l’estate prossima.
“Le giovani donne, se informate in modo equilibrato su tutto il ventaglio di metodiche contraccettive oggi disponibili, sono in grado di fare più consapevolmente una scelta per la loro vita – afferma Rossella Nappi, Professore associato di Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi di Pavia -. Il cerotto e l’anello vaginale rappresentano un’alternativa alla pillola e un metodo sicuro, efficace e con il plus di liberare le donne dall’assunzione quotidiana per bocca. Altro aspetto importante è che l’anello è caratterizzato da ormoni a bassissimo dosaggio con livelli molto stabili, che provocano meno effetti collaterali estrogeno correlati”.
Sono poche in Italia le donne che si affidano a metodi contraccettivi, una minoranza quelle che fanno ricorso alla contraccezione ormonale: meno della metà si cautelano durante un rapporto sessuale, una gravidanza su 5 non è desiderata mentre cresce il fenomeno della contraccezione di emergenza, soprattutto tra le più giovani. Nel nostro Paese la cultura della contraccezione e dei comportamenti sessuali responsabili è lontana dagli standard europei. Ancora oggi il 59% delle donne in età fertile (15-49 anni) non utilizza alcun metodo contraccettivo: il 15% non ne ha mai fatto uso e il 44% ha smesso di utilizzarlo. Dalla ricerca, effettuata da Eurisko nel 2011, emerge che oltre la metà delle donne intervistate che ha avuto rapporti sessuali nel mese precedente la rilevazione non ha usato metodi contraccettivi, né utilizzato alcuna precauzione, anche se il 34% ha dichiarato di non desiderare un figlio.
Il bracciale di Love it! sarà distribuito in occasione delle tappe della campagna lapillolasenzapillola nei Campus Orienta e in occasione del tour estivo di Baby K.
Il calendario è consultabile al sito www.lapillolasenzapillola.it
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 11 Mar, 2014 | Moda
Bianco, rosso, verde sono i colori della nostra bandiera, che spesso accompagnano l’inno di Mameli e fanno emozionare. Sono i colori per i quali, alle Olimpiadi del 2014, a Sochi, hanno gareggiato e vinto gli atleti FISI (Federazione Italiana Sport Invernali). E sono anche i colori del loro intimo tecnico: 100% italiano.
La maglia lupetto a manica lunga e la calzamaglia al ginocchio sono realizzate in polipropilene Dryarn®, un tessuto che isola come la lana, conferisce leggerezza e veicola all’esterno il sudore prodotto durante l’attività fisica. L’efficienza di scambio tra pelle, tessuto e ambiente assicura il massimo comfort ed evita la spiacevole sensazione di freddo causata dall’umidità sulla pelle. Si tratta dei capi tecnici sportivi che Mico ha fornito agli oltre 400 atleti della F.I.S.I.
La F.I.S.I. è la federazione che comprende 14 sport invernali: sci alpino, nordico, di velocità, di fondo e d’erba, skeleton, snowboard e salto sugli sci, combinata nordica, bob, slittino e slittino naturale, freestyle, biathlon. Tra questi sport, dieci le discipline Olimpiche. La spedizione azzurra a Sochi è composta da 113 atleti, dei quali 86 della FISI.
I completi di intimo tecnico Official F.I.S.I. Linea Champions di Mico li abbiamo visti pubblicizzati da quattro atleti della Nazionale italiana di sci alpino che rievocano “I fantastici 4”.
Undici, invece, i super eroi italiani che chiudono la spedizione a Sochi con 8 medaglie: 2 d’argento e 6 in bronzo. Tra loro, Christof Innerhofer, trentenne di Brunico, che ottiene una medaglia a cinque cerchi d’argento nella discesa libera e una in bronzo nella supercombinata. “Durante una competizione è fondamentale ‘la testa’: bisogna sciare serenamente e non avere paura della gara e di sbagliare – spiega Christof Innerhofer -. Altrettanto importanti sono gli indumenti performanti. Devi solo pensare a indossarli, e se sono di qualità non ti accorgi neanche di averli. Il completo intimo che mettiamo sotto la tuta da gara è leggero, confortevole, mantiene la temperatura corporea, e anche con -15°/ -20° non abbiamo problemi”.
L’intimo ufficiale Official F.I.S.I. Linea Champions è realizzato con la tecnologia seamless, cioè senza cuciture. Presenta, inoltre, una struttura elastica muscolo-contenitiva e protezioni ergonomiche 3D su spalle e ginocchia.
Tricolore anche per le calze per sport invernali, che completano il settore
contatto pelle. Sono realizzate con 3 livelli differenti di spessore, con fascia elastica anti-torsione nella caviglia e nell’arco plantare, con la punta super-comfort con cuciture piatte e rimagliata esterna. A sigillare tutto: il logo ufficiale F.I.S.I.
La filiera dei prodotti è interamente realizzata in Italia: dal filato ai macchinari, dalla manodopera alle tinture, dalle etichette agli adesivi, dal packaging al trattamento igienizzante, dalle zip agli elastici, dal design alla proprietà dell’azienda. Tutto made in Lombardia.
Le soluzioni Mico, studiate per rispondere alle necessità degli atleti delle nazionali azzurre, sempre alla ricerca della massima performance in termini di comfort, prestazioni, protezione e affidabilità, vengono proposte anche a chi desidera provare l’emozione di indossare gli stessi capi dei campioni F.I.S.I., e pure a chi, magari, considera lo sci soltanto il mezzo per spostarsi da un rifugio all’altro.
Mico Sport S.p.a. nasce nel 1970 come azienda produttrice di calze da donna. Nel ’77 cambia tipologia di prodotto specializzandosi nella confezione di calze sportive di tipo “tecnico”, alle quali affianca negli anni ’90 una linea completa di “technical underwear”, di indumenti, cioè, che costituiscono il primo strato: sotto maglia, sotto casco, sotto guanti; realizzati con materiali innovativi e tecnologie brevettate.
La sede e lo stabilimento produttivo sono a Brescia. Fondamentali i macchinari, modificati nel tempo per restare sempre al passo con la tecnologia e per realizzare prodotti prestazionali.
da ilpuntosalute | 5 Mar, 2014 | Moda
Può essere a lupetto, a serafino, con la scollatura a barchetta, girocollo, V-neck e con allacciatura a polo. È come se fosse una tela da plasmare o un foglio bianco da riempire, da interpretare di volta in volta in modo diverso. C’è la T-Shirt souvenir tipo “I love NY”, ci sono quelle dei cartoons Disneiani o made in Japan, quelle con le foto dei miti del cinema: da Marilyn Monroe a Brigitte Bardot. Ci sono le girocollo in tinta unita che consegnano alla storia toraci muscolosi e sguardi tenebrosi come quelli di Jeams Dean e Marlon Brando. C’è la T-Shirt bianca che Fonzie portava sotto il giubbino nero di pelle. Ci sono quelle per pin up, con gli angeli di Fiorucci, e quelle con nome e foto dei gruppi musicali preferiti. Ci sono quelle del calcio, un tempo in lana cotta. Poi le T-Shirt di lusso. La Cocodrile shirt di Hermes da 70 mila euro, dove tecniche innovative di lavorazione del pellame hanno trasformato la rigidità del coccodrillo in una consistenza chiffon. E quella commissionata da un indiano più che facoltoso: completamente d’oro, del valore di 230 mila dollari, dal peso di 12 chili, realizzata da una squadra di quindici orafi che ci ha lavorato 16 ore al giorno.
La T-Shirt, che ha compiuto 100 anni nel 2013, nel tempo è divenuta un megafono mediatico: da manifesto ideologico di designer e aziende a espressione esclusiva di trend di stagione, fino a diventare un esclusivo gioiello. L’intramontabile e iconico capo a forma di T viene celebrato in un volume che ne ripercorre le origini e l’evoluzione. Si tratta di I Love T-Shirt: Origine e storia di una maglietta in cotone a forma di Tedito nel 2014 da Fashion Illustrated con la collaborazione di COTTON USA
Il marchio registrato COTTON USA è stato lanciato da Cotton Council International (CCI) nel 1989 e contraddistingue prodotti di elevata qualità realizzati con almeno il 95% di cotone, di cui per lo meno il 50% deve essere americano. (CCI) è stata fondata nel 1956 come estensione internazionale del National Council of America (NCCA), per diffondere su vasta scala i prodotti realizzati con cotone americano nei mercati d’oltreoceano.
Il
cotone americano, proveniente dalla famiglia della pianta del cotone “
Gossypium”, viene coltivato nei 17 stati del
Cotton Belt: un’area geografica che occupa metà degli Stati Uniti e si estende dal Nord Carolina alla California (4,6 milioni di ettari).
Il periodo della semina va da febbraio a giugno, a secondo delle diverse zone, dopo e 2 mesi spuntano i fiori che in 3 giorni si trasformano da bianco a rosso. Semi e fibre di cotone crescono all’interno di questi fiori, che dopo 50 giorni sbocciano e portano alla luce le fibre, che vengono poi separate dai semi.
Gli Stati Uniti sono il maggiore esportatore di cotone (circa il 30% delle esportazioni mondiali), ed è del 13% la percentuale di cotone nel mondo prodotto dagli USA. Numerose aziende tessili utilizzano già il marchio COTTON USA e abbracciano le attività e le iniziative di global sourcing a supporto del business. Fruit of the Loom, Quiksilver, Brooks Brothers, Esquel e tante ancora le ditte che hanno scelto di realizzare collezioni in cotone americano, identificate chiaramente dal brand COTTON USA. Tra le italiane: Original Marines, Zucchi, Bassetti, Borgo Tessile, solo per citarne alcune.
Non c’è sfilata, collezione stilistica o brand che non inserisca una T-Shirt nelle proprie collezioni. “Non ha confine – afferma l’autrice del libro Cristina Taccani a proposito della T-shirt – . Incapace d’involuzione non rimane imbrigliata nella restrittiva definizione d’indumento o nell’erroneo susseguirsi di aggettivi dedicati: sportiva, facile, comoda, concentra in sé il ruolo di protagonista e non perde l’occasione per tradursi anche ai profani. La T-Shirt, nuovo contenuto e contenitore, libera spazi alla fantasia, imprimendo messaggi veloci, che volano sul web”.
Tre le versioni sul significato del prefisso T avanti a Shirt, tutte spiegate nel libro I Love T-Shirt: Origine e storia di una maglietta in cotone a forma di T, distribuito presso le librerie Rizzoli e nella Libreria della Moda di Milano, disponibile per l’acquisto online sul sito della Libreria della Moda www.libreriadellamoda.it.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 12 Feb, 2014 | Nutrizione
Mangiare cibo sano e light ma senza rinunciare al gusto. È la promessa alla quale nessuno di noi, perennemente in lotta con la bilancia e con il colesterolo, crede davvero. E invece qualcuno ha raccolto e vinto la sfida. È “la cucina del senza…sale, zucchero, grassi” proposta dal giornalista e scrittoreMarcello Cornini per la kermesse di alta cucina Gusto in Scena. Chef stellati, pasticceri, sommelier, blogger e appassionati del buon cibo si incontreranno per dare vita a un evento straordinario, giunto alla sesta edizione e che si terrà dal 16 al 18 marzo a Venezia in una cornice da sogno, la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Cornini propone una vera e propria rivoluzione ai fornelli: una cucina “preventiva”, attenta contemporaneamente alla salute e al gusto, che non rinuncia al sapore ma che lo esalta sia limitando l’utilizzo eccessivo di alcuni ingredienti sia sostituendone altri di cui spesso si abusa in cucina con i “parenti”light o naturali che non danneggiano né la nostra linea né la nostra salute.
A cimentarsi con deliziosi dolci senza zucchero saranno Luigi Biasetto, Salvatore De Riso, Gianluca Fusto e Igino Massari. Il temibile saccarosio verrà sostituito con succo d’agave, trito di dattero, stevia, ananas essiccato e miele mille fiori.
La “cucina del senza” è frutto di un percorso iniziato nel 2011 quando a essere posti sotto esame furono i grassi, spesso troppo abbondanti nelle preparazioni gourmet. Nel 2012 il Ministero della Salute decide di patrocinare l’evento che ha come tema “Cucinare con…Cucinare senza sale”, proprio per il suo carattere di interesse sociale. Il 2013 porta a una svolta: l’evento si internazionalizza. La collaborazione con la Fondazione Italia Cina porterà in Italia una delegazione di 80 membri dell’ordine internazionale dei Discepoli di Auguste Escoffier. Fondato nel 1954 da Jean Ducroux allievo di Escoffier, l’Ordine nato per rendere omaggio a uno dei più grandi maestri della cucina francese e internazionale, si pone l’obiettivo di raggruppare in una casa comune gli chef delle più importanti catene alberghiere. Oggi l’Ordine riunisce oltre 25 mila chef stellati di ogni parte del mondo e molti degli executive chef di grandi alberghi di lusso.
Il 2014 vede da un lato, il definitivo consolidamento dei temi legati alla salute, dall’altro l’ambizioso obiettivo di internazionalizzare l’evento facendo uscire Gusto in Scena dai confini nazionali nei prossimi tre anni. Vanta il patrocino dell’Expo 2015, della Comunità Europea, della Città di Venezia e dell’Agenzia Nazionale del Turismo.
Anche quest’anno presenze di altissimo livello: Herbert Hintner, Luca Marchini, Aurora Mazzucchelli, Nicola e Luigi Portinari, Luigi Taglienti, Paolo Teverini, Ilario Vinciguerra e Andrea Aprea, delizieranno i presenti con pietanze speciali in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Special Guest quest’anno sarà Carlo Cracco uno dei severi giudici del programma Mastechef Italia.
Gusto in Scena è anche vino, cultura e gastronomia. Così a “I Magnifici Vini” viene riproposta la vecchia amicizia tra cibi e vini attraverso una selezione di oltre 71 cantine nazionali e internazionali. Un vino per ogni tipo di pietanza al fine di esaltare il gusto di ogni piatto.
Su idea di Cornini i vini sono stati suddivisi a seconda dell’ambiente di produzione in mare, montagna, pianura e collina.
La selezione dei vini sarà nuovamente protagonista a “Chef in Concerto”, il congresso che ospita chef e pasticceri internazionali e che vedrà proprio Cornini impegnato ad abbinare a ogni pietanza il suo specifico vino.
Oltre all’alta cucina e alla tradizione vinicola a “Seduzioni di Gola” protagonista diventa l’alta gastronomia. L’Italia è un Paese che per clima e cultura vanta dei prodotti unici che non si trovano in nessun’altra parte del mondo. Far conoscere prodotti, rari, preziosi e molto golosi è lo scopo di questa sezione.
Come in ogni manifestazione che si rispetti oltre alla sede principale dell’evento tutta la città di Venezia sarà protagonista con i suoi alberghi e ristoranti che parteciperanno al “Fuori Salone 2014”, in cui verranno proposti degli special events enogastronomici sia di cucina tradizionale che sperimentale.
Obiettivo? Far diventare Venezia capitale del Gusto così come Milano lo è della Moda. Un altro orgoglio nazionale, tutto Made in Italy, che ormai da più parti si tenta di conservare e di rilanciare nel mondo.
Federica Grimaldi
da ilpuntosalute | 5 Feb, 2014 | Vino
“Eternity was in our lips and eyes”, scriveva così William Shakespeare. È quasi San Valentino e l’amore è nell’aria, sentori di frutta matura, confettura e ciliegia, e frasi romantiche rendono un brindisi speciale.L’azienda veronese Gerardo Cesari affida a uno dei sui vini, il Mara Valpolicella Ripasso Superiore, il messaggio d’amore Shakespeariano e lo propone sul tappo che sigilla la bottiglia. Il tappo, che racchiude un pensiero romantico da dedicare alla propria metà, ha pure un’applicazione per dire «stop» alla contraffazione nata dalla ricerca IDCORK per tutelare il vino di qualità e garantirne l’autenticità grazie a una rintracciabilità a 360 gradi.
La trama del sughero è come un’impronta digitale: i fori naturali che la compongono la rendono unica e irripetibile. La tecnologia studiata e brevettata dall’azienda Brentapack del gruppo Labrenta tutela così il consumatore e il produttore.
Tramite l’apposita app il consumatore può visualizzare una serie di servizi: zona e periodo di estrazione del sughero, dati sulla lavorazione del tappo, nome della cantina e caratteristiche del vino (annata, uvaggio e codice della bottiglia). Chiunque può utilizzare questo sistema direttamente dal cellulare, scoprendo tutto quello che c’è da sapere su ciò che acquista o che gli viene servito al ristorante. Per farlo basta scaricare l’app gratuita dal sito www.idcork.com, poi, una volta avviata l’app, si potrà procedere al riconoscimento visivo del tappo grazie al confronto della sua trama con quella riprodotta nella foto. Successivamente si potrà inserire il codice stampato sulla chiusura e si apriranno le diverse schermate con informazioni sul tappo, sul vino, sulla cantina. “Ogni tappo è univoco e, con la tecnologia che adottiamo, abbiamo la possibilità di rintracciare la storia della bottiglia, la lavorazione e la produzione del vino – afferma Gianni Tagliapietra, amministratore di Brentapack -. Questo sistema è importante per tutelare il nostro made in Italy”. Pochi secondi e qualche click saranno in grado di assicurare che il contenuto della bottiglia non è un’imitazione.
Per rimanere in tema di buon vino, tecnologia e poesia, la newsletter Cesari avrà uno spazio curato direttamente dal Club di Giulietta (l’associazione che ogni anno risponde a migliaia di lettere provenienti da tutto il mondo, indirizzate alla protagonista dell’opera di William Shakespeare) dove si potranno leggere i messaggi d’amore più significativi arrivati a Verona nel corso degli anni, mentre la pagina Facebook dell’azienda ospita in bacheca le più belle frasi d’amore legate al vino che gli enonauti inviano via mail all’indirizzo amordivino@cesariverona.it.
La cantina Cesari di Cavaion Veronese, inoltre, diverrà un vero e proprio “ufficio postale di Giulietta”: chi vi farà visita potrà infatti usufruire di una speciale cassetta per spedire i propri pensieri d’amore indirizzati a Giulietta. Le lettere saranno consegnate al Club di Giulietta che giudicherà quali siano le migliori, meritevoli di partecipare al Premio “Cara Giulietta” dedicato alle missive d’amore, che si svolgerà nel febbraio 2014.
Clementina Speranza
da ilpuntosalute | 4 Feb, 2014 | Benessere
Cime ricoperte di candida neve sotto un cielo stellato, una baita in legno dalle cui finestre si scorge il crepitio del fuoco che arde nel camino: questo lo scenario adatto ad accogliere i fidanzatini di Peynet, simbolo della coppia eternamente innamorata. E questo è anche lo sfondo del prossimo San Valentino per chi sceglierà la Valtellina per la propria fuga d’amore.
Due le strutture alberghiere che propongono il “romantico pacchetto” destinato a chi desidera vivere un’esperienza unica.
Prestigio, Fruttaio Ca’ Rizzieri, Vigneto Francia, Numero Uno, sono eccellenti vini della zona e anche i nomi di alcune delle undici camere del Wine Hotel Retici Balzi di Poggiridenti, che ai freddi numeri preferisce il calore della tradizione vinicola valtellinese.
“Ortensio Lando”, oltre che un altro ottimo vino, è anche la piccola Oasi del relaxdell’Albergo. Un rifugio immerso nelle montagne pronto a ospitare le coppie che, coccolate dalle soffici bolle delle vasche idromassaggio, potranno ammirare, attraverso la grande vetrata, i panorami mozzafiato delle Alpi. Il Wine Hotel pensa davvero a tutto, e soddisfatto spirito e palato, si dedica anche al corpo: ilmassaggio di Cleopatracoccolerà lei con un massaggio a base di crema idratante naturale al latte d’asina, mentre lui si farà stregare dai profumi degli oli essenziali.
E poiché non si vive di solo amore, sarà inoltre possibile degustare e acquistare vini e prodotti tipici locali nel Corner Valtellina, o gustare le leccornie della cucina tradizionale presso il ristorante Il Poggio, a pochi metri dall’Hotel.
L’Ortensio Lando, che dà il nome alla zona relax dell’Hotel, è un vino rosso prodotto presso la vicinaAzienda Agricola di Luca Faccinelli a Chiuro. Il progetto che Faccinelli porta avanti ormai dal 2007 ha come obiettivo il riscoprire e valorizzare un prodotto unico, già peraltro conosciuto dai vecchi viticoltori valtellinesi, un vino la cui uva viene coltivata esclusivamente nei particolari sistemi terrazzati dei vigneti caratteristici della zona. Dedicato all’omonimo filosofo, il vino è fatto esclusivamente con uve Nebbiolo raccolte nella sottozona del Grumello.
La seconda proposta per il poetico weekend è offerta dall’Hotel Tremoggia. Sito a Chiesa in Valmalenco, è unBest Western dalla storia lunga quasi un secolo. Giunta ormai alla quarta generazione la famiglia Lenatti gestisce l’Hotel con cura e attenzione dal 1924. Tra tradizione e innovazione, il carattere familiare della struttura consente agli ospiti di sentirsi a casa. Camere confortevoli la cui vista si affaccia sulle punte innevate, una colazione con prodotti caserecci e naturali e un’ospitalità che solo chi ha ormai nel proprio patrimonio genetico l’arte dell’accoglienza può offrire, sono gli ingredienti di una esperienza esclusiva.
Nella stanza, dotata di tutte le comodità, le coppie troveranno una bottiglia di spumante e i golosissimi cioccolatini della Pasticceria Tremoggia.
Per i cultori del weekend di quiete l’Hotel Tremoggia mette a disposizione il centro benessere Wellfit, nel quale tra un’immersione nelle vasche idromassaggio e una sauna, oltre allo spirito anche il corpo verrà ritemprato.
Ma San Valentino non è solo relax: per i più sportivi sarà possibile noleggiare le tipiche “racchette” dette “ciaspole” per lunghe e avventurose passeggiate sulla neve, e, tra un pupazzo e l’altro, farsi trasportare con le caratteristiche motoslitte presso la baita ristorante per consumare una cena prelibata. Per i più audaci la Snow Eagle, la più grande funivia d’Europa, facilmente raggiungibile dall’Hotel, donerà brividi non solo d’amore.
E se mai qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, le parole della piccola Alice di Lewis Carrol ci raccontano la poesia che la candida e soffice neve regala. “… Senti la neve contro i vetri, micino? Ha un suono così bello e delicato! Proprio come se qualcuno di fuori coprisse di baci tutta la finestra! Forse la neve ama gli alberi e i campi, se li bacia con tanta gentilezza…”.
Federica Grimaldi
da ilpuntosalute | 4 Feb, 2014 | Nutrizione
In Italia, le persone che hanno tra i 55 a i 75 anni sono 13.300.000, il 22% del totale, e 16 mila sono i centenari. Nel 2030, 2 italiani su 5 avranno più di 65 anni.
Gli americani chiamano ‘baby boomers’ i nati fra il 1946 e il 1964 (anni di picco delle nascite in USA), in Europa per questa categoria si utilizza il termine ‘Senior’. Si tratta di un nuovo segmento demografico che gli osservatori stanno tenendo d’occhio con attenzione. Anche l’Osservatorio Yakult a GfK Eurisko ha fotografato la situazione degli italiani “brizzolati”. L’Osservatorio Yakult, divisione nata all’interno di Yakult Italia nel 2010 con la finalità di esplorare il mondo del benessere e della corretta alimentazione, degli stili di vita contemporanei e dei trend socio-economici degli italiani, ha commissionario uno studio a livello nazionale su mille individui “senior” con reddito familiare mensile netto di 1500 euro e oltre.
Dalla ricerca emerge che nei circa 13 milioni di senior italiani possono individuarsi due gruppi: i “nuovi senior”, più attivi e più aperti alle innovazioni, circa 2.400.000, e i “senior tradizionali”. L’indagine, effettuata tramite interviste personali a domicilio ha consentito di capire chi sono i nuovi senior, cosa fanno, perché sono più felici dei senior tradizionali, a cosa aspirano, e, soprattutto, che cosa desiderano fare nella seconda metà della loro vita, spesso più entusiasmante di quella dei junior, figli e nipoti a cui le condizioni precarie di lavoro in molti casi impediscono un’esistenza autonoma e serena. La ricerca ha evidenziato che i “nuovi senior” lavorano il doppio rispetto ai senior tradizionali (45% contro il 24%), amano molto viaggiare (il quadruplo in più dei senior tradizionali), fare gite (il doppio), sono assidui frequentatori di cinema, teatro e musei: 73% contro 28%, e leggono di più (più del doppio). Si curano molto più rispetto ai senior tradizionali, praticano attività sportive e frequentano la palestra, fanno attenzione alla propria salute e all’alimentazione, che viene percepita come elemento fondamentale di prevenzione: il 73% infatti riduce zuccheri, sale, grassi e alcool. Negli ultimi 3 mesi, il 23% dei nuovi senior ha consumato alimenti probiotici (quasi il doppio rispetto ai senior tradizionali), forse consapevole che “Un intestino sano porta a una vita più lunga e più sana”. Questa la filosofia di Minoru Shirota (1899-1982), microbiologo e ricercatore della Facoltà di Medicina dell’Università di Kyoto e fondatore di Yakult.
Minoru Shirota più di 75 anni fa scoprì un particolare fermento lattico, tanto forte da resistere ai succhi gastrici e giungere vivo nell’intestino, favorendo così l’equilibrio della flora intestinale. Questo fermento fu chiamato Lactobacillus casei Shirota (LcS), in suo onore. Per veicolare il fermento LcS, il dott. Shirota decise di produrre un latte scremato fermentato che chiamò Yakult, dal termine “jahurto” che in esperanto significa yogurt. La scelta di questo nome, scritto in lettere occidentali, dimostra la visione moderna e internazionale che il dott. Shirota aveva già nel 1935.
Oggi Yakult è presente in 33 paesi al mondo, ed è bevuto ogni giorno da oltre 30 milioni di persone. L’azienda è impegnata a 360 gradi in iniziative che promuovono il benessere e la diffusione di un corretto stile di vita. Ogni anno, infatti, sviluppa campagne educazionali rivolte ai consumatori, sponsorizza importanti eventi sportivi (soprattutto nell’ambito della corsa e del nuoto), e supporta la realizzazione di iniziative socialmente utili. Dal 2009 è partner del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano per la realizzazione del laboratorio interattivo dedicato all’alimentazione ‘I.LAB Alimentazione’.