Il vetro, materiale ecologico per eccellenza che ancora oggi trova spazio in numerose applicazioni, ha origini antiche.
Trasparenza, solidità, fragilità e compattezza sono le sue principali qualità. Limpido, pulito, incontaminato, atossico, riciclabile all’infinito, ripara dal caldo e dal freddo. “Il vetro non inquina l’ambiente e non arrugginisce. Non c’è giorno in cui non si possa fare qualcosa con esso, e credo che sia il materiale più importante dell’era moderna”, afferma Vittorio Livi, fondatore di FIAM, azienda che progetta e realizza elementi di arredo in vetro curvato.
Vittorio Livi si appassiona a questo materiale fin da giovanissimo, e decide di renderlo protagonista di ogni suo progetto.
Tutto è cominciato con uno sgabello. “Ho creato i primi forni e i primi oggetti, tra cui uno sgabello, che utilizzavo per controllare i lavori, ottenuto da un’unica lastra di vetro curvato – racconta Livi –. Già negli anni ’60 avevo un’impresa che realizzava i vetri bombati dietro cui porre l’immagine dei santi per conferirle tridimensionalità”.
Dalla sua passione, nel 1973, nasce FIAM, un’azienda diventata famosa per essere riuscita a decontestualizzare il vetro rendendolo protagonista anche nel design. Tra gli elementi d’arredo in vetro curvato, l’icona dell’azienda è la poltrona Ghost, disegnata da Cini Boeri. Sono numerosissimi i grandi nomi del design che, negli anni, hanno collaborato con FIAM. Da Danny Lane, le cui sculture hanno lasciato una traccia indelebile nel percorso Fiam, a Massimo Iosa Ghini, che ha disegnato per FIAM uno dei suoi primi pezzi della corrente “bolidismo”, a Ron Arad, Dante O. Benini e Luca Gonzo. E poi ancora Doriana e Massimiliano Fuksas, Daniel Libeskind, Philippe Starck, per citarne solo alcuni.
Ricerca, sperimentazione, tecnologia e arte sono le linee guida dell’azienda. “Noi facciamo anche opere d’arte. Abbiamo realizzato ‘Le tavole della legge’ di Emilio Isgrò. Un’opera di 3 metri x 2, esposta da Bonito Oliva al museo Nazionale di Arte moderna di Roma”, precisa Livi. La curvatura del vetro si ottiene tra i 650° e 900°. Perché ciò avvenga in modo corretto, però, è necessaria l’esperienza di maestri artigiani capaci di prevedere, quantificare e controllare ogni singolo passaggio. “Un microscopio gigante, da noi ideato, controlla tutte le parti dell’oggetto, e le lenti polariscopiche denunciano qualsiasi tipo di difetto all’interno del prodotto – spiega Livi –. Solo una volta che è tutto perfetto, si incide sul vetro il codice che contraddistingue l’oggetto e indica il professionista che l’ha realizzato”. Dopo le prime fasi di taglio, molatura e fresatura, la lastra è pronta per la curvatura; processo che inizia con il preriscaldamento, fino a raggiungere 650°. Per questo, con il passare degli anni e l’evolversi delle tecniche, il piccolo forno di curvatura a metano, originariamente impiegato nella lavorazione del vetro, venne sostituito con uno più grande a gasolio, e poi con uno a energia elettrica, in modo da garantire un migliore controllo delle temperature e la trasformazione del calore da statico a dinamico.
Oggi si è alla quinta generazione degli impianti di curvatura.
Di pari passo con l’innovazione progettuale, FIAM investe da sempre su quella tecnologica.
Il vetro è il materiale d’eccellenza per il futuro. Non bisogna però dimenticare che il nostro domani è strettamente legato al passato: il vetro può avere infinite vite senza danneggiare l’ambiente e chi ne usufruisce e ne usufruirà. Tutte queste qualità lo rendono un prodotto che ha ancora grandi potenzialità d’utilizzo da scoprire.
“È un materiale che mi è entrato nel sangue”, conclude Livi.
Valentina Maragno e Clementina Speranza