La cantina è Ciacci Piccolomini d’Aragona.

Rosso di Montalcino 2014, Rosso di Montalcino Rossofonte 2014, Brunello di Montalcino 2011, Brunello Vigna di Pianrosso Riserva S. Caterina d’oro 2010, Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso 1999: questi i vini in degustazione al ristorante Vun del Park Hyatt Milano.

Vino

Lui è Luca Gardini, si definisce “romagnolo verace” ed è il mattatore della serata e l’eclettico comunicatore dell’anima dei vini. Miglior Sommelier d’Italia nel 2004, Miglior sommelier d’Europa nel 2009 e Ambasciatore del metodo classico italiano in qualità di vincitore del premio Ferrari nel marzo del 2009.

Aveva ventinove anni ed era sommelier presso il Ristorante Cracco di Milano quando si è aggiudicato, al teatro Bella Artes di Santo Domingo, il titolo di “Miglior sommelier del Mondo 2010”, premio assegnato nel corso della serata finale del concorso promosso dalla WSA (Worldwide Sommelier Association).

Luca Gardini è stato iniziato ai segreti del vino dal padre Roberto (anche lui insignito del titolo Miglior Sommelier d’Italia, nell’edizione del 1993).

Luca Gardini non parla mai male dei vini, se non gli piacciono, piuttosto sta zitto. “Dietro a una bottiglia c’è lavoro, fatica, tanto investimento. Preferisco andare dal produttore e dirglielo di persona, aiutarlo a migliorare.

Ho grande memoria olfattiva. E istinto: un vino lo capisci nei primi 30 secondi, quelli che ci stanno a pensare tre ore brancolano. Poi ci vuole fortuna. Riconoscere alla cieca è la mia specialità, e la sfida mi piace. Quindi sono molto forte, anche se qualche volta sbaglio”.


Cosa mi dici in 30 secondi del Brunello?

Esemplare unico, coinvolge. Un po’ come una donna, vedi subito se è fatta per te. La chimica, la reazione. Quando assaggio il Brunello di Ciacci è amore a prima vista, pulizia, estremo rigore, estrema finezza, estrema territorialità. È come quando vedi una bella donna per la prima volta e dici: questa donna mi stimola, mi emoziona! Così come il Brunello che ti invoglia, che crea il desiderio, ti spinge ad andare su quel bicchiere. Questo è importante nel mondo del vino: la voglia di versarlo, berlo e interpretarlo.

Se il vino fosse donna, il Brunello che donna sarebbe?

Sarebbe quella donna che devono ancora inventare.

Chi produce il Brunello lo considera un’opera d’arte, come lo considera Luca Gardini? E se fosse un’opera d’arte, per te quale opera d’arte sarebbe?

L’arte è soggettiva. C’è a chi predilige uno stile, chi un altro. Il Brunello ha un grande stile, è un’opera d’arte unica e immensa, come La Gioconda.

Hai detto: “Io ho inventato abbinamenti tra cibi e sakè, tè, cocktail di frutta. Ma i pregiudizi e le fissazioni son cazzate: non ci sono vini che non stanno bene col carciofo o col cioccolato? Un’eresia. E il vino rosso col pesce è una gran cosa: provi delle ostriche crude col Pinot nero a 10-12 gradi”. Quale abbinamento, invece, stravagante consigli con il Brunello?

L’abbinamento perfetto non c’è. Il migliore bisogna crearlo, per esempio con una bella donna, il mare, il tramonto, due ostriche crude un Pinot nero o un Brunello di questa tipologia e con un corpo di grande eleganza. Per un abbinamento stravagante vedo il Brunello con un brodetto di pesce, una zuppa di pesce gustata con i piedi nel mare. Io mi emoziono con un grande Brunello e una grande zuppa di pesce. Sono originale come il Brunello! Ognuno poi ha il suo gusto personale, ognuno ha il suo palato e va rispettato, ognuno ha il suo prototipo di abbinamento.

E la temperatura del vino? Il Pinot nero lo consigliavi a 10/12 gradi, il Brunello?

Il Brunello a 15°.

Cos’è cambiato per te dopo aver vinto il Campionato del Mondo dei Sommelier?

Niente. Ho capito che le associazioni non contano niente.

Oggi di cosa ti occupi?

Dei miei 3 figli prima di tutto, delle mie amicizie, degli amici che hanno creduto in me sempre.

Quali sono i principi che guidano il tuo lavoro?

Apprezzo la gente che ama il vino per quello che è: la cosa più bella del mondo. Ognuno ha il proprio palato e va rispettato, quindi io cerco di non regolarmi solo su me stesso ma di considerare i gusti degli altri. Nel giudicare ci vuole rispetto anche perché dietro a un bicchiere di vino ci sono persone che vi si sono dedicate con sacrificio, amore e passione. Sono contro chi fa il “fenomeno”, il “professore”, perché uno deve bere quello che gli va di bere e quello che può bere.

Clementina Speranza