È come dipingere, e ciò che conta sono la passione e l’esperienza. Questo il pensiero di Liliana Simone, dermopigmentatrice e punto di riferimento a Roma e Milano per il trucco semipermanente. “La tecnica consiste nel fare penetrare con un piccolo ago il pigmento nella parte superficiale della pelle; non è un tatuaggio vero e proprio (si usano macchine, aghi e prodotti diversi) perché il colore, in questo caso, non giunge agli strati profondi del derma – spiega Liliana Simone -. In pratica, un contorno labbra, un tratto di eyeliner, piccoli nei, sopracciglia più folte disegnate pelo per pelo o con una sfumatura, che non vanno via con lo struccante né si devono disegnare ogni mattina. Il risultato è un trucco duraturo ma non definitivo, da rinnovare periodicamente in base a nuove esigenze. Nel tempo, infatti, l’intensità del colore tende a sbiadire naturalmente. Dura in media 12 mesi, ma anche di più, a seconda della pelle”.
Liliana, conosciuta come Lilly, apprende questa tecnica da colei che l’ha inventata: la francese Carole Franch. “Nel 1983 frequentavo i suoi corsi, non c’erano ancora le macchinette e si faceva tutto a mano. Si presentava, poi, la documentazione di 20 lavori, ma solo se si superava l’esame la scuola rilasciava attestato e prodotti per esercitare”.
Oggi, invece, sono tante le aziende produttrici di pigmenti che organizzano corsi di pochi giorni. “È sempre troppo poco il tempo che si dedica all’insegnamento del trucco permanente – afferma Lilly Simone –. Spesso chi si avvicina e frequenta i corsi lo fa per passione, ma non è detto che sia effettivamente portato: è necessario che sia seguito e controllato da una persona esperta. Nelle scuole di estetica, invece, il numero di ore dedicato alla tecnica del trucco semipermanente è maggiore. In alcune di queste i ragazzi sono seguiti con molta attenzione e, anche a corso terminato, possono tornare per gli aggiornamenti o per migliorarsi.
In Italia, però, questo lavoro necessiterebbe di un maggiore controllo: spesso si esercita a casa o in strutture prive di specifica certificazione ASL, sprovviste di regolare licenza e idoneità igienico-sanitaria”.
Lilly Simone da trent’anni collabora con Aldo Coppola a Roma e Milano. In passato lavorava con la Clinica Villa Borghese di Roma e con l’Istituto Image Medical SPA di Milano dove coadiuvava i medici. Sì perché, ad esempio, in casi di mastectomia si “ricostruisce” l’areola e si ridisegna anche il capezzolo, e per attenuare cicatrici o smagliature si utilizza un pigmento che si avvicini al colore della pelle circostante. In caso di alopecia o diradamento, poi, si sfuma il pigmento nella zona interessata usando varie tecniche.
Prima di sottoporsi al trucco semipermanente bisogna assicurarsi però che tutti i materiali siano monouso e che i colori siano accompagnati da certificazione. Eventuali reazioni allergiche possono essere prevenute con un test: basta fare un puntino per vedere come reagisce la pelle.
Clementina Speranza