In uno straordinario paesaggio floreale circondato da verdeggianti colline, sorge l’antico feudo appartenuto ai principi Branciforti, acquistato nel 1906 dalla famiglia Cucurullo con lo scopo di donare un nuovo volto all’agricoltura siciliana. Francesco e Carolina, quarta generazione della famiglia, con l’aiuto del padre Salvatore promuovono e sostengono la coltivazione biologica di vigneti, uliveti e aranceti. “Dal 2000, pratichiamo l’agricoltura biologica e ci avvaliamo di certificazioni che attestano l’origine bio di uve e vini, una caratteristica apprezzata in Italia e all’estero – spiega Francesco Cucurullo, proprietario della cantina Masseria del Feudo –. La fertilizzazione avviene con concimi biologici, in particolare sfruttiamo i residui ottenuti dalla fermentazione, e per contrastare i parassiti utilizziamo zolfo, rame e prodotti di natura organica. Facciamo inerbimento con fauna biologica, il lavoro nei filari è quasi totalmente manuale e il diserbo non prevede l’uso di prodotti chimici, ma avviene con mezzi meccanici”.
La recente acquisizione di nuovi macchinari e strumenti tecnologici indica l’attenzione dell’azienda verso il progresso e l’ecosotenibilità. “Lo scorso anno, abbiamo fatto enormi investimenti per ammodernare il parco macchine – afferma Francesco Cucurullo –. Essere all’avanguardia e svolgere il lavoro con più efficienza permette di incrementare la coltivazione biologica, sostituendo i datati sistemi di lavorazione. L’installazione di pannelli solari e termici, poi, ci consente di produrre energia elettrica e acqua calda sia nell’agriturismo, sia nella cantina”.
L’anima della masseria è proprio la cantina, dove vengono trasportate le uve dopo la vendemmia per la produzione del frutto di Bacco, così era definita la bevanda alcolica nell’antica Roma. “Prima della vendemmia raccogliamo a mano 4/5 quintali di uva e la facciamo fermentare in modo spontaneo a temperatura ambiente, tale sistema è noto come: pied de cuve – specifica l’imprenditore –. È una pratica che permette lo sviluppo di lieviti indigeni, vale a dire nati dalla stessa varietà d’uva e sfruttati per innescare il processo di fermentazione”. Il pied de cuve evita all’azienda l’acquisto di lieviti, garantendo la genuinità e l’originalità del prodotto.
Dopo la vendemmia, i frutti subiscono una macerazione a freddo (8°/10°) senza fermentazione: la criomacerazione. Il processo è applicato alle uve bianche e nere, con il fine di estrarre gli aromi primari che provengo dalla vigna, regalando struttura al vino. Gli aromi sono di 3 tipi: primari, secondari e terziari. Le fragranze primarie si ricavano dalle uve, i profumi secondari provengono dalla fermentazione alcolica e i terziari si ottengono dall’invecchiamento in bottiglia.
“Dopo 2 o 3 giorni di criomacerazione, inizia spontaneamente la fermentazione a 18°/24°, temperatura limite del processo per evitare la perdita dei profumi e degli aromi – spiega Cucurullo –. All’interno della vasca, la fermentazione sulle bucce ha una durata di circa 15/18 giorni. Durante questo periodo pratichiamo i rimontaggi per irrorare e mantenere all’interno del liquido la buccia, che rappresenta il nostro tesoro. Dalla buccia, infatti, si estraggono tannini, polifenoli e flavoni: sostanze che donano ricchezza, eleganza e struttura al vino”.
La fase di svinatura e di pressatura prima e la micro-ossigenazione poi, infondono carattere e corpo al vino. “A differenza dei vini bianchi, i rossi prediligono la micro-ossigenazione all’interno di vasche di cemento ricoperte da resine epossidiche, dove piccole particelle effettuano uno scambio di ossigeno, permettendo al vino di evolvere – spiega l’imprenditore –. Nelle cantine industriali, il processo avviene con l’uso di bombole, mentre noi lo pratichiamo naturalmente”.
Gambero Rosso, BIBENDA Cinque Grappoli, DuemilaVini, Enopolis e Bruxelles sono alcune onorificenze conferite al Rosso delle Rose e a Haermosa, uno Chardonnay realizzato per la prima volta nel 2001 della Masseria del Feudo. “Con orgoglio posso affermare che la Masseria del Feudo è stata tra le prime aziende in Sicilia a sperimentare lo Chardonnay – dichiara il proprietario –. Il successo del vino è dovuto alla mineralità del terreno e al clima mite che subisce forti escursioni termiche soprattutto nei mesi estivi. Nel corso degli anni, abbiamo anche ridotto l’uso del legno e delle barrique, per il 30% il vino è conservato in botti di legno da 25 hl e il restante 70% in contenitori di acciaio inox”.
La viticultura è una delle 4 filiere open air esistenti in azienda. La famiglia Cucurullo si occupa anche di: frutticultura, seminativi e turismo. “Attraverso la ristrutturazione dei vecchi prefabbricati, abbiamo dato vita a un piccolo bed and breakfast per ospitare operatori del settore, giornalisti e turisti che vogliono approfondire le loro conoscenze in merito ai sistemi di: coltivazione, potatura, difesa antiparassitaria e riduzione di fitofarmaci – riferisce Francesco Cucurullo –. La clientela ha la possibilità di assistere ai processi di produzione vitivinicola, frutticola e dei seminativi”.
Il territorio siciliano consente alla Masseria la produzione di: pesche (600 tonnellate annue), prugne (20 tonnellate annue), albicocche e nettarine coltivate con una riduzione di antiparassitari e acqua. L’olivicoltura è una coltivazione di nicchia per la produzione di olio venduto ai mercati esteri.
Nell’antico feudo si è passati da un’agricoltura estensiva, con grandi latifondi destinati a seminativa, a un’agricoltura intensiva, tecnologica e moderna per fornire alle tavole italiane ed estere vini biologici e prodotti che profumano di Sicilia.
Simone Lucci e Clementina Speranza
ILTERRITORIO: I CASTELLI NISSENI
Il territorio vitivinicolo dei “Castelli Nisseni”, in provincia di Caltanissetta, si trova su colline dove antiche masserie e vaste coltivazioni dominano il paesaggio. In questa parte della Sicilia è antica la presenza della vigna, insieme alla coltivazione dell’olivo e dei cereali, e si deve agli arabi la prima razionalizzazione del sistema di coltivazione della vite.
L’altitudine si aggira intorno ai 600 metri e il clima è continentale, con temperature medie piuttosto basse durante l’anno, e condizioni atmosferiche che determinano inverni ventilati e rigidi. Le scarse piogge si concentrano nei mesi invernali, l’estate è lunga e calda, e l’aria si mantiene secca e asciutta; questo comporta un’escursione termica, sia tra le varie stagioni che tra il giorno e la notte, una caratteristica importante poiché permette una perfetta maturazione dei grappoli.
In queste zone sono state effettuate le prime sperimentazioni di impianto in Sicilia per le varietà autoctone di tradizione e per quelle internazionali, come lo Chardonnay.
L’abile gestione della coltivazione dei vigneti ha messo in risalto le qualità del terroir.
Grazie alla particolare composizione del suolo, terreni calcareo – argillosi, e alle caratteristiche pedoclimatiche il Nero d’Avola trova qui le condizioni ottimali di coltura, rivelando in produzione un altissimo valore organolettico e un’espressione tra le più apprezzate.
Manlio Giustiniani
Sommelier FIS e Wine Consultant