La domanda di assistenza infermieristica sul territorio è in continua crescita, nonostante persistano disoccupazione e sottoccupazione degli infermieri: un paradosso causato anche dal blocco delle assunzioni nel settore pubblico.
“C’è un numero considerevole di cittadini che ha bisogno di assistenza e si impegna economicamente per ottenerla, rivolgendosi in quota parte agli infermieri – spiega Annalisa Silvestro, Presidente della Federazione IPASVI –. Ma c’è anche chi utilizza un fai-da-te pericoloso, che va fino alla ricerca di soluzioni su internet, cosa che porta spesso a ricorrere poi al Pronto Soccorso. E c’è una parte di cittadini che si rivolge a personale non professionale e impreparato (badanti, familiari, conoscenti). Persone disposte ad aiutare ma senza competenze che possono far aumentare il rischio di manovre sbagliate e di impatti avversi per l’assistito”.
Dall’indagine Censis emerge che per l’82% degli intervistati la scelta di affidarsi a soggetti diversi dagli infermieri per alcune prestazioni è legata a questioni economiche (il 51% ritiene che pagare in modo continuativo un infermiere costi troppo e il 31,1% afferma che le badanti costano meno).
Ma il dato più macroscopico riguarda le carenze di assistenza sul territorio. Il 17,6% dei cittadini ha dichiarato di doversi arrangiare con altri perché gli infermieri non possono coprire orari lunghi nelle abitazioni, e il 10,1% che non ci sono abbastanza infermieri che vanno a domicilio: è qui, quindi, che il Servizio Sanitario Nazionale non c’è più”.
Nel dettaglio sono 8.700.000 gli italiani che nel 2014 hanno usufruito di prestazioni di assistenza infermieristica erogata privatamente e hanno speso per questa, di tasca propria, 2,7 miliardi di euro. Di questi, 6.900.000 assistiti hanno chiesto prestazioni una tantum, mentre 2.300.000 hanno avuto bisogno di prestazioni continuative. Ad aver bisogno di un’assistenza che il Servizio Sanitario Nazionale non ha garantito sul territorio sono stati il 44,4% dei non autosufficienti (1.400.000 persone), il 30,7% dei malati cronici (2.800.000) e il 25,7% degli ultrasettantenni (2.300.000).
I dati sono quelli della ricerca del Censis “Infermieri e nuova sanità: opportunità occupazionali e di upgrading. Le prestazioni infermieristiche nella domanda di assistenza sul territorio”, elaborata per la Federazione dei Collegi IPASVI in occasione del XVII Congresso nazionale, che si è tenuto a Roma e che ha riunito gli infermieri d’Italia per dibattere sul ruolo di questa figura professionale nella nuova Sanità e per sancire un nuovo Patto per l’assistenza con i cittadini.
Oltre 4.200.000 italiani nei dodici mesi precedenti l’intervista del Censis si sono rivolti a figure non infermieristiche (badanti, familiari, conoscenti, etc.) per avere prestazioni di tipo sanitario. Queste le ragioni: fiducia nella persona cui si fa ricorso (42%), costo eccessivo di un infermiere (33,7%), convinzione che per alcune prestazioni in realtà l’infermiere non sia indispensabile (31,5%). La maggioranza si dichiara tutto sommato soddisfatta delle prestazioni avute, e giudica gli eventuali danni subiti “residuali”.
Per il 50,9% degli italiani esistono prestazioni semplici (iniezioni o medicazioni), per cui l’infermiere non è indispensabile. Il dato è più elevato tra gli anziani (55,4%), che sono consumatori più intensi di prestazioni infermieristiche.
Tra coloro a cui si è fatto ricorso, le badanti sono una figura emblematica: nelle case in cui lavorano, gestiscono le terapie farmacologiche (88,8%), fanno iniezioni (32,3%), si occupano di eventuali bendaggi e medicazioni (30,4%), intervengono in caso di esigenze sanitarie che di solito richiedono il ricorso a infermieri (20,5%) e gestiscono l’uso del catetere (6,2%). Il 51,5% delle persone che impiegano una badante ritengono che la propria badante sia capace di svolgere prestazioni infermieristiche e il 30,6% la considera in grado di intervenire in caso di emergenze sanitarie.
Bisogna però considerare, come si è detto prima, che la mancanza di formazione di questo tipo di personale potrebbe arrecare danno agli assistiti, e che vi sono casi in cui l’intervento di personale infermieristico è essenziale. Il 51% degli italiani che ricorre alla badante per prestazioni sanitarie lo fa, in effetti, perché pagare un infermiere in modo continuativo sarebbe troppo costoso.
“L’assistenza è un’arte e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione”, Florence Nightingale, infermiera britannica nata a Firenze, nel 1820, e considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.