Età, ipertensione e fibrillazione atriale costituiscono i principali fattori di rischio dell’ictus. Variegata la sintomatologia, caratterizzata da improvvisa perdita di forza a un arto, perdita di sensibilità o della visione, disturbi della parola, che s’inceppa, e talvolta comparsa di cefalea violenta.

L’ictus è la prima causa di disabilità nel mondo. È responsabile di oltre 6 milioni di decessi ogni anno, di cui 650 mila in Europa. In Italia si stimano 200 mila nuovi casi l’anno, di questi 40 mila muoiono entro i primi 12 mesi e altri 40 mila perdono l’autosufficienza. Ecco perché prende vita in Lombardia una campagna di informazione e prevenzione promossa da Rotary International con il patrocinio di Regione Lombardia. Si chiama “Stop all’ictus”, avrà la durata di due anni e vede coinvolti numerosi attori tra cui le più importanti Società scientifiche e Associazioni pazienti.

L’intenzione dei promotori è diffondere in modo capillare la comunicazione riguardante questa grave patologia cerebrovascolare (cosa fare quando arriva un ictus e come prevenirlo) a livello locale, attraverso vari strumenti quali i media televisivi, radiofonici e della carta stampata oltre ai social network,  ma soprattutto attraverso incontri diretti con i cittadini in diverse sedi (Unitre, Centri sociali, piazze, scuole, etc.).

Abbiamo iniziato a programmare tutta una serie di iniziative – precisa il Professor Micieli, Direttore del Dipartimento di Neurologia d’Urgenza dell’IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Mondino di Pavia, Rotary Club Pavia Minerva, Distretto 2050 con eventi in piazza, oppure attività che richiamino i fattori di rischio e il loro trattamento (camminate e screening dei gruppi a rischio per patologie cerebrovascolari, suddivisi per fasce d’età e per professioni più esposte all’insorgenza di ictus) o, ancora, manifestazioni non scientifiche che possano fungere da veicolo ideale per informazioni specifiche sulla patologia”.

Al termine dei due anni, si procederà a valutare le ricadute della campagna Stop all’ictus in termini di efficacia rispetto ad alcuni indicatori  prestabiliti (tempo di arrivo in ospedale, tempo di esecuzione delle indagini diagnostiche, numero dei trattamenti trombolitici ed endovascolari, miglioramento degli esiti). Si attendono significativi miglioramenti, segnale che la campagna di informazione e prevenzione ha funzionato e, magari, potrà diventare un modello esportabile di prevenzione dell’ictus in altre regioni del Paese.

A spiegare meglio cos’è l’ictus, quali sono le cause e i rimedi, e come tentare di prevenirlo, è il Dott. Giuseppe Micieli, Direttore Dipartimento di Neurologia d’Urgenza, IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Mondino, Pavia Rotary Club Pavia Minerva, Distretto 2050.

Ci può spiegare cos’è l’ictus e da cosa è causato? Quali sono i gruppi di popolazione a maggiore rischio-ictus?

L’ictus è una patologia cerebrovascolare che presenta caratteristiche molto diverse da caso a caso e consiste nella morte improvvisa di un numero elevato di neuroni, le cellule del cervello, costituenti una certa area cerebrale con conseguente perdita della funzione corrispondente. L’ictus è dovuto a cause vascolari: nella forma ischemica, che rappresenta l’80% di tutti i casi, un vaso sanguigno arterioso viene occluso parzialmente o totalmente da un coagulo di sangue (trombo); nella forma emorragica, che rappresenta il restante 20% dei casi, è provocato dalla rottura di un’arteria con conseguente raccolta di sangue, più o meno vasta, che può, (più spesso che nella forma ischemica) mettere a rischio la vita.

L’ictus, o stroke, è una patologia peculiare dell’anziano: l’incidenza aumenta, infatti, in maniera esponenziale con l’avanzare dell’età, così che, in genere dopo i 60 anni, il numero di casi cresce rapidamente, anche in correlazione alla comparsa di fattori di rischio come la fibrillazione atriale (FA), patologia cardiaca molto frequente nell’anziano. Possiamo senz’altro affermare che l’11-13% dei casi di ictus in età superiore ai 65 anni è legato alla presenza di una fibrillazione atriale. Non va peraltro dimenticato come il fattore di rischio modificabile più frequentemente associato all’ictus (si ritrova in circa il 70% dei soggetti colpiti) è rappresentato, più che dal fumo, dalla dislipidemia, dall’obesità o dall’ipertensione arteriosa. Poco nota, ma non certo trascurabile, la quota di popolazione giovane, al di sotto dei 45 anni, che viene colpita da ictus: poco meno di 10.000 casi (e i numeri sembrano in aumento) sono i soggetti colpiti nel pieno della loro vita produttiva. Nelle fasce di età più avanzate, oltre i 75 anni, la classica prevalenza dell’ictus nei soggetti di sesso femminile (prima sono più frequentemente colpiti i maschi) tende a invertirsi con prevalenza delle donne, anche se, specie nei paesi industrializzati, queste differenze vanno via via attenuandosi.

Quali sono i campanelli d’allarme che bisogna saper riconoscere?

I segni e i sintomi dell’ictus sono talora manifestazioni ritenute “comuni” e aspecifiche, e quindi non facili da riconoscere subito: per questo motivo è assolutamente necessario sensibilizzare la popolazione attraverso un’informazione adeguata. I segnali che non bisogna mai sottovalutare sono:

  • l’improvvisa mancanza di forza a una gamba o alla mano da un lato del corpo;
  • la perdita improvvisa della sensibilità o dell’equilibrio;
  • la parola che si ‘inceppa’ (non riuscire a parlare oppure non capire quel che viene detto);
  • la perdita della capacità di vedere in tutto o in una parte del campo visivo;
  • un violento mal di testa (forte come “mai sentito prima”), in genere sintomo della rottura di un aneurisma cerebrale con conseguente emorragia sub-aracnoidea.

In presenza di questi sintomi è necessario contattare subito il 118 e farsi portare tempestivamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale dotato di Stroke Unit (unità dedicata alla cura dell’ictus cerebrale) più vicino.

Cosa fare in caso di ictus? Perché è importante intervenire tempestivamente?

Non perdere tempo è la regola numero uno. Una volta giunto all’Ospedale di riferimento, lo specialista, in questo caso il neurologo, adeguatamente allertato dal 118 valuterà la situazione con una visita clinica e con le indagini strumentali necessarie, e in particolare con una TAC cerebrale per la diagnosi differenziale tra ictus ischemico ed emorragico. Questa distinzione è fondamentale perché nel caso di ischemia, è possibile somministrare il trattamento trombolitico endovenoso per disostruire l’arteria, procedura che va tuttavia effettuata molto rapidamente, entro e non oltre le 4 ore e mezza dalla comparsa dei primi sintomi, (non mi è chiaro come si collega la frase che segue) oppure intervenire col(?) nel trattamento endovascolare (soprattutto trombectomia meccanica, ovvero frammentazione e aspirazione del coagulo che determina la chiusura del vaso). La terapia trombolitica endovenosa si effettua di solito in Pronto Soccorso o anche nella Stroke Unit, le procedure interventistiche endovascolari devono essere eseguite in strutture di neuroradiologia interventistica. In caso di emorragia si procede, in taluni casi, all’intervento chirurgico in struttura dedicata di neurochirurgia.

Intervenire tempestivamente può significare evitare gravi disabilità, perché consente il recupero completo delle funzioni cerebrali compromesse ripristinando il prima possibile il flusso sanguigno e l’ossigenazione del cervello. E spesso significa anche ridurre in modo significativo (anche del 40% rispetto a reparti non specialistici) la mortalità stessa intraospedaliera a 30 giorni, obiettivo che viene raggiunto con l’assistenza effettuata nell’ambiente specialistico delle Stroke Unit (con monitoraggio dei parametri vitali e controllo relativo delle complicanze).

Qual è il corretto stile di vita da adottare per prevenire l’ictus? Quali i consigli e le regole da seguire?

In genere si dice che tutto quel che fa bene al cuore fa bene anche al cervello. Ed è vero. Tre casi di ictus su quattro si possono evitare con la prevenzione e la diagnosi precoce dell’ipertensione e della fibrillazione atriale, che riguarda un over 55 su quattro.

Osservare corrette abitudini alimentari, evitare i comportamenti a rischio come il fumo e l’eccesso di alcool, dedicarsi all’esercizio fisico con una semplice, ma efficace, camminata a passo svelto almeno tre volte a settimana per mezz’ora, tenere sotto controllo i livelli del colesterolo, curare la pressione alta mantenendo i valori pressori attorno ai 130/80 mmHg e sottoporsi a terapie anticoagulanti se si è affetti da Fibrillazione Atriale: sono queste le regole da seguire con scrupolo per prevenire l’ictus. È molto importante anche tener d’occhio la familiarità per patologie cardiovascolari o cerebrovascolari e per i fattori di rischio (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia etc.); questa conoscenza facilita senz’altro una maggiore sensibilizzazione verso queste patologie e favorisce la messa in atto di strategie di prevenzione primaria.

I Distretti del Rotary International della Regione Lombardia promuovono la campagna di informazione e prevenzione “Stop all’ictus”: quali sono gli strumenti e le attività previste nell’ambito di questo progetto?

Vorrei precisare che il Rotary si è fatto promotore di questa iniziativa in linea con il messaggio di natura etica che da sempre gli associati intendono inviare alla popolazione, con la quale desiderano condividere non solo aspetti culturali, di conoscenza e pubblica utilità, ma anche e soprattutto quelli riguardanti la salute.

Nella campagna “Stop all’ictus” i tre Distretti rotariani della Regione Lombardia hanno aderito all’ iniziativa a suo tempo promossa dal Rotary Club Pavia Minerva, e quindi dal Distretto 2050 (Sud Lombardia), ed hanno coinvolto una serie veramente importante e numerosa di attori: lo Stroke Unit Network Lombardia (SUN Lombardia, network delle 42 Stroke Unit regionali), l’Azienda Regionale Emergenza-Urgenza (AREU 118), la Federazione Regionale dell’Ordine dei Medici, Federfarma Lombardia, la Società Italiana di Neurologia e la Società di Neuroscienze Ospedaliere, le Società di Riabilitazione SIMFER e SIRNV, le Associazioni dei pazienti (Associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale ALICe, Associazione Italiana Afasici AITA, Associazione per la Lotta alla Trombosi AlT, ed altre non meno importanti).

La campagna, che ha ottenuto il prestigioso patrocinio della Regione Lombardia, avrà una durata di due anni. Nel corso di questo periodo intendiamo diffondere in modo pervasivo la comunicazione riguardante l’ictus (cosa fare quando arriva e come prevenirlo) a livello regionale attraverso strumenti diversificati (media televisivi, radiofonici e della carta stampata, social network), ma anche attraverso incontri diretti con i cittadini nelle sedi più disparate (Unitre, Centri sociali, Scuole etc.). Queste iniziative vedranno la partecipazione nell’organizzazione e nella gestione degli eventi di buona parte degli attori sopra indicati. A questo proposito abbiamo iniziato a programmare tutta una serie di iniziative con eventi in piazza, oppure attività che richiamino i fattori di rischio e il loro trattamento (camminate e screening dei gruppi a rischio per patologie cerebrovascolari, suddivisi per fasce d’età e per professioni più esposte all’insorgenza di ictus) o ancora manifestazioni non scientifiche che tuttavia possono fungere da veicolo ideale per informazioni specifiche sulla patologia. Ci aspettiamo di constatare, nel corso e al termine della campagna “Stop all’Ictus”, significativi miglioramenti degli indicatori prescelti per la valutazione di efficacia della campagna stessa, come il tempo di arrivo in ospedale, il tempo di esecuzione delle indagini diagnostiche, la numerosità dei trattamenti trombolitici e/o endovascolari, fino al miglioramento degli esiti. Strumenti appropriati di valutazione verranno applicati per comprendere il valore della campagna e proporla quale strumento di divulgazione eventualmente trasferibile anche ad altre realtà regionali italiane.