Non è una novità che il Made in Italy sia apprezzato all’estero. Possiamo parlare dell’ennesima fuga di cervelli: lui è Nicola Sasso, per 6 anni fisioterapista della Nazionale Italiana di Sci e per 5 anni nel mondo del calcio, presso il settore giovanile della Juventus. Nel maggio 2013 ha firmato un contratto biennale con il principato di Monaco per seguire la campionessa Alexandra Coletti. “Avevo ancora un anno di contratto con la Nazionale Italiana, ma mi affascinava l’idea di un’esperienza all’estero – riferisce Sasso –. Alexandra Coletti è una grande atleta, mi ha chiesto di lavorare per lei e la sua proposta non si poteva rifiutare. Insieme proveremo a toglierci tante soddisfazioni. Come suo fisioterapista avrò il compito di farla stare bene, preservare la sua salute e aiutarla nella preparazione atletica in cui è seguita da un professionista austriaco. Sarà una bella avventura”. Sasso assisterà Alexandra per tutta la coppa del mondo e sarà il suo angelo custode durante la rassegna olimpica.
La campionessa monegasca ha infatti cambiato staff e in previsione delle olimpiadi invernali, a Sochi il prossimo febbraio, ha puntato su un team tutto italiano: David Fill come allenatore, Luigi Parravicini come skiman e Nicola Sasso, appunto, come fisioterapista.
Nicola Sasso ha 35 anni, è professore di educazione fisica, dottore in Scienze motorie, laureato in Fisioterapia, Preparatore atletico F.I.G.C., a Coverciano, e vanta un master in “Preparazione atletica” presso l’Università C. Bernard di Lione, dove ha avuto il primo approccio con la lingua francese.
“Alexandra parla francese, inglese, tedesco e anche italiano – precisa Sasso –, quindi riusciamo a comunicare senza problemi, e nei lunghi trasferimenti, tra un allenamento e l’altro, mi aiuta a perfezionare il mio francese. E’ un modo costruttivo e divertente per passare il tempo durante i nostri viaggi”.
Lo Ski Team è appena tornato in Europa dopo 20 giorni di allenamento in Cile, terminato in anticipo per un infortunio della Coletti. “Alex è caduta durante un allenamento in gigante e ha subito un’avulsione malleolare, una piccola frattura al perone, ma ha recuperato in tempo record e dopo 19 giorni è tornata a sciare”. La forza di volontà dell’atleta del Principato e le cure del giovane ed esperto fisioterapista, soprannominato dai suoi pazienti “Miracle man”, sono risultate efficaci. Sasso quindi continuerà a gestire la salute della campionessa, che ha già subito numerosi interventi chirurgici alle ginocchia e alla schiena.
“Il recupero nasce dalla testa. Ottimismo e positività sono ingredienti fondamentali della ricetta segreta”, spiega il fisioterapista. Tra i recuperi prodigiosi anche quello della campionessa bresciana Nadia Fanchini, quando Sasso era ancora in FISI. “Nel 2010, prima delle Olimpiadi di Vancouver, Nadia si lesiona entrambe le ginocchia: rottura dei legamenti crociati, lesione del muscolo gastrocnemio e del muscolo popliteo – racconta Sasso –. La Franchini torna sugli sci nel 2011 durante la tappa di Coppa del Mondo di Cortina d’Ampezzo, ma sfortunatamente cade e si rompe nuovamente il legamento crociato anteriore. Sembra la fine della sua carriera. Segue poi un lungo periodo di riabilitazione dove le ore di fisioterapia superano di gran lunga quelle sugli sci.
Questa odissea non frena in Nadia la voglia di tornare protagonista e, ai Mondiali di Schladming, lo scorso febbraio, vince la medaglia d’argento in discesa libera dietro la francese Rolland”.
Una bella storia di sport che Sasso ricorda con la gioia e con il sorriso che lo contraddistinguono. Perché, asserisce: “la terapia del sorriso potenzia gli effetti delle cure”.
“Ogni persona ha un tallone d’Achille, un punto debole – spiega . Dipende essenzialmente dall’assetto posturale: con una corretta anamnesi si può comprendere dove le tensioni vanno ad accumularsi. Quello è l’anello debole della catena muscolare.
Con un lavoro individualizzato si crea un programma fisioterapico ad hoc. Come fa il sarto, che cuce un abito su misura.
Bisogna creare, attraverso l’allungamento di alcuni muscoli e il rinforzo di altri, un nuovo equilibrio posturale dove le sollecitazioni vengano assorbite al meglio senza creare disfunzioni e dolore. Il trattamento individualizzato tiene conto anche degli infortuni pregressi dell’atleta: gran parte degli infortuni nello sport (il 25% nel calcio, nello sci anche di più) sono delle recidive. Il lavoro fisioterapico quindi deve essere individualizzato per evitare le ricadute.
Oltre a essere individualizzato il lavoro deve essere sport-specifico. Ogni sport ha degli infortuni e dei disturbi tipici: il tennis le tendiniti al gomito, la pallavolo le problematiche di spalla. Nello sci vengono colpite la zona lombare (lombalgie, protusioni ed ernie) e le ginocchia (problematiche legamentose e meniscali). Lavorare in quella direzione aiuta a salvaguardare l’integrità fisica dell’atleta.
Uno sciatore può essere forte, veloce, resistente, ma se è infortunato o ha dolore difficilmente riuscirà a vincere. Per questo credo che anche la preparazione atletica debba essere mirata alla prevenzione: troppa gente si allena male e si fa male.
Tanti sportivi si allenano in base a modelli standard e questo è sbagliato, perché ogni atleta ha una diversa struttura fisica, una storia curriculare diversa e diverse esigenze. Ancora troppi atleti seguono le mode dell’allenamento e non fanno quello che realmente è necessario al loro fisico o, peggio, copiano l’allenamento del campione che magari ha vinto l’anno precedente.
A volte i preparatori tralasciano la prevenzione nei loro programmi d’allenamento. Io preferisco preservare l’integrità fisica e lo stato di salute. Questo permette la continuità d’allenamento, che offre importanti vantaggi: uno sviluppo fisico costante e armonioso, un miglioramento delle capacità condizionali e coordinative, un costante perfezionamento tecnico – tattico e, da non sottovalutare, un rinforzo della componente psicologica (perché, dopo un brutto infortunio, mentalmente è difficile dare subito il 100%, e nello sci… chi ha paura non può vincere, dato che vince chi frena meno).
Su questi temi sto scrivendo un libro – conclude Sasso –. L’atleta e la sua salute sono il fulcro di tutto il lavoro. Io non mi occupo di sci, ma di chi scia, nel caso specifico della monegasca Alexandra Coletti”.
Un fisioterapista “azzurro” alla corte del Principe di Monaco.
Una bella storia di sport che sembra una fiaba. E chissà se a palazzo, oltre al lavoro, l’affascinante fisioterapista incontrerà anche la sua principessa.
Clementina Speranza