I BENEFICI DEL VINO

Il vino in quantità moderate fa bene e con un solo bicchiere a pasto se ne ottengono tanti vantaggi.
È l’accompagnamento perfetto della dieta mediterranea, un alimento più che una semplice bevanda.
Un numero sempre maggiore di studi, dimostra come possa essere inserito, a buon diritto, nella lista degli alimenti che allungano la vita. Il vino è ideale per il cuore, la pressione, previene i tumori, ha effetti anticancerogini e anti-alzheimer. Accelera l’eliminazione del colesterolo cattivo, è antiossidante e previene i disturbi circolatori. Questo nettare ha un ruolo protettivo contro i rischi di malattie cardiovascolari. Grazie all’azione dell’alcol, che è un solvente, si ha un effetto “sgrassante” sul sangue. Oltre che dall’alcol, il nostro organismo trae beneficio anche dai polifenoli presenti in grande quantità nel vino rosso: antociani, acidi idrossicinnamici, tannini, acido gallico e resveratrolo (uno degli antiossidanti più importanti contenuti, che da anche colore e profumo al vino). Alcune di queste sostanze dilatano i vasi e favoriscono la circolazione, contrastando la formazione di trombi.
Nel vino si celano 500 componenti tra quelli organici e inorganici (per lo più acqua ed etanolo).
Non più di 60gr al giorno, cioè mezzo litro di vino. È questa secondo i medici, la dose quotidiana di alcool da non superare e per le donne 45/50gr., perché il loro fegato produce una minor quantità di enzima alcol-deidrogenasi (trasforma l’alcol in acqua e anidride carbonica, favorendone lo smaltimento da parte dell’organismo).
Bere troppo vino, invece, fa male! Intossica il fegato, aumenta il rischio di tumore a laringe ed esofago e fa impennare i trigliceridi nel sangue danneggiando le arterie.

                                                                Manlio Giustiniani Master Sommelier AIS

IL VINO NATURALE? PASSIONE E RISPETTO PER LA TERRA

In Sicilia sull’Etna, sua maestà il vulcano, zona di millenaria tradizione vitivinicola, si trova la cantina di Alberto Aiello Graci.
Alberto coltiva soltanto vitigni dell’Etna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto. Le densità di impianto sono tra i 6 mila e i 10 mila ceppi per ettaro. “Il nostro vino è artigianale e prodotto in regime di agricoltura biologica. Limitiamo al minimo gli interventi in vigna e in cantina. Non pratichiamo diserbo chimico per non alterare l’equilibrio irripetibile e l’energia creativa della nostra terra. Le vigne, senza impianto di irrigazione alcuno, in parte a piede franco (cioè senza portainnesto),  vengono coltivate senza impiegare erbicidi o prodotti sistemici. Unici trattamenti: zolfo e rame. Non utilizziamo barriques, ma soltanto tini e botti grandi prodotte con legni di lunghissima stagionatura.  Non controlliamo le temperature per avere più estrazione in vinificazione e perché il vino è libertà. In poche parole, cerchiamo nel vino la purezza.

Tutto il nostro lavoro è teso ad assecondare la personalità delle nostre vigne mantenendo intatta la diversità tra un’annata e l’altra. Comanda la terra, non noi. Crediamo che solo rispettando la naturale espressione del nostro territorio, si possano avere grandi vini”, afferma Alberto Aiello Graci.
All’età di 29 anni, Aiello inizia l’attività di vitivinicoltore e nel 2004 nasce la sua azienda, sul versante nord dell’Etna, con l’acquisto di 25 ettari di terreno, dei quali fanno parte i 17 ettari di vigneto a Passopisciaro in contrada Arcuria. Viene poi comprato il grande palmento, della metà del 1800, in cui è stata realizzata la cantina. Nel 2006 viene acquistata una vigna centenaria, a 1000 metri di quota sul livello del mare, in Contrada Barbabecchi. “Da lì l’idea di chiamare il vino prodotto con quei vitigni  ‘Quota 1000’ – precisa il giovane imprenditore –. La vigna è una delle più alte d’Europa e ogni inverno è coperta di neve; raccogliamo l’uva a Novembre (cioè veramente tardissimo) e ogni lavorazione è fatta a mano.

È una vigna pre-filossera.” La filossera è stata, una delle calamità naturali più gravi dell’agricoltura: si tratta di un parassita che, giunto dal continente americano agli inizi del secolo scorso, si diffuse rapidamente in tutta Europa distruggendo letteralmente i vigneti. Le poche vigne che si salvarono rappresentano oggi veri e propri monumenti viventi.
Nel 2011 sono state autorizzate dal ministero Pol. Agricole e inserite nel disciplinare della DOC Etna le menzioni geografiche aggiuntive che in Francia vengono chiamate CRU. “Questa è una cosa molto importante, perché nelle grandi zone del mondo, ogni vigna ha la sua unicità – precisa con passione Aiello –. Il sistema serve a identificare legalmente le contrade e a certificare la provenienza del vino. Per questo motivo abbiamo deciso di vinificare i vini separatamente e di indicare quelli che rappresentano la migliore espressione col nome della zona in cui sono prodotti. Si tratta di una certificazione dell’origine particolarmente forte perché testimonia che il vino proviene da quella determinata vigna”.

Quindi oltre a:

Etna Bianco Doc
Etna Rosato Doc
Etna Rosso Doc

ci sono i CRU rossi:
Etna Rosso Doc Arcurìa
Etna Rosso Doc Feudo Di Mezzo (prodotto da una vigna di novant’anni)

e il CRU bianco:
Etna Bianco Arcurìa
“Tutto quello che faccio nasce dalla passione e dal rispetto per la terra”, conclude così Alberto Aiello.

                                                                    Clementina Speranza