È Lenalidomide il primo farmaco orale approvato per il trattamento continuativo del mieloma multiplo, ora viene rimborsato anche in Italia nell’indicazione mantenimento post-trapianto dopo il via libera di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Ad oggi è l’unico farmaco approvato dall’European Medicines Agency (EMA) per la terapia di mantenimento del mieloma multiplo post-trapianto.
Approfondiamo meglio le tematiche con Michele Cavo, Direttore Istituto di Ematologia ‘Seràgnoli’, Università degli Studi di Bologna.
Il Mieloma Multiplo è considerato una malattia rara ma i numeri sono importanti. Qual è l’epidemiologia di questo tumore del sangue in Italia?
Il numero di pazienti che ogni anno riceve in Italia una diagnosi di Mieloma Multiplo (MM) è di circa 5.500. Sono numeri di circa 2 volte superiori rispetto a quelli registrati per alcuni tipi di leucemia acuta, anche se inferiori della metà rispetto a quelli noti per alcuni tipi di linfoma. L’età mediana alla diagnosi è attorno ai 70 anni, e in circa il 30-35% dei pazienti la diagnosi di MM viene posta in età superiore ai 75 anni.
Cos’è il Mieloma Multiplo e come si caratterizza?
Il Mieloma Multiplo è un tumore del midollo osseo caratterizzato dall’aumentata proliferazione di B linfociti e di plasmacellule. Queste ultime sono fisiologicamente deputate a produrre gli anticorpi, vale a dire le immunoglobuline. Nel MM le immunoglobuline sintetizzate dalle plasmacellule sono fra loro identiche e vengono identificate con il termine di “componente monoclonale”. Le immunoglobuline monoclonali sono presenti nel sangue periferico e/o nelle urine, e possono essere facilmente riconosciute con semplici tecniche di laboratorio, prima tra tutte l’elettroforesi delle proteine del sangue. La componente monoclonale è, quindi, un marcatore del MM (in circa un terzo dei pazienti è la prima alterazione rilevata occasionalmente nel corso di esami laboratoristici eseguiti routinariamente o per altri motivi a condurre alla successiva diagnosi) che riflette abbastanza fedelmente la “taglia” della malattia e può, quindi, essere facilmente utilizzato per monitorare la risposta della malattia alla terapia.
In generale, com’è cambiata nel corso degli anni la sopravvivenza dei pazienti con Mieloma Multiplo?
La sopravvivenza dei pazienti con Mieloma Multiplo è stata significativamente migliorata nell’arco degli ultimi 15 anni dai cosiddetti “nuovi” farmaci, estremamente attivi e non appartenenti alla classe dei chemioterapici. È difficile dare un numero esatto, perché la probabilità di sopravvivenza è differente a seconda che il paziente abbia ricevuto o meno un programma di chemioterapia ad alte dosi con successivo trapianto di cellule staminali. In ogni caso, per i pazienti non candidati a un trapianto di cellule staminali autologhe la sopravvivenza mediana riportata con gli studi più recenti è più che raddoppiata rispetto a quella registrata prima dell’arrivo dei “nuovi” farmaci. Per i pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali autologhe, la sopravvivenza mediana è invece di circa 10 anni, o addirittura superiore.
Quali sono gli obiettivi fondamentali del trattamento di mantenimento con lenalidomide nei pazienti con MM post-trapianto?
Gli attuali obiettivi della terapia del Mieloma Multiplo sono di ottenere nel maggiore numero possibile di pazienti la risposta di più elevata qualità o, con altre parole, di maggiore “profondità” e di mantenerla per il più lungo tempo possibile. Quest’ultimo è l’obiettivo della terapia di mantenimento eseguita dopo il trapianto autologo, finalizzata a prevenire o ritardare quanto più possibile la ricaduta della malattia. Lenalidomide è ad oggi l’unico dei “nuovi” farmaci ad essere stato approvato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) con l’indicazione di terapia di mantenimento del Mieloma Multiplo dopo trapianto di cellule staminali autologhe.
Qual è il vantaggio offerto ai pazienti da questo trattamento?
La terapia di mantenimento con lenalidomide ha ridotto di circa il 50% il rischio di ricaduta del MM e ha aumentato del 12% la probabilità di sopravvivenza a 7 anni dei pazienti così trattati che, con un più prolungato periodo di osservazione, hanno beneficiato di un prolungamento di circa 2 anni della sopravvivenza rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto il farmaco. È importante anche ricordare che lenalidomide è una terapia orale che può essere assunta a domicilio, con un buon profilo di tollerabilità nella maggior parte dei pazienti.