Il tumore al seno è il tumore più comune nelle donne con circa
1,7 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno in tutto il mondo.
In Italia si presume siano circa 30 mila le donne con tumore al seno in forma avanzata o metastatica, caratterizzata dalla diffusione del tumore dal seno ad altre zone del corpo, come ossa, fegato, polmone o cervello. Circa il 5-10% dei 50 mila nuovi casi annui di tumore al seno si presenta metastatico alla diagnosi; ma circa il 30% delle donne con diagnosi iniziale di tumore al seno in stadio precoce potrà sviluppare un tumore al seno metastatico nella sua vita. Le terapie mirate di ultima generazione sono oggi in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia garantendo al contempo una buona qualità di vita.
Il tumore al seno metastatico è lo stadio più avanzato del tumore al seno. Si verifica quando il tumore si diffonde ad altre parti del corpo, come: polmoni, fegato, cervello, ossa.
Il professor Sabino De Placido, Direttore Oncologia Medica Università degli Studi di Napoli Federico II, ci aiuta a comprendere meglio di cosa si tratta e ci parla del primo nuovo farmaco per il trattamento di questa forma di tumore.
Qual è il profilo delle donne italiane che vivono con una diagnosi di tumore al seno metastatico?
Generalmente le donne con tumore mammario metastatico sono per il 90% in menopausa, hanno un’età mediana alla diagnosi di 63 anni (sebbene il numero di tumori in donne giovani ed in premenopausa sia in incremento) e nell’89% dei casi hanno un ottimo/discreto performance status all’inizio del percorso terapeutico.
Ci può illustrare cos’è e come si caratterizza il tumore al seno metastatico? Quali sono le principali differenze rispetto alla forma non metastatica?
Il tumore della mammella metastatico, a differenza della forma non metastatica, è un tumore che ha invaso i vasi sanguigni e/o linfatici ed ha raggiunto altri organi e tessuti, sviluppando nuove sedi di malattia a distanza macroscopicamente visibili. I meccanismi molecolari alla base del processo di metastatizzazione sono probabilmente da ricercare nella riprogrammazione del profilo di espressione genica di alcune cellule neoplastiche, che sviluppano un profilo cosiddetto mesenchimale più aggressivo. Da un punto di vista biologico queste cellule acquisiscono anche mutazioni che conferiscono resistenza o sensibilità a trattamenti antitumorali, che le rendono differenti rispetto al tumore primitivo. Ad esempio le mutazioni del recettore degli estrogeni, che conferiscono resistenza agli inibitori dell’aromatasi, sono alquanto rare (<2%) nei tumori mammari iniziali e presenti al, contrario, nel 25-30% dei tumori metastatici trattati con inibitori dell’aromatasi. A differenza delle forme non metastatiche, la guarigione è, purtroppo, più difficilmente perseguibile con gli attuali trattamenti a disposizione. Tuttavia, numerosi farmaci innovativi approvati negli ultimi anni, tra cui il palbociclib per le forme ormonopositive, stanno progressivamente rendendo il tumore mammario metastatico una malattia “cronica”, con la quale le donne affette convivono sempre più a lungo e con una discreta qualità di vita.
Quali sono i fattori di rischio e l’evoluzione di questo tumore? Che ruolo giocano le caratteristiche biologiche e molecolari?
I principali fattori di rischio per il tumore della mammella sono:
1. Fattori riproduttivi: una lunga durata del periodo fertile, con un menarca precoce e una menopausa tardiva e quindi una più lunga esposizione dell’epitelio ghiandolare agli stimoli proliferativi degli estrogeni ovarici; la nulliparità, una prima gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno.
2. Fattori ormonali: terapia ormonale sostitutiva durante la menopausa, specie se basata su estroprogestinici sintetici ad attività androgenica; aumentato rischio nelle donne che assumono contraccettivi orali.
3. Fattori dietetico-metabolici: l’obesità, l’elevato consumo di alcool e di grassi animali e il basso consumo di fibre vegetali.
4. Pregressa RT toracica.
5. Precedenti displasie o neoplasie mammarie.
6. Familiarità ed ereditarietà (prevalentemente legata a mutazioni di BRCA 1/2).
Le caratteristiche biologiche e molecolari dei tumori mammari hanno assunto un ruolo fondamentale. In particolare, è ormai riconosciuto da tempo come i tumori mammari siano classificabili in sottotipi molecolari con profili di espressione genica e relativi correlati immunoistochimici ben definiti.
Questi differenti sottotipi hanno un comportamento biologico differente che si riflette sulla prognosi e sulla responsività ai trattamenti sistemici. Infatti, la sopravvivenza mediana globale nella malattia metastatica è pari a circa 44 mesi nelle forme HER2-positive, a 30-45 mesi nelle forme con recettori ormonali positivi e circa 10-13 mesi per le forme triplo negative.
Il carcinoma al seno metastatico HR+/HER2- rappresenta circa il 60% di tutti i casi di cancro al seno metastatico. Oggi è disponibile il primo nuovo farmaco per il trattamento di questa forma di tumore. Ci spiega le caratteristiche e quale innovazione rappresenta palbociclib nel trattamento del carcinoma al seno metastatico HR+/HER2?
Il palbociclib è un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK 4/6). Queste sono molecole fondamentali per la progressione del ciclo cellulare e dunque per la proliferazione cellulare. Infatti le CDK 4/6 e la ciclina D determinano una iperfosforilazione di pRb che consente il rilascio di fattori trascrizionali responsabili della progressione dalla fase G1 ad S, in definitiva promuovono la transizione delle cellule tumorali da una fase non proliferativa ad una fase proliferativa. Studi in vitro su linee cellulari di tumori mammari ormonopositivi hanno mostrato come il palbociclib, soprattutto se in associazione a trattamenti antiormonali, sia in grado di bloccare le cellule in fase G1 e di arrestarne la proliferazione. I brillanti risultati di questi studi preclinici hanno promosso studi clinici sulle pazienti.
In prima linea di trattamento, in malattia metastatica con recettore ormonale positivo ed HER2 negativo, l’associazione di palbocilib e letrozolo (inibitore di aromatasi) ha significativamente bloccato la progressione tumorale con risultati decisamente migliori rispetto al solo letrozolo. Infatti, lo studio di fase 3 PALOMA-2 ha mostrato in questo gruppo di pazienti un beneficio per l’associazione di palbociclib e letrozolo rispetto al solo letrozolo di circa 10 mesi [24.8 mesi (95% CI, 22.1-NR) vs 14.5 (95% CI, 12.9-17.1) HR: 0.58; 95% CI, 0.46 to 0.72; P<0.001].
Inoltre, anche in pazienti in progressione di malattia dopo un precedente trattamento ormonale, sia in premenopausa che postmenopausa, l’associazione di palbociclib e fulvestrant (farmaco in grado di degradare il recettore per estrogeno) ha mostrato maggiore efficacia nel bloccare la progressione metastatica del tumore ed una migliore qualità di vita per le pazienti rispetto alla terapia convenzionale con il solo fulvestrant. Infatti, lo studio di fase 3 PALOMA-3, che ha testato l’associazione palbociclib/fulvestrant vs fulvestrant più placebo in pazienti già pretrattate con terapia endocrina, ha anch’esso dimostrato in questo gruppo di pazienti un beneficio significativo con un quasi raddoppio della PFS mediana (9·5 mesi (95% CI 9·2–11·0) vs 4·6 mesi (3·5–5·6); HR 0·46, 95% CI 0·36–0·59, p<0·0001).
Risultati positivi di così alta rilevanza clinica non se ne vedevano da tempo nel tumore mammario metastatico HR+/HER2- ed hanno rapidamente condotto all’approvazione di queste associazioni terapeutiche in USA da parte dell’FDA. Non molto tempo dopo, l’approvazione è stata ottenuta anche in Europa e finalmente da oggi questa molecola potrà essere pienamente utilizzata anche in Italia in regime di rimborsabilità, consentendo alle donne affette da tumore ormonopositivo metastatico di beneficiare di un trattamento indubbiamente sicuro e molto efficace.
Migliaia di donne con tumore al seno metastatico hanno nuovamente l’opportunità di far ascoltare la loro voce con “Voltati. Guarda. Ascolta. Le donne con tumore al seno metastatico” la campagna nazionale di sensibilizzazione che nel corso del 2017 ha raccolto e fatto conoscere attraverso il web, la radio, i canali social ed eventi di piazza le storie delle donne che ogni giorno combattono con grande coraggio contro questa malattia, portando in primo piano i loro sentimenti, le loro emozioni e le loro speranze.
Fino al 31 marzo sono state raccolte storie di pazienti sul sito www.voltatiguardaascolta.it