Quale sarà la sorte degli edifici di Expo Milano 2015 al temine dell’esposizione? Alla conclusione di Expo, il padiglione Monaco verrà smontato e riutilizzato come sede della Croce Rossa locale vicino a Ouagadougou, capitale del Burchina Faso. Lo scopo principale del centro sarà fornire una formazione di primo soccorso a livello nazionale e in tutta la regione dell’Africa occidentale. Sarà un centro collegato direttamente con l’aeroporto più importante di quella zona dell’Africa. Il complesso di 6 ettari comprenderà alloggi, campi sportivi, un centro di formazione e di soccorso nautico, e un campo fotovoltaico. “Il tetto del padiglione non svolgerà più la funzione di giardino – spiega Nicole Chiodelli, communication officer –. Sul tetto o in un campo vicino saranno installati dei pannelli solari per alimentare l’intera struttura”. L’85% delle funzioni del padiglione verrà mantenuto e l’edificio soddisferà gli standard HQE (Alta Qualità Ambientale).
La struttura del Padiglione di Monaco è progettato dall’architetto italiano Enrico Pollini ed è frutto di un’approfondita riflessione sulle tematiche dell’ecologia, del riciclo e del riutilizzo. Le mura del pavillon sono create con 19 containers. I moduli di trasporto più utilizzati al mondo hanno il compito di diffondere il concetto di scambio e commercio e rappresentano un concreto esempio di recupero creativo. Il tetto è interamente in legno e richiama la forma di una tenda, ovvero il primo riparo in tutti quei Paesi a cui Monaco offre il proprio aiuto. La struttura è realizzata in modo tale da raccogliere l’acqua piovana e alimentare piante e colture. Ibisco, begonie, gerbere, lavanda e le colture mediterranee disegnano i contorni dei 5 continenti e le diverse specie di piante provenienti da ogni continente rappresentano l’universalità che caratterizza Expo Milano 2015. Sul tetto è realizzato un giardino verticale composto da Sfagno, un muschio in grado di assorbire tre volte di più una certa quantità di acqua, creando un isolamento naturale contro vento e calore.
L’interno del Padiglione di Monaco, invece, è progettata dallo studio tedesco Facts and Fiction e coniuga l’aspetto tipico di un magazzino a quello di un ambiente marittimo, infatti, sono riprodotti effetti sonori che ricordano il frangersi delle onde per sottolineare il forte legame tra Monaco e il mare. Le pareti interne dei containers mantengono i loro colori originali e il pavimento grigio e “spartano” è tipico del mondo dei trasporti e identificativo degli hangar.
L’area espositiva è concepita come uno spazio free-flow: i visitatori possono scegliere diversi ingressi e attraversare la zona in modi differenti, muovendosi liberamente attraverso le stazioni interattive. L’area prevede dieci distinte tappe realizzate interamente con casse da spedizione in legno che simboleggiano le iniziative e le azioni che saranno pronte per essere “spedite” in tutto il mondo.
Le tematiche affrontate riguardano la salvaguardia dell’ambiente, l’ecologia, il riciclo, la pesca sostenibile e la deforestazione.
“Lo stato ha sfruttato le innovazioni tecnologiche per realizzare il primo vivaio urbano di ostriche – dichiara Nicole Chiodelli –. Il macchinario consente la produzione di fitoplancton di cui si nutrono le ostriche. Tale tecnologia è una soluzione innovativa per fornire alla popolazione ostriche di altissima qualità”.
Il Principato è attento alla gestione sostenibile delle foreste e alla lotta contro la deforestazione. “Le foreste pluviali sono fondamentali per la sopravvivenza del pianeta – afferma Chiodelli –. Monaco supporta il progetto Wood Forever Pact, il quale prevede la produzione di yacht con legnami provenienti solo da foreste gestite in maniera sostenibile”.
Monaco, inoltre, incentiva la pesca sostenibile attraverso il progetto Mr. Goodfish, una lista che indica quali pesci che si possono pescare in ciascun periodo dell’anno per rispettare la stagionalità di riproduzione delle specie marine. “Lo stato combatte la pesca a strascico e industriale – spiega Chiodelli –. Tali modalità di pesca consentono di ricavare molto più pesce di quanto ce ne sia effettivamente bisogno. Il menù del ristorante (Fairmont Monte Carlo) annesso al padiglione è stato modificato già 4 volte dall’apertura di Expo, per rispettare il Mr. Goodfish e quindi la stagionalità di riproduzione dei pesci”.
Un altro progetto del Principato riguarda la salvaguardia delle aree marine protette nel mediterraneo, fondamentali per preservare le specie, gli habitat, la pesca sostenibile e di conseguenza il turismo, cioè in generale la green economy. Una delle aree marine protette è a Monaco.
In un grande contenitore cilindrico trasparente sono contenute delle meduse. “Quelle nell’espositore non sono urticanti, ma esistono meduse molto pericolose, alcune hanno tentacoli che raggiungono i 60 metri di lunghezza e hanno un diametro di 30 metri. Le meduse costituiscono un problema per l’ambiente marino perché sopravvivono sia in habitat puliti, sia in acque inquinate – precisa la communication officer –, con la presenza di meduse viene meno il turismo e se si continuiamo a pescare quelli i loro predatori ne avremo sempre di più. È un problema che va fermato”.
Anche l’inquinamento dei mari e degli oceani è dannoso per la fauna marina. “L’acidificazione delle acque cambia la composizione del fitoplancton di cui si nutrono i pesci, provocandone la morte – specifica Nicole Chiodelli –. Per fronteggiare la problematica, Monaco si impegna a ridurre le emissioni di CO2”.
Un’altra stazione si riferisce agli obiettivi di sviluppo del millennio. “Nel 2000, le Nazioni Unite avevano fissato 8 obiettivi universali che dovevano essere raggiunti nel 2015, a firmare Monaco e altri 188 Paesi – afferma Chiodelli –. Migliorare la salute delle donne in gravidanza, introdurre l’istruzione primaria universale, sradicare la povertà e la fame, combattere HIV, l’AIDS, la malaria e altre malattie, sono gli obiettivi chiave. Attraverso dei cubi stimoliamo il visitatore a riflettere su quanto è stato fatto in questi 15 anni”.
Il Principato ha avviato programmi di cooperazione in Madagascar, Burkina Faso e Mongolia. “L’Associazione Agronomi e Veterinari sensibilizza la popolazione nomade locale della Mongolia all’allevamento di yak per uscire dall’economia di sussistenza – riferisce la communication officer –. In Burchina Faso, le popolazioni bruciano la legna nelle abitazioni per cucinare, così respirano moltissima polvere che fa malissimo alla salute. Attraverso un progetto, il Principato di Monaco sostiene la produzione di forni che vengono anche commercializzati, mentre in Madagascar è stata attivata una lotta contro la mal nutrizione, in particolar modo delle donne in gravidanza”.
Dopo la sala espositiva, è possibile entrare nell’area ristorante. A livello architettonico, la zona richiama l’elemento della scatola di legno, in modo tale da mantenere un effetto di continuità. Qui, l’atmosfera è differente. Piante aromatiche, ceste di frutta e verdura fresca decorano i centrotavola, un chiaro rimando ai prodotti coltivati nell’orto presente sul tetto. La gestione dell’area è affidata alla società monegasca Fairmont Monte Carlo, che ha selezionato come chef Philippe Joannès.
Ecosotenibilità, ecologia, riciclo, riutilizzo sono i temi fondamentali del Principato del buon esempio.
Simone Lucci