Il 31 luglio 1954 è la data in cui Lino Lacedelli e Achille Compagnoni piantano la bandiera tricolore sulla vetta del monte pakistano K2, conquistando la seconda vetta più alta del mondo con i suoi 8.611 metri. Spedizione organizzata dal Club alpino italiano e finanziata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Comitato Olimpico Nazionale. Il successo della scalata è determinato dal lavoro dell’intera squadra guidata da Ardito Desio, a capo di trenta uomini tra alpinisti e ricercatori e dal supporto di alcuni membri pakistani, primo fra tutti Amir Mahdi.
In occasione del sessantesimo anniversario della conquista del K2, una squadra alpinistica pakistana tenta la conquista della vetta, con il supporto di un team di scalatori italiani e dell’Associazione Ev-K2-Cnr. L’organizzazione è stata fondata da Ardito Desio trent’anni fa, con lo scopo di promuovere attività che uniscono sviluppo ambientale, ricerca scientifica, cooperazione e salvaguardia dell’ambiente. La spedizione non è esclusivamente alpinistica, ma anche scientifica e ambientale. Il capo della spedizione è Muhammad Taqi, con al seguito sei alpinisti pakistani, quattro scalatori italiani, un team di ricercatori del Ev-K2-Cnr e Daniele Nardi, fotografo e documentarista di alta quota. In rappresentanza dell’Italia sono stati scelti: il valsesiano Michele Cucchi, il valdostano Simone Origone. Per la giuda alpina trentacinquenne e il pluricampione di sci di velocità Simone Origone non è la prima spedizione che affronta. Il 7 settembre 2007 ascende le venti vette oltre i 4000 metri della catena del Monte Rosa in 17 ore e 40 minuti, e conclude l’impresa raggiungendo il Cervino con successo.
In Pakistan, il campione dimostra la medesima tenacia, determinazione e impegno con cui affronta le gare di chilometro lanciato (KL). “Sono stato contattato con poco preavviso, in quanto ho sostituito un componente della spedizione – spiega Simone Origone –. Non ho potuto allenarmi e avere una preparazione mentale adatta. Il mio obiettivo era fare esperienza e verificare come reagivo all’alta quota. È la montagna, poi, a decidere”.
La difficoltà maggiore della scalata è l’altitudine. “Più ci si avvicina alla cima, e maggiormente la scalata diventa faticosa. A 8000 metri, la performance fisica cala dell’80% e si è deboli, avendo un calo dell’appetito – precisa Origone –. Ci si nutre con: zuppe calde perché aiutano l’idratazione, alimenti in scatola, frutta secca, barrette energetiche, biscotti, grana, carne essiccata tipo prosciutto, bresaola e speck. Cibi leggeri da trasportare e altamente energetici. È importante effettuare una reintegrazione di sali minerali e di amminoacidi per prevenire la disidratazione e il catabolismo muscolare”. A causa delle difficoltà alimentari Simone Origone ha interrotto la sua avventura. “Ho rinunciato tra campo 4 e la cima, a circa 8150 mt, perché non riuscivo a bere e ho avuto paura di rimanere disidratato finendo le energie. Ho poi capito che probabilmente la bevanda che usavo a quella quota non era ben tollerata dal mio stomaco”. Nonostante la delusione per avere visto andare in fumo la sua arrampicata alla conquista del monte più alto che abbia mai scalato, il campione si è reso protagonista di un’impresa di salvataggio per aiutare lo scalatore pakistano Muhammad Hassan, dopo un malore al campo 4, lasciando la conquista della vetta ai restanti membri del team. “La scalata del K2 mi ha suscitato una grande emozione – racconta lo sciatore –. A 8000 metri ho visto luoghi incredibili, che ripagano la fatica dell’impresa. È un’esperienza che rifarei sicuramente”.
E chissà quale altra impresa affronterà il trentaseienne valdostano che ha fissato il nuovo record mondale di sci di velocità con 252,632 km/h, nella stessa pista francese di Vars in cui aveva toccato i 252,454 km/h, migliorando così il suo stesso record. Primati che lo rendono l’uomo più veloce del mondo senza l’ausilio di un motore e il re dello sci di velocità. Un re con la neve e l’ambizione nel cuore.
Simone Lucci