La velocità non è pericolosa. Più forte vai, prima raggiungi il punto in cui sei finalmente al sicuro. Nel 1954, questo era il mantra di Maurice Trintignant, pilota automobilistico francese di Formula 1. A distanza di sessant’anni, questo motto risulta attualissimo nel descrivere Simone Origone, il campione mondiale di sci di velocità. Si tratta dell’ex chilometro lanciato (KL), nome con cui lo stesso sportivo ama continuare a definire questa disciplina: specialità sciistica che consiste nello scendere da un pendio in forte inclinazione nel minor tempo possibile. Tale pratica non è ancora riconosciuta a livello olimpico, ma al giovane atleta della nazionale italiana, membro della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), ha portato grandi vittorie, gioie e riconoscimenti. Origone è vincitore di cinque titoli mondiali, otto vittorie nella classifica finale di Coppa del mondo e 31 successi di tappa. L’ultimo successo? Il Mondiale di velocità di Pas De La Casa/Grandvalira, ad Andorra, in cui conquista la medaglia d’argento, il 2 marzo 2015.
Origone, classe 1979, è valdostano, originario di Champoluc; nella sua carriera si possono riscontrare anche momenti difficili, ma ciò non gli ha impedito di stabilire 2 record mondiali in questa disciplina. Il primo lo raggiunge, a Les Arcs, nel 2006 con una velocità di 251,400 km/h e, otto anni dopo la straordinaria impresa, supera il suo stesso record: 252,454 km/h, a Vars in una pista con un dislivello di 495 metri, una pendenza massima del 98% con una media del 52%, una lunghezza pari a 1220 metri, con partenza da 2715 metri e arrivo a 2220 metri.
Origone è l’uomo più veloce del mondo senza l’ausilio di un motore. I successi dello sciatore sono frutto del talento, dell’allenamento e dell’utilizzo di una strumentazione innovativa: una tuta rossa come la Ferrari, ricoperta in PVC e liscia come l’aria, un casco lunare da cui si vede poco, scarponi numero 49 e sci lunghi 238 centimetri e pesanti 14 chilogrammi per essere stabile in pista. Un equipaggiamento creato e testato nella Galleria del vento da Simone Origone, a Cervinia, in Valle d’Aosta, regione in cui è nato e dove ha iniziato a muovere i primi passi della sua carriera.
QUANDO LA PRIMA VOLTA SUGLI SCI?
Come per tutti i bambini che abitano in montagna, intorno ai 3 anni. A Champoluc, in Valle d’Aosta dove vivo ancora adesso. Mio papà ha fatto l’allenatore per trentacinque anni, quindi non vedeva l’ora di mettermi sugli sci. In famiglia, siamo tre fratelli e una sorella, e più o meno abbiamo iniziato tutti alla stessa età. Lui ci ha trasmesso la passione per lo sci.
TUO PADRE HA AVUTO UN RUOLO FONDAMENTALE PER LA TUA CARRIERA?
Lui è stato allenatore di bravi campioni, come Tiziano Bieller, che si è infortunato da giovane e nonostante ciò ha vinto un titolo mondiale assoluto nello slalom. Fin da bambini, mio padre ci ha parlato di campioni come Piero Gros, Gustav Thoeni, Jean Claude Killy. Quando sei piccolo sciare è un gioco, un divertimento. A scuola, in prima elementare eravamo sei alunni, e più o meno tutti frequentavamo lo sci club. Per mio padre era fondamentale che andassi a sciare e ad allenarmi.
COM’È NATA LA TUA PASSIONE PER LE DISCIPLINE VELOCI, E IN MODO PARTICOLARE PER IL CHILOMETRO LANCIATO?
Crescendo la passione per lo sci è aumentata. Ho iniziato a fare le gare, come tutti i bambini, nel circuito per i baby, e ho praticato il gigante, il gigante slalom, poi il sub gigante slalom Super-G, e intorno ai 15/16 anni anche la discesa libera. Col tempo mi sono appassionato di discipline veloci grazie a Bruno Seletto, che mi ha allenato quando gareggiavo per lo sci club Cervino. È stato lui a propormi questa disciplina raccomandandomi di tenerla in considerazione il giorno in cui avessi smesso lo sci alpino.
QUANDO HAI INIZIATO A PRATICARE LO SCI DI VELOCITÁ A LIVELLO PROFESSIONALE?
Nella stagione 1998/1999, intorno ai 18/19 anni, sono entrato nel Centro Sportivo Esercito, ma a causa di problemi di salute sono stato congedato. Io avevo vissuto da sportivo per anni, per cercare di emergere nello sci alpino, e di colpo ho capito che non avrei potuto continuare: che le gare erano finite. È stato un momento difficile. Allora sono partito, e per 3/4 anni mi sono dedicato completamente al corso da guida alpina, ma gareggiare sugli sci mi mancava. Avevo la curiosità del chilometro lanciato, così sono stato in Francia per provare un allenamento. Da lì è iniziato tutto. Ora il chilometro lanciato è una parte integrante della mia vita. È molto importante, anche se non vivo di questo in quanto sono maestro di sci, guida alpina ed elisoccorritore.
QUANDO SEI ENTRATO IN FISI?
Nel 2003 ho provato a fare il chilometro lanciato in FISI. Successivamente mi sono iscritto a una gara di materiale di serie, una disciplina simile al chilometro lanciato in cui l’atleta pratica la discesa libera con tuta e casco normali, vincendo e sfiorando il record del mondo in quella categoria. Il direttore tecnico della nostra squadra, Alberto Monticone, chiese a me e all’amico con cui avevo partecipato a questa gara se fossimo interessati a fare degli allenamenti e a provare a entrare nella squadra di KL. Così, dal 2004, ho iniziato a partecipare a tutte le gare di sci di velocità passando alla categoria maggiore e vincendo la mia prima Coppa del Mondo.
CI SI ABITUA ALLA VITTORIA?
Ci sono dei momenti in cui mi sento in forma, tutto diventa facile e vinco. Ho avuto periodi in cui potevo fare quello che volevo: il giorno prima della gara uscivo a divertirmi, tornavo alle quattro del mattino, e il giorno seguente vincevo la competizione. Il problema è quando sei in crisi e devi uscirne per tornare a vincere. Bisogna capire dove si sta sbagliando. Una sconfitta la ricordo per molto più tempo rispetto a una vittoria, perché brucia per mesi o magari anche per anni. Il trionfo è molto più facile da gestire. A vincere non so se ci si abitua.
QUALE ALLENAMENTO SVOLGI PER ESSERE SEMPRE IN FORMA E PREPARATO ALLE GARE?
Solitamente mi alleno sei giorni alla settimana. In media, quando non scio, frequento la palestra due ore tutti i giorni, mentre quando pratico l’allenamento sportivo sugli sci aggiungo 1/1.30h alla preparazione. In inverno, mi alleno sempre tre ore. In estate faccio la guida alpina in alta montagna, cammino tantissime ore con i clienti e per la mia disciplina è un po’ controproducente perché fare uno sforzo lungo e lento provoca un calo del peso, della massa muscolare e della forza. A me piace molto fare sport di resistenza. Uso la mountain bike e mi esercito con i pesi per mantenere la forza.
PER UNO SPORTIVO È MOLTO IMPORTANTE L’ALIMENTAZIONE?
L’alimentazione è importantissima per ottenere la forza e la massa che serve. Se non mi nutro correttamente l’allenamento non funziona e non ho i risultati che spero. Assumo molte proteine, molti carboidrati, e ho una reintegrazione equilibrata in orari precisi. Per allenarmi bene devo stare sempre nello stesso posto: quando sono a casa riesco a mangiare come un orologio svizzero. Il problema è quando inizio a viaggiare per impegni, allora comincio a nutrirmi in orari differenti e tutto risulta più complicato.
TI ALLENI CON I TUOI COMPAGNI?
Io mi alleno da solo o con mio fratello, con il quale condivido la stanza durante le gare, in quanto al momento non ho un allenatore che segue la mia preparazione. Con mio fratello, ci alleniamo nella stazione di Champoluc dove abitiamo, dato che il monte Rosa Ski ci dà la possibilità di salire sulle piste prima che aprano al pubblico, e riusciamo a fare quattro o cinque prove su pista. A volte trascorriamo giornate intere a Cervinia o a Les Arc, in Francia, per degli allenamenti veri. Sono i più proficui. Due o tre volte all’anno, ci alleniamo con la squadra, anche se è difficile far combaciare gli impegni di tutti e sette i componenti del team.
OLTRE ALLA CONCENTRAZIONE E ALLA PREPARAZIONE ATLETICA COS’ALTRO REPUTI IMPORTANTE PER VINCERE UNA GARA?
La positività, anche se qualche volta è difficile trovarla. Essenziali sono pure i materiali: bisogna curare tutti i minimi particolari, tutto deve essere al massimo. È molto importante l’aerodinamica, come in Formula 1. In Formula 1 non basta il pilota migliore, c’è bisogno anche del materiale migliore. Se non hai una strumentazione adeguata difficilmente raggiungi un record o una vittoria.
COS’È PER TE LA VELOCITA’?
La velocità mi piace, mi affascina, e sugli sci cerco di andare il più veloce possibile.
CHE EFFETTO TI FA SENTIRTI DEFINIRE ‘L’UOMO PIU’ VELOCE DEL MONDO’?
Mi dà tanta soddisfazione e ripaga dei tanti sacrifici che faccio. Io mi definirei fortunato.
CHE COS’È PER TE LA PAURA?
La paura è un sentimento umano e normale, che tutti hanno. E quindi è giusto averla ogni tanto.
DURANTE LE COMPETIZIONI DI KL NON HAI PAURA, TI VIENE PRIMA. NELLA VITA DI COS’HAI PAURA?
Di invecchiare.
DOVE TIENI I TUOI TROFEI?
La maggior parte dei miei trofei sono all’Hotel Sertorelli, a Cervinia. Ci sono le mie 8 coppe del mondo e 5 medaglie mondiali. Il resto lo conservo a casa.
QUANTO CONTA LA FREDDEZZA? E QUANTO INCIDE IL CARATTERE NEL MOMENTO IN CUI SEI IN GARA?
È importante essere determinati, io sono una persona determinatissima. Nel momento in cui voglio una cosa lavoro fino a ottenerla. La freddezza in alcuni frangenti è importante, soprattutto in una disciplina come la mia, quando si vuole battere un record mondiale. Nel mio sport spesso l’istinto di conservazione frena, ma un vero campione deve superare questo limite e andare oltre per potersi davvero distinguere. Nel chilometro lanciato non penso a rallentare, ma ad accelerare… forse è questo che mi distingue.
Simone Origone è uno sportivo che ha fatto della velocità la sua arma vincente, che non può permettersi di rallentare ma deve continuare a dare gas, proprio come una Ferrari, per regalare nuovi record e nuove vittorie a se stesso e all’Italia, nazione che lui rappresenta sempre con onore.
Clementina Speranza e Simone Lucci
Leggi anche: L’UOMO PIÚ VELOCE DEL MONDO ALLA CONQUISTA DEL K2